Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il Consiglio esordisce con tamponi per tutti
Oggi a Venezia l’insediamento, ieri test a un centinaio tra giornalisti e dipendenti. E oggi tocca agli eletti
Tampone
per tutti, eletti e loro accompagnatori accreditati, per la prima seduta del nuovo consiglio regionale a palazzo Ferro Fini: senza test sarà impossibile accedere all’aula del «parlamentino» veneto. Tra le prime incombenze, l’elezione del presidente del consiglio e dell’Ufficio di presidenza, seguirà l’indicazione dei capigruppo di maggioranza e opposizione.
VENEZIA Il primo round è andato bene: 104 tamponi a dipendenti, giornalisti e personale dei gruppi e 104 risultati negativi. Questa mattina, a poche ore dall’inizio della prima seduta della sedicesima legislatura (appuntamento alle 13) e con la spada di Damocle di un’acqua alta a 135 cm, toccherà invece ai consiglieri regionali e ai loro accompagnatori, purché regolarmente accreditati. Tutti diligentemente in fila al punto di primo soccorso di piazzale Roma, Venezia, per sottoporsi al test senza il quale sarà impossibile accedere a Palazzo Ferro Fini, dove è atteso anche il presidente Luca Zaia.
Memori di ciò che è successo in parlamento, tra positivi e ristretti in quarantena (un fatto sanitario che sta finendo col diventare politico, visto che ormai ad ogni seduta traballa il numero legale), in consiglio regionale hanno deciso di applicare un cordone sanitario attorno al Ferro Fini, creando «una bolla» in stile Nba che metta al sicuro non solo gli eletti, ma anche la variegata galassia che ruota attorno alla loro attività. «Una misura che si è resa necessaria per consentire che almeno la prima e la seconda seduta possano svolgersi in presenza - commenta il presidente del consiglio uscente e rientrante, Roberto Ciambetti -. In questi primi appuntamenti, infatti, ci sono adempimenti importanti da svolgere ed è giusto esserci. Dalla terza seduta in avanti vedremo se sarà il caso di riprendere con lo streaming a distanza». A presiedere la seduta, in via provvisoria, sarà il consigliere anziano Fabiano Barbisan (Lista Zaia), affiancato dai due eletti più giovani: Tommaso Razzolini (Fratelli d’Italia) e Alessandra Sponda (Lista Zaia).
Gli adempimenti riguardano l’elezione del presidente e dell’Ufficio di presidenza (due vice presidenti e due segretari), importanti cariche istituzionali che sovrintendono al funzionamento stesso della macchina consiliare, mentre per i ruoli più politici, come i capigruppo, i partiti avranno altri 5 giorni, anche se è facile attendersi già oggi indicazioni sul tema. Nell’opposizione il quadro è chiaro: Giacomo Possamai capogruppo del Pd (per preferenze ed età, i dem vogliono dare così un segnale di discontinuità anche generazionale), Francesca Zottis (al secondo giro) vice presidente, Andrea Zanoni - mastino temuto dalla Lega - presidente della Commissione di controllo, quindi Elena Ostanel capogruppo del Veneto che Vogliamo, Cristina Guarda di Europa Verde, Erika Baldin del Movimento 5 Stelle (scelte obbligate trattandosi di gruppi unipersonali). Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra, sarà lo speaker di tutta l’opposizione, grazie all’accordo con Baldin che assumerà la carica di consiglieresegretario in quota minoranza. Un patto politico rilevante, perché non era scontato che il M5s accettasse di farsi rappresentare da Lorenzoni insieme al resto dell’opposizione, con ciò implicitamente riconoscendo l’errore della corsa solitaria il 20 e 21 settembre, e confermando che la direzione è quella dell’alleanza «organica», «a tutti i livelli», tra i pentastellati e il Pd.
Sul fronte contrario, invece, a ieri sera era ancora buio fitto. «È tutto nelle mani di mister 76%» dicono i leghisti riferendosi a Zaia, è lui a dare le carte anche per i ruoli in consiglio che, con tutta evidenza, sono strettamente legati a quelli in giunta (chi sta di qua, non potrà stare di là e la presentazione della squadra di Palazzo Balbi è attesa per domani). «Ci avviserà con un messaggino prima dell’inizio della seduta e poi un altro prima della conferenza stampa di presentazione degli assessori». Alla maggioranza spettano presidente del consiglio, un vice, un segretario, cinque presidenze di commissione, altrettante poltrone da capogruppo più quella, nuova, del «coordinatore» di Lega, Lista Zaia e Veneto Autonomia, che qualcuno vorrebbe equiparare ad un assessorato per calmare gli appetiti fratricidi dei leghisti, anche se è dura immaginare che i tre capigruppo siano disposti a rinunciare alla loro visibilità per cedere il passo a questa nuova figura.
Continuano, nel frattempo, le telefonate tra quanti sperano di assurgere in giunta alla destra di Zaia. I nomi sono sempre quelli: Bottacin, Lanzarin, De Berti i sicuri (in ballo la vice presidenza, con De Berti favorita se Lanzarin sarà confermata super assessore a Sociale e Sanità), poi Marcato «mister preferenze» e Corazzari in rappresentanza del Polesine. Quindi se la giocano Caner, Favero e Finco per la Lega e Calzavara, Rizzotto, Sandonà e Boron per la lista Zaia (con Villanova possibile outsider, magari all’Agricoltura: originario di Pieve di Soligo farebbe da sentinella nelle terre del Prosecco). Ritorna il nome dell’ex vice presidente Forcolin, cui è stata negata la ricandidatura per il caso bonus Inps, ma per molti leghisti sarebbe incomprensibile recuperarlo in giunta dopo averlo escluso dalle liste, «dove almeno si sarebbe sottoposto al giudizio degli elettori». Mantovanelli di Acque Veronesi la possibile sorpresa. Per Fratelli d’Italia in pole l’uscente Donazzan anche se da Roma il partito spinge per Speranzon.