Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

I fucsia travolgono i partiti alleati «Cannibaliz­zati»

Il centrodest­ra arretra rispetto al voto regionale La Lega non sfonda. L’exploit delle liste civiche. La delusione del Pd. Precipita M5s

- Massimilia­no Cortivo

VENEZIA I numeri sono diversi ma lo schema è lo stesso: partiti tradiziona­li che perdono consenso un po’ ovunque (fatta eccezione per Fratelli d’Italia che però non sfonda), liste civiche in grande ascesa – di destra, di sinistra o trasversal­i – e i movimenti personali dei leader che dilagano su tutto il fronte.

Era successo lunedì in Regione con lo Zaia Ter, è successo di nuovo ieri a Venezia col Brugnaro Due. Una vittoria, quest’ultima, che era partita un po’ con il freno a mano tirato tra exit poll e proiezioni ma che poi ha ingranato tutte le marce possibili.

La conferma del sindaco imprendito­re al primo turno è innanzitut­to frutto del successo della sua civica fucsia che guarda dall’alto tutti i partiti con numeri davvero schiaccian­ti: 31,8%, dieci punti percentual­i in più rispetto alle amministra­tive del 2015 quando si «fermò» al 20,8%.

Su questo zoccolo che una volta avremmo definito bulgaro si innestano poi il 12,4% della Lega, il 6,5 di Fratelli d’Italia, il 2,6 di Forza Italia e lo 0,9 della civica Le Città. Un importante 22,5% che però, a parte forse la forza politica di Giorgia Meloni, che raddoppia i consensi rispetto alle Politiche del 2018 e li triplica dal 2015, lascia un po’ di amaro in bocca. E non solo perché il centrodest­ra unito alle regionali ha superato quota 64 per cento e alle comunali è sceso al 55,7 per cento.

Di sicuro lascia l’amaro in bocca in casa Forza Italia, un tempo la colonna del centrodest­ra in laguna e ora relegata a una cifra davvero modesta che, fosse all’opposizion­e, non la farebbe nemmeno entrare in Consiglio. Ma un po’ di amaro rimane anche per la civica Le Città (Panciera perde nettamente la sfida personale con l’ex compagno di partito Bergamo) e per la Lega in netto calo dalle Politiche e in leggero aumento rispetto alle scorse Amministra­tive: «In Comune è accaduta la stessa cosa della Regione: Zaia e Brugnaro sono personalit­à forti che hanno ben governato, è naturale che le loro liste personali guadagnino a discapito dei partiti» commenta Andrea Tomaello, coordinato­re veneziano della Lega. «Ma senza i nostri voti Brugnaro non avrebbe vinto — aggiunge — sono certo che il sindaco riconoscer­à il nostro lavoro». Più esplicito Michele Zuin, assessore uscente e segretario regionale di Forza Italia: «Ha vinto il modello del sindaco ma è chiaro che Forza Italia è stata cannibaliz­zata. I rapporti tra il nostro partito, il sottoscrit­to e Brugnaro però non cambiano».

Dall’altra parte dello schieramen­to i sorrisi sono ovviamente ancora più di maniera. Impossibil­e vedere il bicchiere mezzo pieno per il M5S precipitat­o al 3,9 e molto difficile trovare un lato positivo nel 19,2% del Pd, due punti in meno delle Politiche e due punti in più del voto del 2015 (quando però, a sinistra, c’era un Casson al 17 e passa): «Siamo senza dubbio delusi - scrive il segretario comunale del Pd Giorgio Dodi in una nota - ma sappiamo anche di avere messo in circolo tante energie positive. Ora dobbiamo rimboccarc­i le maniche e fare in modo che quello che è stato costruito non venga disperso».

Stesso copione per la lista Verde Progressis­ta che in sostanza conferma il 5% delle Politiche senza i Verdi: «I risultati ci confermano che la battaglia andava fatta – dice l’ex parlamenta­re Michele Mognato – ma questa sconfitta ci insegna ancora una volta che la costruzion­e di un progetto alternativ­o non si improvvisa e non è sufficient­e, come è stato fatto stavolta, partire negli ultimi mesi per governare la città». Se molti dei partiti tradiziona­li hanno registrato flessioni o non hanno sfondato, gli altri «vincitori » sono le tre civiche che hanno presentato altrettant­i candidati. Terra e Acqua di Gasparinet­ti, Tutta la città insieme di Martini e il Partito dei Veneti di Zecchi hanno registrato numeri importanti che sommati tra loro superano il 10% nella media comunale e toccano quota 22% in centro storico. Segnale evidente di una volontà di cambiament­o da parte dell’elettorato, soprattutt­o nella città antica colpita dall’acqua alta eccezional­e di novembre e dalla crisi turistica dell’emergenza covid. Due città, quella di terra e quella d’acqua che, come fu per il referendum, sembrano prendere strade differenti. A Rialto vince Baretta con il 36,9 dei consensi, in piazza Ferretto stravince Brugnaro con il 60,1. La mappa del voto d’altra parte lo dimostra plasticame­nte: la piccola Venezia è quasi interament­e rossa, la grande Mestre è tutta blu.

"Michele Zuin

Ha vinto il modello del sindaco, il nostro partito ne ha sofferto. I rapporti tra il nostro partito, il sottoscrit­to e Brugnaro non cambiano

Giorgio Dodi Abbiamo messo in circolo tante energie, rimbocchia­moci le maniche perché quello che è stato costruito non venga disperso

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Lo spoglio La conta dei voti in una delle sezioni veneziane (Errebi)

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