Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mille positivi a settimana «Non è allarme»
La curva dei contagi tra luglio e settembre
VENEZIA Da 90 contagi a settimana a oltre mille in tre mesi. In isolamento l’80 per cento di persone in più. «Sono gli strascichi delle vacanze», dice l’immunologa Antonella Viola. Ma non è ancora allarme, «la crescita del virus è lenta».
Da nemmeno cento nuovi positivi a settimana a più di mille in soli tre mesi. La curva dei contagi in Veneto ha ripreso a salire ma, per i medici, è presto per gridare all’allarme. I numeri sono da tenere sono stretto controllo e guai ad abbassare la guardia, bisogna cioè ancora rispettare le norme di distanziamento, indossare le mascherine e igienizzare spesso le mani. «Ma la nostra situazione non ha nulla a che vedere con quelle della Spagna e della
Francia», sottolinea Antonella Viola, professore ordinario di Patologia generale all’Università di Padova e Direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica. Dati alla mano, nei primi quindici giorni di luglio i contagi sono stati 99 e i soggetti in isolamento 1.740, poco più del 20 per cento di quanti oggi sono in quarantena, ossia 8.173.
È da metà estate, e in particolare da inizio agosto, che la mappa del contagio sta cambiando con numeri sempre più cospicui e, soprattutto, in costante ascesa. Tra mercoledì 29 luglio e il 5 dello scorso mese si è passati da un più 177 a un più 434 positivi. Ma è dopo Ferragosto che si registra il
boom: da 581 a 967 in un soli sette giorni, diventati 1.008 il 9 settembre. Fino a ieri, con 2 decessi nella casa di cura Madonna della Salute di Porto Viro nel Rodigino dove è scoppiato un focolaio tra i pazienti (10 i morti complessivi, anziani con patologie pregresse) e 180 nuovi positivi (58 a Verona, 42 a Venezia, 40 a Treviso, 25 a Vicenza e 14 a Padova) che portano a 1.047 i contagiati tra il 16 e, appunto, il 23 settembre.
«Sarebbe molto meglio se l’epidemia si fosse fermata ai dati dell’immediato postlockdown - ammette Viola - oggi è come se fossimo saliti su un gradino e ci fossimo, per fortuna, fermati. È l’effetto dell’estate, delle vacanze: i numeri attuali ne sono l’ultima coda. Al momento, il problema è in famiglia, il virus si sta diffondendo nelle case, alle cene e agli incontri con i parenti, ancora poco in ambienti lavorativi». La riapertura delle scuole, l’utilizzo di treni e autobus per andare a lezione o al lavoro, il ritorno negli stadi e negli impianti sportivi, al momento, non incidono sul bilancio quotidiano del Covid-19. «È troppo presto - sottolinea l’immunologa - abbiamo imparato in questi mesi che i tempi di verifica sono 15 giorni, capiremo nella prima settimana di ottobre se il ritorno in classe degli studenti ha effetti». Non sono cresciuti solo i contagi, salgono
L’analisi Vacanze e socialità hanno fatto salire del 94% i contagi da inizio estate
anche i soggetti in isolamento. Ieri erano 8.173, una settimana fa 7.611 mentre l’ultima di agosto erano 6.524. «Da inizio luglio di fatto c’è uno zero in più nei numeri del Covid - continua Viola - però il dato positivo è che la crescita dei ricoveri è contenuta, siamo passati da 27-30 a 85-90: un incremento tutto sommato davvero basso».
Ora che però gli istituti sono aperti, le università hanno ripreso le lezioni in presenza, che molti lavoratori sono rientrati in azienda dopo mesi di smartworking e si può tornare a fare il tifo, per quanto distanziati e seduti, negli stadi è bene, per gli esperti, «entrare nell’ordine di idee che servono prudenza e tante precauzioni». Mascherine, gel, distanziamento restano un «must», anche perché a breve staremo sempre più al chiuso anche per bere un aperitivo in bar e locali: freddo e umidità non invogliano infatti a stare all’aperto. Eppure, sarebbe la scelta migliore, anche per un pranzo veloce con i colleghi di ufficio. «Torniamo alle regole stringenti post-lockdown, ossia mascherina sempre obbligatoria al chiuso e nei luoghi affollati (la regola in realtà non è ancora in vigore, ndr) - l’appello di Viola - Lancio un accorato invito ai gestori dei pubblici esercizi: tirate al massimo l’uso dei plateatici, è possibile pure d’inverno con alcuni accorgimenti che rendono la permanenza accogliente». Con «funghi» che sparano aria calda e - abitudine molto diffusa in nord e est Europa - coperte, tra l’altro facilmente igienizzabili, con cui gli avventori possono riscaldarsi mentre seduti con colleghi, parenti o amici al tavolino della piazza o della via del centro città.