Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Per Venezia tanti fatti tra soldi e manutenzioni Luigi sindaco di tutti»
VENEZIA «Il popolo ha sempre ragione, ma respingo l’equazione per cui non essere stati votati significa non aver fatto. Questo sindaco e questa giunta per Venezia hanno fatto tanto». Michele Zuin, assessore al Bilancio uscente (e quasi certo rientrante) ma anche storico militante di Forza Italia e ora anche coordinatore regionale, non accetta le critiche di chi dice che Luigi Brugnaro e le sue liste sono andate male in centro storico perché si sono concentrati di più sulla terraferma.
Assessore, che cosa avete fatto per il centro storico?
«Brugnaro è riuscito a far rifinanziare la legge speciale dopo anni e mi fa sorridere che qualcuno del Pd dica “vi abbiamo dato i soldi”. Siamo noi che siamo andati a prenderceli. Abbiamo manutentato la città e gestito fasi difficili: Covid e acqua granda».
Anche qui, però, i soldi sono venuti da Roma.
«Quando è arrivato il premier Conte ho visto la gente dirgli “sono già arrivati” e questo è stato merito del sindaco-commissario».
E perché la gente non ha votato voi, ma Baretta o liste come Martini o Gasparinetti?
«Venezia è un territorio difficile, c’è un forte radicamento di sinistra che cambieremo. Certo ci sono problemi aperti, non abbiamo l’arroganza di dire che abbiamo risolto tutto. Il lavoro non è finito e lo proseguiremo: per esempio la rete antincendio».
Non è che Brugnaro si è concentrato più su Mestre, pure in campagna elettorale?
«Assolutamente no. Non l’ho mai sentito fare differenze, è il sindaco di tutto il territorio. Ha partecipato a tanti eventi qui».
E perché si è arrabbiato con i veneziani?
«Proprio perché sente di essersi occupato di questa città».
Il tema dei temi: il turismo.
«Stavamo partendo con il contributo di accesso, che è un modo per ridurre il turismo di massa, ma poi c’è stato il Covid e non mi pare il caso di metterlo ora. La priorità ora è salvare le aziende e le famiglie veneziane». L’altro sono le grandi navi. «Quello è un problema del governo che deve decidere». E il Mose?
«Vogliamo essere parte del processo. Il pulsante non si schiaccerà da Roma». (a. zo.)