Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
E il ministero boccia le barriere per San Marco
I Beni culturali: fare presto, queste varianti hanno prolungato i tempi
Il
progetto di Stefano Boeri per la difesa della Basilica di San Marco non è passato al vaglio dei comitati tecnicoscientifici del ministero dei Beni culturali. Bocciato anche l’«elemento-firma», il leggio metallico con le informazioni sulla più importante chiesa veneziana. Si riparte da capo con la stagione delle acque alte alle porte.
VENEZIA Sarà pure l’architetto del pluripremiato «Bosco verticale» a Milano. E ha fatto carriera anche «politica», lui che è stato assessore a Milano e ora presiede la Triennale. Ma il progetto di Stefano Boeri e del suo studio per la difesa della Basilica di San Marco non è passato al vaglio dei comitati tecnico-scientifici del ministero dei Beni culturali. Bocciato anche l’«elementofirma» della sua idea, ovvero quel leggio metallico con le informazioni storico-artistiche sulla più importante chiesa veneziana. Ma ciò che conta è soprattutto che ora si dovrà ripartire quasi da capo, con il rischio (quasi una certezza) che per tutto l’inverno la Basilica sia di nuovo esposta agli allagamenti. Proprio nei giorni scorsi il provveditore Cinzia Zincone aveva invece auspicato che i lavori potessero partire già a fine novembre, con una durata di 3-4 mesi.
Piazza San Marco è infatti uno dei punti più bassi di Venezia e in alcuni punti va sotto già con 80-90 centimetri di acqua alta. Il nartece (cioè l’atrio) della Basilica è ancora più basso, a quota 65. La Procuratoria di San Marco un paio d’anni fa ha progettato un sistema per impedire all’acqua di risalire dai cunicoli sotterranei, riuscendo a eliminare gli allagamenti dei preziosi mosaici tra i 65 e gli 88 centimetri, quota oltre la quale l’acqua entra direttamente dalla piazza. Proprio per questo, in attesa di un piano complessivo di impermeabilizzazione di tutta l’insula di San Marco (le imprese Kostruttiva e Thetis hanno realizzato il progetto definitivo e ora passeranno all’esecutivo), la stessa Procuratoria, con l’architetto Mario Piana e l’ingegner Daniele Rinaldo, aveva studiato una barriera di vetro attorno alla Basilica, per proteggerla dall’acqua.
Il progetto era stato presentato a febbraio al Comitato tecnico del Provveditorato alle opere pubbliche, ma il commissario del Mose Elisabetta Spitz – andando oltre il suo incarico, secondo qualcuno – incaricò lo studio Boeri di migliorare l’inserimento architettonico. Il progetto prevedeva, al posto della serie di pilastrini di quello PianaRinaldo, che le lastre non avessero elementi tra di loro, ma fossero tenute insieme con del silicone marittimo. Più elegante, certo, ma con il rischio di non garantire la tenuta dell’acqua. Si è arrivati così a una sorta di «terza via», che cercava di mettere assieme la parte architettonica dell’uno con quella idraulica dell’altro, ma dal Mibact è arrivata una stroncatura. Tante le criticità sottolineate dai comitati, da quelle di struttura (relativi appunto alla tenuta idraulica) ai materiali per evitare che si arrugginiscano, dai varchi (che vengono spostati dal fronte della Basilica ai lati, con problemi anche di sicurezza) al leggio. Per quest’ultimo si chiede di «prevedere la rinuncia alla realizzazione o una drastica riduzione dello sviluppo della superficie del piano inclinato e dell’altezza», per interferire meno con i prospetti della Basilica.
Gli esperti dei Beni culturali hanno ben presente l’urgenza della situazione e infatti «auspicano che i necessari approfondimenti siano prodotti nel più breve tempo possibile». E non mancano di sottolineare che tutte queste varianti abbiano «prolungato i tempi». (a. zo.)
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Gli esperti Bisogna prevedere la rinuncia o una drastica riduzione del leggio
Il «leggio»
Bocciata anche l’«elemento firma»: il leggio metallico con le informazioni artistiche