Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Alla Fenice debutta «La Traviata» al tempo del Covid

Domani il debutto dell’allestimen­to semiscenic­o firmato Gayral Ortombina: «Vogliamo tornare a ospitare più pubblico»

- Camilla Gargioni

Una Violetta maliziosa, adagiata su un letto di sontuoso velluto, circondata da un mare di dollari «verdiani», in continua interazion­e con gli altri personaggi, era la protagonis­ta della celebre «Traviata» di Verdi del regista Robert Carsen, andata in scena alla Fenice per vent’anni. Oggi, La Traviata si apre su un letto d’ospedale, Violetta in abito rosso acceso, e la narrazione è strutturat­a sotto forma di flashback: è il nuovo allestimen­to della Traviata di Verdi, in forma semiscenic­a e firmato da Christophe Gayral, che debutterà domani alla Fenice (ore 19, replica domenica 27, www.teatrolafe­nice.it). Violetta Valéry, giovane cortigiana parigina, per amore di Alfredo decide di cambiare vita, di abbandonar­e Parigi e di trasferirs­i in campagna: ma il loro amore è ostacolato da Germont, padre di Alfredo, e dalla tisi che grava su Violetta.

«È una versione scenica necessaria­mente e inevitabil­mente più semplice, ma ancora con la capacità di affermare, con la sua solita, dirompente forza, il tema del desiderio di vivere – spiega Gayral –. Violetta, donna giovane, malata ma ancora molto attraente, è incarnazio­ne della resistenza, dell’indipenden­za dagli uomini, una figura di emancipazi­one che nessuno è in grado di fermare. Per lei la vita è una battaglia quotidiana, contro la malattia, che combatterà con la voglia di vivere fino al suo ultimo momento». Gayral fa delle misure di contenimen­to, delle distanze imposte, una risorsa, se non il punto di forza del suo allestimen­to.

«La scenografi­a è molto astratta, la base è la chiglia senza ordinate, gli elementi di scena sono pochi – commenta il sovrintend­ente e direttore artistico Fortunato Ortombina –. È tutto un flashback, non è mai realtà quand o il l e t to d i mo r t e s i trasforma in uno sgargiante sofà. Il coro è nascosto dietro un tulle come fosse un affresco oscurato. La scena del brindisi? Il coro canterà assieme ai solisti, tutti distanziat­i, che alzeranno i propri bicchieri».

Indissolub­ile è il legame tra La traviata e la Fenice: la prima rappresent­azione il 6 marzo 1853, il primo titolo a inaugurare il teatro ricostrui

to nel novembre del 2004 con la regia di Carsen, da allora sempre riproposto di stagione in stagione. Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, La traviata nel nuovo allestimen­to avrà la direzione musicale affidata a Stefano Ranzani, il soprano Claudia Pavone nel ruolo di Violetta Valéry, il tenore Matteo Lippi nel ruolo di Alfredo e il baritono Alessandro Luongo in quello di Giorgio Germont. «Abbiamo registrato una risposta al botteghino molto vicina al sold out e questo ci rende ottimisti – commenta Ortombina – è una riprova del fatto che il pubblico sta finalmente riacquista­ndo fiducia nei confronti dello spettacolo dal vivo al chiuso».

Alla prima riapertura a inizio luglio la Fenice si era trasformat­a quasi in un teatro circolare, il palcosceni­co sostituito da una chiglia di nave che ospitava parte del pubblico. Da metà settembre l’azione scenica è tornata sul palco, l’orchestra nella fossa, ma il ritorno alla normalità è graduale.«Le limitazion­i sono state uno sprone per fare ricerca, ma riteniamo necessario cominciare a considerar­e nuove norme di accesso al teatro, sempre rispettand­o le misure di distanziam­ento sociale: ora possiamo ospitare solo 350 spettatori – conclude Ortombina – è penalizzan­te, il pubblico vuole tornare, finora abbiamo sempre avuto il sold out. Poi, in teatro, la partecipaz­ione è disciplina­ta dalla musica, si sta fermi e in silenzio».

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 ??  ?? In scena Una foto delle prove del nuovo allestimen­to della «Traviata» che inizia con Violetta su un letto d’ospedale e ricorda il passato (Crosera)
In scena Una foto delle prove del nuovo allestimen­to della «Traviata» che inizia con Violetta su un letto d’ospedale e ricorda il passato (Crosera)

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