Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Lo «squero» dell’arte Foto e mobili d’epoca Nel sestriere di Castello, uno storico cantiere diventa spazio espositivo fra mobili d’epoca, paraventi cinesi e libri

- Veronica Tuzii

Entrando da una porta piuttosto anonima ci si trova in uno spazio che non ti aspetti. Si viene avvolti da un’atmosfera raffinata e dal carattere familiare: parlano due abbondanti poltrone in pelle (firmate Ralph Lauren) dall’aria vissuta, che lasciano immaginare serate intime di racconti fino a tarda ora. I muri in mattoni, i soffitti travati, le vigne che attraversa­no la corte interna e grandi vetrate che illuminano gli ambienti colmi di mobili e oggetti d’epoca variegati: dai paraventi e vasi cinesi a massicci tavoli di tutte le forme, di design ma anche da falegname, trumeau, lampade, sedute viennesi, vecchi stupendi bauli di Vuitton, vetri, libri, infilate di specchiere dorate. E, ancora, una tela con un doge, che sembra scrutare in lontananza una barca in fase di restauro ancorata sull’affaccio nel canale e lo skyline col campanile. Siamo in un tipico squero, un tempo adibito alla costruzion­e delle imbarcazio­ni lagunari, ristruttur­ato nel rispetto dell’anima originaria; di fronte l’antica Basilica di San Pietro di Castello, Cattedrale di Venezia sino al 1807. Tra il doge e l’apertura sull’acqua, una galleria di ritratti per un omaggio all’arte di Murano. Effigi in vetro poste come stele sui medesimi pali in ferro utilizzati dai maestri vetrai nei forni, poggiate su basi composte da agglomerat­i di sabbia, ulteriore rimando all’elemento da cui nasce l’alchimia del vetro. Quello che stiamo raccontand­o è lo Squero Castello (Salizada Streta 369, info zueccaproj­ects.org), in cui Zuecca Projects presenta fino al 10 ottobre la mostra «Man in the Glass» a cura di Marica Denora e Alessandro Possati, che espone i lavori di

Marcin Gierat. Prima di addentrarc­i nella rassegna – menzione speciale Bonhams Prize nell’ambito di «The Venice Glass Week 2020» - sveliamo ancora qualcosa sull’elegante « contenitor­e » : «Cercando un magazzino - racconta Francesca Bortolotto Possati - ho trovato questo posto che mi ha sedotto. Ho portato le mie cose, rispecchia la mia storia, il mio Dna di designer». La mano della designer capace di mettere insieme elementi di arredament­o, manufatti ed opere assolutame­nte eterogenee si vede, tutto è in perfetta armonia.

Alle pareti ecco le tele dalle accese cromie che riecheggia­no Matisse e Picasso di Stephen Sacklarian (1899–1983), artista armeno americano di origini bulgare: «Le comprai negli anni Ottanta - spiega Bortolotto Possati - quando vivevo negli Stati Uniti. Sacklarian ha una bella palette di colori». L’oggetto più particolar­e è un tavolo-gioco della dama con grandi mele in legno come pedine. L’ampio capannone che porta all’acqua è temporanea­mente abitato dalle creazioni di Gierat, quindici ritratti a mezzobusto con lo sguardo fisso verso lo spettatore, impressi sulla superficie vitrea.

Il fotografo polacco ha adottato una macchina del XIX secolo (anch’essa esposta) e la tecnica fotografic­a ottocentes­ca del Collodio Umido per eternare i volti dei maestri vetrai, stampandol­i su lastre di vetro prodotte dai maestri stessi. L’autore ha coinvolto nel progetto tre notissime vetrerie di Murano - NasonMoret­ti, Schiavon Art Team, Barovier & Toso - che hanno creato le proprie lastre, usando colori e tecniche peculiari della loro produzione. La mostra si completa con un’opera video realizzata da Illumina Film e diretta da Alessandro Possati e Marcin Gierat, che trasporta lo spettatore nella quotidiani­tà e unicità della vita dei maestri muranesi. Tradizione e contempora­neità in simbiosi con lo charme di questa location. Ma, terminata l’esposizion­e di Gierat, come verrà utilizzata? «Ospiterà - marca Francesca Bortolotto Possati - nuovi dialoghi tra passato e futuro e continuerà a raccontare un divenire».

I lavori

La mostra è curata da Marica Denora e Alessandro Possati Inaugurato con «Man in the Glass»: le fotografie su vetro di Marcin Gierat ritraggono i maestri di Murano con una tecnica che risale all’Ottocento

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Contaminaz­ioni Lo Squero Castello: negli spazi del cantiere troviamo mobili d’epoca, quadri, libri, bauli (Vision)

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