Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Venezia, Brugnaro bis sul trono: «Con Luca una grande sintonia»
Brugnaro festeggia una vittoria al primo turno non scontata contro Pier Paolo Baretta ma, soprattutto, riesce nell’impresa di staccare la Lega di quasi venti punti. Era il vero obiettivo per poter dichiarare: «Si conferma una strada a guida civica, ho sempre detto di non avere nessuna tessera politica di nessun tipo e lo riconfermo una volta di più oggi». Questo nulla toglie al ritrovato feeling con la Regione, specifica Brugnaro.
VENEZIA Mancano ancora qualche centinaio di voti per la matematica vittoria, quando gli applausi accompagnano l’arrivo di Luigi Brugnaro nella sua sede elettorale di via Poerio. «Sono emozionato per la voglia di questa città di riconoscere sé stessa», confessa. L’onda fucsia ormai ha rotto gli argini, trascinata dal bis del sindaco-imprenditore e andata anche oltre ogni più rosea aspettativa. La sfida tutta interna al centrodestra in realtà non è mai cominciata se la Lista Brugnaro ha staccato gli alleati della Lega di quasi venti punti.
Era quello che il sindaco ha sempre sperato, e su cui ha lavorato, spingendo i suoi a battere ogni centimetro della terraferma e del centro storico superando lo «spauracchio» leghista che il centrosinistra ha ripetuto come un mantra negli ultimi due mesi. « Si conferma una strada a guida civica, ho sempre detto di non avere nessuna tessera politica di nessun tipo e lo riconfermo una volta di più oggi — ha detto — La nostra è una lista civica appoggiata da partiti di centrodestra e i voti dimostrano questo». Missione compiuta. E poco importa se nei suoi oltre quaranta minuti di discorso ha ricordato e chiamato vicino a sé tutti gli alleati, perché da ieri sera Luigi Brugnaro è più forte. Come sottolinea più volte, ha cinque anni di esperienza alle spalle («Adesso so dove mettere le mani»), ha vinto al primo turno («E’ diverso che vincere al ballottaggio, cinque anni fa era un voto di rottura, una ribellione generale»), può contare sulla sua lista che nel giro di una legislatura è diventata il primo partito del comune di Venezia, e la ritrovata sintonia con la Regione: «Ha vinto l’alleanza con Luca Zaia. Con me e Zaia hanno vinto le imprese e il lavoro, non la paga sociale. Questa è la maggioranza del lavoro, trasversale e a guida civica — ha detto — I cittadini hanno scelto la continuità, la proposta della buona amministrazione della città mai contro qualcuno, oggi ha vinto il popolo veneziano».
In realtà Venezia è stata l’unica Municipalità in cui ha vinto il centrosinistra, grazie all’appoggio determinante dei civici Gasparinetti e Martini: «C’erano delle liste rancorose, ma è stato quasi un testa e testa. Spero si possa recuperare il rapporto con la gente, Venezia ha bisogno di soluzione dei problemi». E’ bastato qualche minuto però, il tempo di applaudire gli altri
"La rabbia
Adesso ci dirà la Municipalità di Venezia se vuole i tornelli, perchè Brugnaro il provinciale non ci pensa più. E non li pulisco più io i cassonetti, vediamo chi lo fa di loro
presidenti eletti («A Favaro Bellato ha visto premiato il proprio lavoro, Pasqualetto ha conquistato Mestre, Tagliapietra Zelarino, Guberti il Lido e siamo riusciti a liberare Marghera dopo cinquant’anni grazie Teodoro Marolo, dirigente d’azienda, che ha sconfitto la paura di fare un termovalorizzatore, che non uccide la gente») per passare dalla carota al bastone. «Turismo? Basta. Se i cittadini del centro storico sono convinti che i problemi li risolvo io, si sbagliano di grosso. Adesso la Municipalità di Venezia ci dirà se vuole i tornelli o no. Perché Brugnaro, il provinciale, quello che arriva dalla periferia, non risolve più i problemi del centro storico. Io i cassonetti a Venezia non li pulisco più, li ho puliti cinque anni, voglio vedere quanti veneziani della Municipalità, del Pd, vengono a pulire con me — ha attaccato — Sul turismo apriamo un dialogo con il centro storico, perché la città ha già detto quello che vuole fare, i veneziani beneficeranno di questi interventi molto gravosi, ringrazino. Basta magnare e scarseare, che vuol dire mangiare e mettere in tasca».
Il Brugnaro parte seconda inizia qua, e se qualcuno si aspettava un sindaco in difficoltà si è sbagliato di grosso. Gli obiettivi sono chiari: città e lavoro. Da una parte Porto Marghera con le bonifiche, dall’altra le navi («Non hanno voluto scavare i canali, ma la città ha votato per farlo»), in mezzo la nuova Agenzia per Venezia. «Il governo ha fatto una brutta manovra, vogliono togliere i poteri alla città, spero accettino almeno alcuni emendamenti per riequilibrarli » . Poi la sicurezza: «Questa volta andremo giù pesanti», dice chiedendo la collaborazione di tutte le forze dell’ordine. «Vogliamo presidiare Mestre e Marghera, ma non possono farlo solo i vigili, ci serve un aiuto dalla Stato». Ormai è una sfida, o un attacco, dietro l’altro: «Qui sono venuti in tanti da Roma, hanno fatto delle promesse ai veneziani, adesso devono mantenerle».
Parole di miele le riserva invece all’avversario, da cui è stato chiamato già all’ora di pranzo, quando i numeri cominciavano a disegnare la vittoria finale del sindaco imprenditore. «Ho ringraziato Baretta per i toni civili tenuti da lui in campagna elettorale e ci siamo dati appuntamento per parlare della città. Ci sono duecento miliardi di Recovery Fund e Venezia deve avere la sua quota». E a Roma, parola di sindaco, Ca’ Farsetti può contare su due amici: il premier Conte e il presidente Mattarella. «Ha vinto il partito del fare, della concretezza,a favore delle cose. Apriremo
Sicurezza
Questa volta andremo giù pesanti, vogliamo presidiare Mestre e Marghera, ma non possiamo farlo solo con i vigili, ci serve un aiuto dallo Stato
immediatamente all’opposizione, per fare proposte migliorative, nuove, che abbiano fattibilità», dice. Perché, nonostante le critiche («Abbiamo appena cominciato, ci sono cinque anni davanti » , scherza), tende la mano all’opposizione e ai contestatori. C’è un modello da portare avanti, il modello-Brugnaro, il modello Venezia, dove grazie all’imprenditore prestato alla politica il centrodestra è tornato alla guida della città: «A livello nazionale questo livello civico può essere la chiave perché il centrodestra possa tornare al governo». Qualcuno gli chiede quale sarà la prima cosa che farà domani (oggi, ndr), niente interviste, ritorni a Ca’ Farsetti o feste. «Porterò mia figlia a scuola poi andrò dormire. Io sono in piedi, e dico in piedi per davvero, da novembre dello scorso anno. Prima l’Acqua granda, dove non siamo rimasti con le mani in mano ad aspettare per vent’anni che qualcuno intervenisse, la città è rinata da sola subito; poi l’emergenza coronavirus » . Alla giunta ci penserà dopo. Anche perché gli accordi, da vincitore, sono più facili. I problemi, semmai, li hanno gli altri.