Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Barriera di vetro in Basilica vertice in Soprintendenza Tesserin: allarme da 2 anni Boeri: quello bocciato non è il mio progetto, leggio alzato
VENEZIA «L’allarme non l’abbiamo lanciato il 12 novembre scorso, ma nell’ottobre del 2018. E’ due anni che tutti sanno i rischi che sta correndo la Basilica e per quest’inverno possiamo solo sperare che le maree siano clementi. Bisogna trovare presto la soluzione». Il primo procuratore di San Marco Carlo Alberto Tesserin è preoccupatissimo. Già c’erano stati i ritardi, poi le tante acque alte estive e quelle di questi giorni con un picco nel prossimo weekend; ora arriva anche la notizia della nuova bocciatura da parte dei comitati tecnico-scientifici del ministero dei Beni Culturali della barriera di vetro per proteggere la Basilica.
I tecnici hanno infatti rilevato problemi di struttura (relativi appunto alla tenuta idraulica), di materiali (per la ruggine), dei varchi spostati dal fronte della chiesa ai lati, del leggio, per il quale si chiede di «prevedere la rinuncia alla realizzazione o una drastica riduzione dello sviluppo della superficie del piano inclinato e dell’altezza». E già per la prossima settimana il Provveditorato e la Soprintendenza hanno convocato d’urgenza una riunione per capire come uscire dall’impasse. Ora davanti ci sono due soluzioni: o migliorare il progetto presentato ai comitati secondo le loro indicazioni, oppure ritornare a quello originario.
Il progetto ha infatti avuto una gestazione complessa: la Procuratoria, con l’architetto Mario Piana e l’ingegner Daniele Rinaldo, aveva ideato la soluzione delle lastre di vetro per impedire all’acqua alta di entrare nella Basilica dalla piazza; ma il commissario del Mose Elisabetta Spitz aveva ritenuto poco riuscito l’inserimento architettonico e aveva incaricato lo studio Stefano Boeri Interiors di trovare una soluzione esteticamente migliore. Gli stessi comitati del Mibact, in aprile, avevano raccomandato una migliore armonizzazione con le linee della Basilica. Il risultato era stato un sistema meno impattante, ma «leggero», tanto che Rinaldo l’aveva ingegnerizzato in una cosiddetta «terza via», che però teneva la «firma» del famoso archistar milanese proprio nel leggio con la storia del monumento.
Boeri però prende le distanze: « Quel progetto ha unito autonomamente quello originario al nostro e non è stato oggetto di alcuna nostra revisione - afferma lo studio, ricordando di averlo regalato - Il leggio, poi, è stato innalzato di 20 cm». E proprio l’altezza è stato ritenuto uno dei punti critici, chiedendo che sia riportata a massimo 130/140 centimetri. «Restiamo a disposizione, a titolo gratuito, del Commissario Spitz per ogni ulteriore supporto e approfondimento», conclude lo studio Boeri. (a. zo.)
Le due ipotesi Ripartire dal primo disegno o rivedere la «terza via»