Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Padova, liceale positiva: si resta in aula
«Niente quarantena per gli altri». A Treviso 17 classi e 300 alunni in isolamento
PADOVA Al liceo scientifico Nievo, nel centro storico di Padova, una studentessa dell’ultimo anno è risultata positiva. Ma, spiega il preside non è seguito alcun intervento da parte dell’Usl: «Gli operatori sanitari hanno verificato che la classe di cui stiamo parlando è composta soltanto da 17 alunni e che le lezioni avvengono in un’aula molto spaziosa, dove sono sempre state rispettate le norme anti-contagio. A Treviso 17 classi e 300 alunni in isolamento.
PADOVA Tre casi di coronavirus, a Padova, trattati in modo diverso l’uno dall’altro dall’Usl Euganea. Il più particolare è l’ultimo, emerso soltanto ieri malgrado abbia avuto inizio venerdì scorso quando, al liceo scientifico Nievo, nel centro storico, una studentessa dell’ultimo anno è risultata positiva al Covid-19. Ma, racconta il preside Maurizio Sartori, non è seguito alcun intervento da parte dell’Usl: «Gli operatori sanitari hanno verificato che la classe di cui stiamo parlando è composta soltanto da 17 alunni e che le lezioni avvengono in un’aula molto spaziosa, dove sono sempre state rispettate le norme anti-contagio. Tanto che, sempre a detta degli esperti dell’Usl, la studentessa in questione avrebbe contratto il Covid-19 in ambienti extra-scolastici dove, negli ultimi giorni, non ha mai frequentato i suoi compagni. E dunque, essenzialmente per questi due motivi, nessun altro alunno è stato sottoposto al tampone e la classe non è stata messa in quarantena».
L’Usl non conferma né smentisce: «Non siamo autorizzati a fornire informazioni su vicende così particolari e personali. Anche perché ce ne saranno molte altre durante l’anno scolastico». Il presidente della Provincia di Padova, Fabio Bui, commenta invece così: «Ormai da più di una settimana sto quotidianamente visitando molti istituti superiori del territorio. E nella stragrande maggioranza dei casi ho sempre notato grande rispetto delle direttive anti-contagio. Il problema, purtroppo, emerge quando i ragazzi sono fuori da scuola e si lasciano un po’ andare».
Diversa la gestione da parte dell’Usl Euganea del caso numero uno, capitato il primo giorno di scuola, il 14 settembre, poco prima che iniziassero le lezioni, alla scuola elementare Luzzatto Dina, in zona Portello. Nove dei 22 bambini iscritti in terza non si sono presentati in classe perché il papà di uno di loro, dopo che nel weekend precedente aveva partecipato a una festa di fine estate al vicino parco Fistomba insieme agli stessi bambini e ai loro genitori, aveva contratto il Covid19. Motivo per cui, nei giorni successivi, quelli che erano presenti al party si sono precauzionalmente sottoposti al tampone (negativo per tutti), malgrado dall’Usl non fosse giunta alcuna indicazione.
Il secondo caso risale invece a giovedì scorso e riguarda la scuola media Giotto, a due passi dalla stazione ferroviaria, dove la positività al coronavirus di un alunno che frequenta la terza ha comportato, stavolta con un intervento diretto da parte dell’Usl, la messa in quarantena fino a domenica prossima di tutti i suoi 26 compagni di classe e di sette dei suoi insegnanti, nonostante tutte queste 33 persone siano poi risultate negative al tampone. Un’imposizione, quella dei vertici sanitari, che ha costretto la preside della media, Concetta Ferrara, non solo ad attivare la Dad (la cosiddetta didattica a distanza), ma anche a ridurre l’orario delle lezioni (in presenza) per gli altri studenti, vista appunto l’indisponibilità di sette insegnanti: «Dubito che l’alunno possa aver contratto il Covid-19 a scuola — si è poi sfogata la preside — le nostre aule vengono sanificate in continuazione e i nostri professori sono severissimi nel rispettare e far rispettare l’obbligo della mascherina e del distanziamento interpersonale di uno o due metri, a seconda delle varie circostanze. E quindi mi appello ai familiari per far sì che siano d’esempio ai loro ragazzi, invitandoli a osservare le direttive sanitarie anche fuori da scuola».
La questione scuole è particolarmente spinosa nella Marca, dove alle nove classi già messe in quarantena la settimana scorsa ieri se ne sono aggiunte altre otto: tre appartengono a scuole dell’infanzia, una si trova in una scuola media, due alle elementari e una in un istituto superiore. Si arriva quindi a un totale di 17 classi e circa trecento ragazzi e bambini che dovranno rimanere a casa o seguire le lezioni a distanza per due settimane. Per le scuole dell’infanzia e le elementari sono state messe in isolamento anche le maestre, dato che le attività sono più a contatto con i piccoli alunni; alle medie e alle superiori non è stato necessario applicare il provvedimento restrittivo sui professori, perché oltre a tenere le distanze sono anche dotati di dispositivi di protezione. L’Usl Marca Trevigiana ha previsto di potenziare, da mercoledì, il servizio di tamponi per le scuole: è stata attrezzata una grande area appena fuori dal capoluogo (ma lontana dall’ospedale, dove le code per i test creavano ingorghi), con una corsia preferenziale per i minori e gli studenti. Tutto ciò in attesa che dal ministero della Salute diano il via libera alla proposta del direttore generale dell’Usl trevigiana, Francesco Benazzi, di fare i tamponi direttamente nelle classi, per evitare di mettere in quarantena tutti i ragazzi dopo un solo caso positivo.
Allarme anche in Polesine, dove venerdì sera è emersa la positività di un bambino iscritto alla seconda A della scuola primaria di Arquà. Il piccolo è risultato contagiato dal Covid-19 dopo essersi sottoposto al tampone rapido, seguito da quello molecolare. L’intera classe e i contatti del bimbo sono stati posti in isolamento, con l’aiuto della mamma del piccolo, che ha permesso all’Usl Polesana di completare l’indagine epidemiologica in tempi molto rapidi. Oggi i compagni di classe e i contatti effettueranno il tampone all’ospedale di Trecenta.
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A Treviso 17 classi e 300 alunni in isolamento. Bimbo positivo in Polesine