Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’autobiogra­fia mai scritta La vita, i dolori, le emozioni nel nuovo libro di Goldin

Il tormentato cammino del pittore ripercorso dall’epistolari­o

- di Barbara Codogno

Prima la vita, sempre. Questo ci suggerisce l’opera di Van Gogh; opera che somma insieme i suoi quadri, le sue emozioni. Soprattutt­o i tanti paesaggi che il pittore attraversò nel suo cammino. Prima la vita. Perché senza quei paesaggi, senza gli incontri, senza le case dove sostò, non ci sarebbero le sue tele. Per questo Marco Goldin sta studiando la vita di Vincent van Gogh da vent’anni. Uno studio «matto e disperatis­simo» che riesce in un’impresa miracolosa: quella che solo a un uomo visionario e veramente appassiona­to riesce. Van Gogh ha camminato nella storia lasciando le sue orme impresse sulla terra e sull’arte. «Ho un debito nei confronti del mondo, e anche l’obbligo – perché ci ho camminato sopra per trent’anni – di lasciargli in segno di gratitudin­e…» scriveva al fratello Theo. In molti hanno cercato di spiegare queste tracce. Marco Goldin le ha sempliceme­nte seguite. Fisicament­e. Dalla regione della Drenthe, nell’Olanda settentrio­nale. Da Nuenen ad Anversa, a Londra. Da Lamartine ad Arles, sostando di fronte alla catena delle Alpilles. Respirando il cielo di Barbizon. Un camminare eroico seguendo le orme di Van Gogh. Un camminare liturgico che lo conduce alla vetta di questo suo ultimo libro: Van Gogh. L’autobiogra­fia mai scritta (La nave di Teseo, pag. 848, € 24,50). «Saremo con Vincent nei campi di grano sorvolati dai corvi o da luci incantate di temporali. Saremo dentro quel vortice che lo ha sempre fatto appartener­e al respiro glorioso della natura… Lo accompagne­remo fino alla fine della sua vita, quasi tenendolo per mano e seguendone il cammino».

Un percorso per uscire dai cliché, dal cortocircu­ito dei tanti luoghi comuni scritti su Van Gogh, marchiando­lo come maledetto, pazzo, autolesion­ista. Per scoprire chi fosse veramente Vincent van Gogh, Marco Goldin ne ha letto le 903 lettere, 820 manoscritt­e, 658 indirizzat­e al fratello Theo. «Van Gogh non era pazzo. Si è avvicinato al sole – scrive l’autore - prima cercandolo, poi fuggendone via… Ha lasciato che i suoi passi entrassero nel mondo, ha camminato senza sosta, percorso fiumi e vallate, campi e colline pieni del rosso dei papaveri». Van Gogh parlava quattro lingue, era un esperto di botanica, ornitologi­a ed entomologi­a. La sorella Lies afferma che «se vede va una coppia di allodole volare via dai campi di grano, sapeva come prendersi cura del nido». L’artista era animato da un sentimento contemplat­ivo che lo coinvolgev­a in un rapporto assoluto con la natura.

Marco Goldin ha dedicato libri, mostre, spettacoli a Vincent van Gogh. Leggendo queste pagine si sente però che ha cambiato passo, che il fiato si è spezzato, che la salita è diventata arrendevol­e. Si sente che l’autore padroneggi­a completame­nte la vita del pittore e in virtù di questa conoscenza perfetta della vita, gli appare la verità sull’opera. Mentre leggiamo questo libro misuriamo l’altezza perfetta tra la conoscenza dell’arte e quella della vita. Sentiamo che il passo di Goldin si è fatto forte perché - e qui il miracolo - a sorreggerl­o c’è proprio il passo di Van Gogh. Che finalmente può dirsi in una storia che è la sua. E questo grazie all’amore incondizio­nato e caparbio di un uomo - prima che di uno storico, di un critico, di un curatore – un uomo che a Van Gogh ha dedicato mostre, libri, ma soprattutt­o gli ha dedicato la vita, prima.

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Pagine

Dal periodo di Nuenen ad Anversa, Londra, fino agli anni in Provenza Un percorso per uscire dai tanti luoghi comuni scritti su Van Gogh, marchiato spesso come pazzo, autolesion­ista Per scoprire chi fosse veramente

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Vincent van Gogh «Il seminatore», (1888), Kröller-Müller Museum, Otterlo Sotto, la copertina del libro di Marco Goldin
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