Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Variati: «È andata male ripartiamo dai giovani Pd I trentenni come Possamai faranno la differenza»
«Zaia dopo aver avuto l’autonomia scalzerà Salvini»
Non è un segreto che in molti, nel Pd veneto, avevano sperato in Achille Variati, uomo dal consenso solido, come uomo forte da contrapporre allo strapotere di Luca Zaia. Non è andata così, com’è noto: Variati continua a fare il sottosegretario al Viminale.
Sottosegretario, è andata male...
«È andata decisamente male. Il risultato del centrosinistra è stato assolutamente modesto, quindi sì, è andata male. Anche se è avvenuto in condizioni straordinarie».
Si aspettava altri numeri? «Mi aspettavo andasse un po’ meglio. Del resto, la campagna elettorale, che significa confrontare pubblicamente due visioni di Veneto, di fatto non c’è stata. Alcuni temi cruciali non sono stati minimamente toccati».
Uno su tutti? «L’ambiente perché la Regione non ha impostato nessuna politica ambientale che tenga conto dei cambiamenti climatici. Paradossalmente questo ha fatto la fortuna di Zaia, da Vaia fino agli ultimi eventi eccezionali del Vicentino passando per l’Acqua granda, si è vista una presenza importante del governatore sul piano degli aiuti, della “consolazione” ma di politiche attive contro i cambiamenti climatici con un coinvolgimento delle forze produttive e sociali non se ne sono viste affatto».
Perché non si è candidato? «Non sono un uomo per tutte le stagioni.»
Non si pente di non aver avuto un candidato più riconoscibile? Magari del Pd...
«Non sono abituato a ragionare col senno del poi, c’è stata una generosa offerta di Lorenzoni e l’allargamento della coalizione resta un’idea valida. Adesso si riparte».
Ecco, come si riparte? In Veneto ogni tornata va peggio...
«Nonostante il consenso stellare per Zaia, bisogna iniziare da subito a ragionare sul futuro. Zaia ha anche detto che questo sarà il suo ultimo mandato e non è nemmeno probabile lo porti a termine. Ciò che vedo è una grande speranza sulla nascita di una vera e forte, costruttiva, determinata opposizione a Zaia e a quel che è rimasto, poco a dire il vero, del centrodestra».
Che tipo di “vera” opposizione sogna?
«Un’opposizione sui temi, sui contenuti. La mia speranza è che a costruire l’opposizione siano le nuove figure che stanno emergendo. Cito uno su tutti, Giacomo Possamai, il più votato non solo a Vicenza ma in tutto il veneto fra le fila del Pd. Con un partito al 12% ha superato in termini di preferenze individuali fior fior di assessori. Meglio di lui solo Roberto Marcato ma in una provincia popolosa come Padova. Hanno fatto un ottimo risultato anche Rachele Scarpa, Adis Zatta, il primo degli eletti di Feltre e anche Chiara Luisetto. Parlo della generazione dai 25 ai 35-40 anni. Ragazzi che hanno voglia di dire la loro interpretando le esigenze di un Veneto che è troppo chiuso in se stesso, bloccato. Ragazzi che hanno ben chiaro come l’economia qui è cresciuta decisamente meno di quella emiliana, come le infrastrutture segnino il passo e che conoscono fin troppo bene l’esodo di 13 mila coetanei che ogni anno lasciano la regione. Chi può interpretare il Veneto meglio di loro? Per quello che potrò, con la mia esperienza li aiuterò».
Come?
«Potranno contare su un rapporto importante con il governo che deve spendere 209 miliardi di recovery fund. Avranno una possibilità straordinaria di coniugare la voglia del governo di fare la differenza come portatori di energie nuove: si sta aprendo una bellissima stagione».
Zaia “nazionale” è un refrain della sinistra o realtà?
«Se fosse libero di parlare, lui stesso ammetterebbe che i veneti hanno votato per lui, non per la Lega. L’ultima tornata ha dimostrato ancora una volta che l’arroganza di Salvini non paga. La destra sovranista di Salvini non sfonda in Italia e manco in Veneto. Anzi, il Veneto con il voto a Zaia rimarca quel taglio moderato che un tempo era democristiano, poi di Forza Italia, un Veneto moderato che non sparisce, si muove soltanto
" L’offerta di Lorenzoni è stata generosa, condizioni davvero proibitive
come nei vasi comunicanti. Zaia sarà impegnato per l’autonomia e io gli credo. Penso che nel 2021 l’autonomia ragionata arriverà. Raggiunto questo obiettivo sarà pronto a guardare il livello nazionale. Ed è naturale. Salvini, come Renzi prima di lui si sta bruciando».
L’ascesa di Zaia invece sembra inesorabile...
«L’unico tallone d’Achille che vedo in Zaia è la mancanza, a tratti, di attributi nei confronti di Salvini. A chi gli chiede se sul Mes è d’accordo, svicola. Eppure l’innovazione in sanità è uno dei suoi cavalli di battaglia. Lui non dice né sì né no perché sa che Salvini predica il no. Il punto che potrebbe rovinarlo sul piano nazionale è questo. A un certo punto l’equilibrismo dovrà finire».