Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
In 100 passano dalla coop all’assunzione
La scelta in controtendenza: «Motiviamo le persone»
Una
scelta decisamente in controtendenza quel la del la Dachser , colosso della logistica con magazzino centrale a Nog aro le Rocca, nel Veronese: in piena pandemia, l’azienda ha deciso di assumere in pianta stabile 109 collaboratori, che prima operavano nel magazzino come soci di una coop.
VERONA La proprietà dell’impresa è nelle mani di una famiglia bavarese. E la notizia è decisamente in controtendenza, per usare un eufemismo, rispetto alle abitudini del settore: 109 collaboratori trasformati da soci di una cooperativa a dipendenti dell’azienda, «internalizzati» come si usa dire, cioè assunti con un contratto a tempo indeterminato.
Succede a Nogarole Rocca (Verona), dove c’è il quartiere generale di Dachser Italy Food Logistics. Parliamo della controllata italiana di Dachser, multinazionale fondata in Germania nel 1930, presente nel nostro Paese da dieci anni e protagonista nel 2017 dell’acquisizione totale di Papp Italia, di cui deteneva già il 50%: un magazzino a Nogarole di oltre 16 mila metri quadrati, da dove partono le spedizioni dirette per l’80% alla grande distribuzione alimentare.
«Le persone con cui non hai un rapporto diretto e che non puoi formare, non possono essere persone motivate e coinvolte nell’azienda - spiega il country manager Roberto Specos -. Esistono tante cooperative serie e la nostra scelta non nasce da problemi in tal senso. Semmai, dalla consapevolezza che quando un rapporto è intermediato da un contratto di appalto non si riesce a trasferire la propria forza tecnologica e informatica nella qualità del servizio. Un po’ c’è la voglia di andare in controtendenza, assumendo, e un po’ c’è la filosofia di un’azienda che rimane a conduzione familiare, nonostante i 6 miliardi di fatturato».
Durante il lockdown, tra marzo e giugno scorso, il magazzino di Nogarole non si è mai fermato. In un contesto storico per il mercato del lavoro precario e incerto quanto mai, quell’«internalizzazione» è scattata a giugno: 109 collaboratori sono passati da essere soci di una cooperativa direttamente alle dipendenze dell’azienda, cosicché il numero di lavoratori del magazzino è salito ulteriormente a 125, più 95 persone negli uffici.
La controtendenza sta nella direzione di quel flusso: dalla cooperativa all’azienda, il che significa, per l’imprenditore, ovviamente maggiori costi per il personale. È un settore, quello della logistica, dove abbondano gli esempi di deregulation contrattuale, oggetto spesso di vertenze sindacali, con l’appalto del core-business a scavare distanze frustranti fra committente e lavoratori. È una cornice tutta italiana, su cui Specos riflette così: «Giro un po’ l’Europa per lavoro e parlo con molti manager della logistica: fino a qualche anno fa, a proposito di appalti alle cooperative, dovevo spiegare di cosa stavo parlando. A livello europeo c’è il ricorso al lavoro interinale per alcune mansioni ma il contratto d’appalto è una tipicità solo nostra. Non c’è nulla di male, in tutto ciò, ma che la cosa sia stata un po’ strumentalizzata e abusata negli anni è un dato di fatto».
È una questione di norme che scoraggiano l’assunzione diretta? «Il vantaggio che le cooperative vendono e le aziende comprano si chiama flessibilità. Né più né meno. Non mi devo preoccupare della gestione del magazzino, affido dei numeri e con quei numeri la cooperativa si deve arrangiare: funziona così». Ecco allora l’intuizione applicata da Dachser: perché delegare ad altri il proprio core business? Spiega Specos: «Se non puoi andare in magazzino, se devi avere sempre un intermediario in mezzo, come fai a lavorare bene e a motivare le persone? Mancava, a nostro avviso, il fatto di poter dire: a casa mia il servizio me lo produco io e vado a venderlo io. Sono anche convinto che, alla fine, il conto complessivo per noi sarà positivo, sia in termini economici che di qualità e presenza».