Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Marin si difende in aula «Mai rivelato a Donadio segreti sulle indagini »
Processo Eraclea, parla l’avvocato-imputato
MESTRE Ha parlato per quasi un’ora di fronte al gup Michela Rizzi, che tra un mese e mezzo dovrà decidere se con il suo comportamento ha favorito Luciano Donadio, boss del c l an dei ca s a les i di Eraclea. E si è difesa su tutta la linea: «Non ho mai rivelato alcuna notizia coperta da segreto d’indagine a Donadio e mi sono sempre comportata correttamente dal punto di vista professionale». Ieri, in aula bunker a Mestre, ci sono state le spontanee dichiarazioni di Annamaria Marin, ex presidente della Camera penale veneziana e imputata nello spezzone di processo che si sta svolgendo in abbreviato.
Marin, affiancata dal suo avvocato Tommaso Bortoluzzi, ha cercato di ricostruire il suo lavoro di oltre un decennio. Secondo i pm Roberto
Terzo e Federica Baccaglini, Donadio avrebbe nominato Marin, che era il suo storico avvocato, per i suoi sodali, con l’obiettivo di ricevere informazioni e di controllare che non dicessero qualcosa contro di lui. «Tra le contestazioni c’è quella di aver detto che avrebbero fatto una perizia su una pistola - spiega l’avvocato Bortoluzzi - notizia che il giorno prima era in un’intervista del capo della squa
Il pentito Arena: il boss decideva tutto
dra mobile dell’epoca. Anche le voci su un’indagine più ampia c’erano sui giornali. Quanto al fatto che possa aver “pilotato” le dichiarazioni non c’è alcuna traccia agli atti». Marin ha poi ricordato come c’è una norma del codice deontologico, partendo dalla possibilità che cliente (cioè chi paga) e assistito siano due persone diverse, che impone all’avvocato di informare il primo, pena una sanzione disciplinare. E ha prodotto le nomine del fratello di uno di questi clienti sospetti (Rosario Furnari), mentre di Tommaso Napoletano, a lungo braccio destro di Donadio e imputato nel procedimento, era il legale da ben sei anni prima di difendere il boss.
Ieri è tornato a essere interrogato come imputato anche Girolamo Arena, l’unico vero «pentito» sotto protezione. Ha ribadito che Donadio era un «mamma-santissima» che decideva tutto e che diceva loro di «vendersi» come «casalesi di Eraclea». Su richiesta delle difese il pm Terzo ha poi riferito che sono stati fatti gli approfondimenti sul contatto tra Arena e un altro imputato, da cui non è emerso con chiarezza che potesse riguardare la sua testimonianza. (a. zo.)