Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Porto, via agli scavi nel Canale dei Petroli «Così torneranno le linee dirette»
Musolino: serviti troppi anni. Venturini: colpa di Roma
I numeri Saranno scavati 537 mila metri cubi. Investiti 15 milioni
"
VENEZIA E’ passato un anno esatto da quel 2 ottobre dell’anno scorso, quando – dopo l’ordinanza della Capitaneria di Porto che aveva ridotto ulteriormente i pescaggi del Canale dei Petroli – l’allora presidente dell’Autorità di sistema portuale (oggi commissario) Pino Musolino aveva lanciato un allarme pubblico: «Abbiamo accantonato 27 milioni di euro, ma non possiamo scavare i canali per colpa della burocrazia», aveva tuonato. Ieri però Musolino ha annunciato che presto le draghe arriveranno proprio nel Malamocco-Marghera, dopo il via libera del Provveditorato: verranno scavati 537 mila metri cubi di fanghi, riportando così la principale arteria di accesso al porto lagunare al pescaggio previsto dal piano regolatore (12 metri). In attesa del nuovo protocollo fanghi, ancora fermo al ministero dell’Ambiente, per ora si è tornati a usare quello vecchio: i sedimenti di categoria B e C verranno conferiti nell’Isola delle Tresse, quelli di tipo A saranno utilizzati per il ripascimento di una serie di barene identificate dai due enti.
«Ci sono voluti anni, troppi sicuramente, ma finalmente, grazie anche alla preziosa collaborazione del provveditore Cinzia Zincone e all’attiva partecipazione di tutta la comunità portuale veneta, possiamo dire di aver sbloccato il nodo degli escavi in laguna - esulta Musolino - Potremo presto riallacciare i preziosi rapporti con gli operatori internazionali che si erano raffreddati a causa di un assurdo empasse burocratico. Riporteremo i collegamenti diretti e i servizi di feederaggio con i principali hub del Mediterraneo e dell’Estremo Oriente». Soddisfatta anche la Port Community: «Un’opera fondamentale per riallineare le caratteristiche tecnico-nautiche alle esigenze delle navi, per il rilancio della competitività, in un momento delicato per la portualità veneziana». Ma non è finita qui: il Provveditorato ha autorizzato anche l’escavo di 6 mila metri cubi nel Canale Industriale Ovest, che verrà riportato a meno 11 e il Porto aspetta con ansia il via
Assessore Tanti hanno lisciato il pelo ai vari comitati per motivi elettorali
libera anche a Chioggia, dove i canali sono interrati. In tutto sono stati sbloccati 15 milioni.
Nel dibattito sul futuro dello scalo – dopo la notizia dell’investimento nel porto di Trieste da parte dei tedeschi di Amburgo – si inserisce anche Simone Venturini, assessore uscente allo Sviluppo economico. «La principale malattia del porto di Venezia si trova a Roma, dove si è deciso di non decidere», attacca. « Né il governo attuale né quelli precedenti hanno preso una decisione sulle crociere - spiega Venturini - nonostante nel 2017 il Comitatone, sposando la linea del sindaco
Luigi Brugnaro e del presidente Luca Zaia, avesse approvato il piano di far arrivare le grandi navi a Marghera e quelle medio-piccole in Marittima per il Canale Vittorio Emanuele » . E anche sugli escavi, appunto, ci sono stati enormi ritardi. «Abbiamo pagato una forte disaffezione delle delegazioni che in Parlamento avrebbero dovuto difenderci e che, invece, si sono fatte lo sgambetto tra loro - riprende Venturini – mentre tutti in Friuli-Venezia Giulia, a partire da Debora Serracchiani quando era presidente della Regione, si sono fatti promotori del loro porto». Un attendismo frutto di errate strategie politiche. «Si è deciso di lisciare il pelo ai vari comitati veneziani ritenendoli più numerosi o forse più efficaci in chiave elettorale – chiarisce – ma così non è stato». Ora che c’è anche il Covid, è ancora possibile salvare il porto di Venezia? «Bisogna sviluppare una vera politica dei porti, individuando le specificità di ciascuno perché se è vero che noi abbiamo delle complessità evidenti, i limiti di pescaggio per il Mose su tutti, abbiamo anche un importante retroporto - conclude Venturini - In questa situazione, con la crisi della crocieristica a cui sono legate 5 mila famiglie, bisogna iniziare a prendere delle decisioni, almeno per il mantenimento minimo dei canali: se servono ogni volta 4 anni allora davvero si rischia di perdere ogni treno».