Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sella, sindaco «anagramma» e la sua Summania
Esule Sella, dalla Rai a primo cittadino di Tonezza, fece perdere il sonno a Rumor. Inventò «l’allusionese»
Summania, ma anche Pasubia, gli sarebbe piaciuto. Non si formalizzava da sindaco controcorrente, qual era, nei primi anni Settanta, quando ha lanciato (inascoltato) la proposta di costituire un «grande comune», con oltre 200 mila abitanti, che riunisse i territori pedemontani, attorno a Schio, Thiene, la Valle dell’Astico, ai piedi appunto del monte Pasubio o del Summano.
Esule «Esulino» Sella, laureato in Giurisprudenza, giornalista chiamato a spiegare le leggi e le sentenze del nostro Paese, ogni mattina in Rai (vi aveva lavorato per 35 anni), era stato eletto a Tonezza, la porta naturale dell’Alpe Cimbra. Un comune con poco più di 500 abitanti, raccontato nelle pagine del «Piccolo mondo moderno» da Antonio Fogazzaro, ma emblematico. Era il luogo più amato da Mariano Rumor, allora segretario nazionale della Dc, ed Esulino Sella si era candidato con una lista trasversale, anti democristiana. Ed era diventato il primo ed unico sindaco rigorosamente non scudocrociato tra i 121 della provincia berica. La sua elezione era stata vissuta come un «lutto in famiglia» da Rumo redai suoi.
Oggi, 7 ottobre, ricorrono i dieci anni dalla morte di Esule Sella, avvenuta a Padova. Aveva 94 anni, spesi bene, tra premi giornalistici (il «Napoli» e il prestigioso «Saint Vincent» nel ’95, ad esempio, «per i suoi servizi divulgativi sulla Corte Costituzionale». Nel «Guinness dei primati» quale prolifico anagrammista, è entrato quando, nel 1998, aveva raggiunto ben 1.918 anagrammi con il suo nome. Ed anche quando venne eletto sindaco si divertì a giocare con il suo nome.
Come ricorda il giornalista scledense Giampaolo Resentera, scherzava e si presentava un po’ così: «E l’elsa l’ò in su», «Su lei s’allenò», «E son su ella: lì», «E se lui nol sal?» (sottilmente erotici), «Salì sul leone» (ingenuamente autoesaltativo), «E l’è sull’asino», «Sine ullo sale», «Lì su [sopra una botte] son leale» (autoironici). Il nome che diede al suo linguaggio anagrammatico fu «l’allusionese», interpretato «non senza spirito, fantasia e ironia». Poliedrico e fantasioso, ha pubblicato traduzioni, poesie, libri el’indimenticato foglio « Il Cimone » , con cui da Roma inneggiava alla montagna e al territorio che gli era tanto caro.. Giorgio Calcagno, critico letterario e co-fondatore di «Tuttolibri», che gli fece la prefazione ne «Il gioco dell’oco», sosteneva che Sella sarebbe potuto entrare nel Guinness dei Primati come direttore del giornale di minor durata e di minor tiratura: infatti nel 1943 aveva fondato la rivista «Giustizia economica», che fu bloccata dall’armistizio dell’8 settembre mentre il direttore controllava la bozza: ne rimase l’unica copia stampata!
Gli anagrammi hanno continuato a sintetizzare i momenti più importanti della sua vita. Paesi e città, luoghi conosciuti ed amati, parenti e amici, ognuno con le sue caratteristiche, i suoi tic finirono tracciati così come pensieri, abitudini, letture, amori e furori; e. Con Esulino Sella si trovava un anagramma per tutti: personaggi della storia e della cronaca, per fatti e misfatti. Lasciamo da parte le problematiche esistenziali, curiose le annotazioni del nostro pure sull’eros e il socialismo, su Ulisse, le sue furbizie e i suoi viaggi, Cleopatra e Poppea, Enea e Dante, Leopardi e la luna; ma anche Freud, Luchino Visconti, Ignazio Silone e Craxi, Churchill e la Lollobrigida, Silvio Berlusconi, Mino Allione che diresse Il Giornale di Vicenza e l’Arena, l’immancabile Mariano Rumor, Laura Fincato, Carnera, naturalmente i Papi, Ponzio Pilato, almeno 500 i personaggi, le istituzioni, l’Ulss, elezioni, referendum, e liti condominiali, da lui “censiti”. Giocava, appunto, ma faceva… molto sul serio. Due per tutti: «Avanti ancora con lieta baldanza, / finché c’è l’anagramma c’è speranza. / E se qualche anagramma appare oscuro, / non siate irati: è duro e sa di sale / salir le scale al Guinness dei primati»; «C’era una volta uno svelto bambino / che rideva del naso di Pinocchio. / Ora ha la barba che tira al bianchino / e nipoti in ascesa a vista d’occhio. / Fra tanti anni ricorderanno un poco / il vecchio nonno de Il gioco dell’oco?».
Burlone, fino in fondo. Non mancò di farsi ritrarre da un amico pittore e di riprodurre la sua immagine in falsi francobolli che usava per spedire (e far arrivare puntualmente) la sua corrispondenza. Non c’è che da ricordarlo con ilare simpatia.
La data Oggi ricorrono i dieci anni dalla sua morte. Le sue «burle» colte