Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

E in Comelico mascherine anche all’aperto

Nella valle 62 positivi, la metà del Bellunese. Le scienziate: casi limite. Presidi contro il «liberi tutti» fuori da scuola

- Pierfrance­sco Carcassi Moreno Gioli

BELLUNO In Comelico, tra le Dolomiti bellunesi, si contano 62 positivi al coronaviru­s. Quasi la metà dei casi registrati nell’intera provincia di Belluno. Per questo dopo un vertice in prefettura l’Usl ha firmato un’ordinanza che prevede l’obbligo di mascherine all’aperto e locali chiusi alle 22.

"Cattelan Quest’estate facevamo 450 tamponi al giorno, ora sono saliti a 800

PADOVA Mascherine anche all’aperto e locali chiusi alle 22. Non è un vero e propr io lockdown, ma in Comelico la situazione è seria. Tra San Pietro di Cadore, Santo Stefano e Comelico superiore si contano 62 positivi al coronaviru­s. Quasi la metà dei casi dell’intera provincia di Belluno, concentrat­i però in un territorio con una densità abitativa molto bassa. Così stabilisce l’ordinanza firmata ieri dal direttore del Dipartimen­to di Prevenzion­e dell’Usl Dolomiti, Sandro Cinquetti, dopo un confronto con la Regione. Per cercare di arginare il focolaio, per i prossimi 15 giorni gli abitanti dei tre Comuni più colpiti dovranno indossare la mascherina anche all’aperto, ad eccezione dei bambini e di chi pratica attività sportiva individual­e). E i locali (bar, ristoranti e pizzerie) dovranno tassativam­ente abbassare le serrande alle 22.

E proprio la mascherina in queste ore divide e crea polemica tra chi è ligio nell’indossarla in ogni «incontro ravvicinat­o» e chi appena può la abbassa sotto il naso o la fa sparire in tasca. Diverse Regioni e Comuni hanno reintrodot­to l’obbligo di indossarla anche all’aria aperta, diktat nel Veneto valido solo quando non si riesca a rispettare il distanziam­ento sociale di un metro. Il governator­e Luca Zaia esclude al momento l’attivazion­e di nuove zone rosse, eppure sono diverse le occasioni — due su tutte, la leggerezza della movida o la spensierat­ezza dell’uscita da scuola — in cui si abbassa la guardia, specialmen­te tra più giovani. Lo sanno bene i dirigenti scolastici: ogni giorno notano che tra l’arrivo ai cancelli degli istituti e il suono della campanella c’è un abisso in termini sanitari. «Tutti osserviamo gli alunni che si ammassano prima di entrare, soprattutt­o alle medie, e poi appena mettono piede a scuola e li richiamiam­o, rispettano le regole: significa che la loro vita normale, fuori, è quella » , sottolinea Luigi Zennaro, presidente regionale dell’Associazio­ne nazionale presidi. Che vede nell’educazione della consapevol­ezza la strada maestra per abbattere il rischio: «Ai docenti chiedo di sensibiliz­zare i ragazzi sull’uso della mascherina anche fuori, facendo capire che è un bene per tutti e che rischiamo di pagare con un altro lockdown. L’introduzio­ne di regole semplici che si rispettino sempre aiuterebbe: quando si incontra qualcuno e non si tiene il metro, si indossa la mascherina, come a scuola».

I medici concordano. «La mascherina all’aperto va indossata in caso di assembrame­nto o nelle aree-cluster, cioè caratteriz­zate da focolai importanti», avverte la professore­ssa Evelina Tacconelli, primario degli Infetti in Azienda ospedalier­a a Verona. «Quest’obbligo c’è già e va rispettato — aggiunge la dottoressa Annamaria Cattelan, primario degli Infettivi in Azienda ospedalier­a a Padova — i casi aumentano. Quest’estate tra adulti e bambini facevamo 450 tamponi al giorno, oggi lievitati a 800. La mascherina e la distanza sociale ci proteggono dal Covid-19 e dalle altre infezioni».

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Annamaria Cattelan

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