Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Tav, a noi il commissario»
VENEZIA Zaia si candida, anzi, candida la Regione a far correre più veloci i cantieri della Tav. «Di sicuro la sbloccheremmo, lo testimoniano gli oltre 2 miliardi di cantiere della Pedemontana».
VENEZIA «Un commissario per l’alta velocità in Veneto? A Roma nominassero quello che ha seguito Vaia...». Luca Zaia si candida, anzi, candida la Regione (e sarebbe un bell’anticipo di campionato sull’autonomia) a far correre più veloci i cantieri della Tav. «Se si affidasse la pratica a noi - spiega meno faceto e decisamente più serio il governatore - di sicuro la sbloccheremmo, abbiamo gli oltre 2 miliardi di cantiere della Pedemontana che lo testimoniano». È un inciso non casuale su quello che Zaia definisce spesso «il più grande cantiere d’Italia » , quella superstrada dall’iter tribolato ormai in dirittura d’arrivo, usata come credenziale per una delle 23 materie richieste dall’autonomia vagheggiata: le infrastrutture.
Ma mettendo da parte la fame di autonomia del Veneto riconfermata a furor di popolo con quel quasi 77% tributato allo Zaia-ter alle ultime Regionali, il tema del quadruplicamento della Milano-Venezia resta sul tavolo. Domenica il Corriere del Veneto riportava l’intervista in cui l’Ad di Iricav Due, general contractor per la tratta Verona-VicenzaPadova, Nicola Meistro, spiegava come il «modello Genova» potrebbe accorciare di molto i 78 mesi di cantieri previsti per l’arrivo alle porte di Vicenza. Significherebbe, però, lavorare h24, 7 giorni su 7, come si è fatto sul Polcevera per il nuovo ponte e individuare una figura, reclama il Veneto, in grado di sciogliere le pastoie burocratiche che rallentano l’avanzata dei binari.
Commissario sì o commissario no? Meistro spiega che se ognuno facesse la sua parte, probabilmente non servirebbe. Franco Miller, decano dell’alta velocità fra Transpadana e Confindustria, resta convinto che sia la chiave di volta per corredare i Giochi olimpici invernali del 2026 di un’infrastruttura tutt’altro che accessoria, considerando che le due sedi sono giusto Milano e Cortina. Sull’utilità della figura commissariale, a lungo emblema delle «grandi opere» berlusconian-galaniane, ormai il tabù pare esser caduto e il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, la dem Paola De Micheli, ha stilato una lista di opere da commissariare nel programma «Italia Veloce».
Inizialmente, vi si ritrovava solo la riqualificazione della linea storica fra Venezia e Trieste. Qualche sopracciglio all’epoca si era sollevato, visto che si annunciava il commissariamento di un’opera ancora non partita mentre nulla si diceva sulla tratta veneta dell’alta velocità. Nella nuova versione dell’elenco del Mit, invece, compare anche la Tav.
Qui si apre, però, un nuovo capitolo tutto romano. Da fonti ministeriali si apprende che per il Mit, il profilo del commissario ideale è una figura squisitamente tecnica.
In buona sostanza: se si tratta di un’opera viaria in cui è coinvolta Anas, il commissario «tecnico» dovrebbe uscire dall’Anas stessa, se si tratta di ferrovie, la provenienza dovrebbe essere Rete ferroviaria italiana (Rfi), che è la committente, ad esempio, della Tav in Veneto. L’elenco è stato depositato settimane fa a Palazzo Chigi ma il consiglio dei ministri si sarebbe arenato su una discussione tutta interna: davvero una figura tecnica sarebbe la scelta più adeguata? A Palazzo Chigi c’è chi ritiene che il «commissario classico», in grado cioè di interloquire con enti locali e ministeri, resti la strada maestra da seguire.
Da Roma fanno capire che si è ancora alla discussione sulle caratteristiche dei commissari eppure nell’elenco ci sono già dei nomi ipotizzati. Dal Mit si conferma che la linea sull’elenco inviato a Palazzo Chigi è quella del riserbo. Di concreto, quindi, per ora c’è solo la disponibilità del general contractor di mettere in campo un «labor intensive», una modalità progettuale e realizzativa che accorci i tempi, proposta che, nel caso, dovrebbe però essere concordata con Rfi e quindi col governo.
Protestano, infine, i «Cittadini contro il Tav», comitato veronese capitanato da Daniele Nottegar che ironizza sui cantieri nel Bresciano: «Lunedì (è prevista un’inaugurazione ndr) partiranno i lavori di scavo della galleria di Lonato, che sarà fatta con una talpa costruita in Cina da tecnici cinesi ma pagata con i soldi degli italiani. E per fortuna il Tav serve per creare posti di lavoro... sì, ma in Cina».