Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Da dove viene il vento
ambientato a Padova il romanzo di Mariolina Venezia: due amanti, un astronauta e Cristoforo Colombo Fiaba sull’empatia ispirata ai Maya
è una parola che ricorre, coronavirus. Non bisogna abbracciarsi. Il raffreddore è sospetto. E si ride, si fanno battute. Si postano vignette, opinioni, video, mentre aumenta il numero dei casi. Poi la situazione precipita. Gli impegni vengono cancellati uno dopo l’altro. Si emettono ordinanze, è vietato circolare. Mi ritrovo bloccata a Roma, da sola. Non sono riuscita a lasciare la città. Ormai è troppo tardi, mi sento in trappola. Mi aggiro per la casa dove abito da anni come se non la conoscessi... Trovo vecchi quaderni pieni di polvere e di appunti, mi fermo a sfogliarli. Storie abbozzate nel tempo e non finite. Due amanti, Dora e Salvatore, che vivono a Padova...». Nasce così la nuova versione del romanzo Da dove viene il vento di Mariolina Venezia (La nave di Teseo, 240 pagine, 18 euro). È l’autrice a raccontarlo, nel prologo al libro, in cui rivela come ha vi s suto i l lockdown. E come quei vecchi appunti ritrovati in casa hanno preso forma, il romanzo pubblicato dieci anni fa è stato riscritto, ha trovato una nuova ambientazione contemporanea con tanti riferimenti al presente. Di fatto è diventato un libro diverso. E nuovo.
«Una specie di vento che porta rumori e colori da chissà dove. Odori pungenti, profumi. Ci sono laghi, c’è il mare. Una città del nord. Un uomo davanti a una porta, un orizzonte che si allontana. Le storie degli altri e la mia. La mia voce in un’altra voce».
Una storia scritta dieci anni fa che durante il lockdown da Covid trova il tassello mancante. Da dove viene il vento si ispira al testo profetico degli antichi Maya, il Chilam Balam, secondo cui il tempo va avanti e indietro, gli eventi del passato e del futuro coincidono, formando un’unica storia che si ripete. È il destino dell’umanità, ogni persona è legata attraverso fili misteriosi a tutti i suoi simili.
A Padova, città in cui è ambientato per buona parte il romanzo, si snodano le vicende di due amanti, Dora e Salvatore, dagli anni Settanta agli inizi del nuovo millennio, le torri gemelle, la guerra all’Iraq, la crisi delle borse, la pandemia del 2020. Dora e Salvatore, entrambi originari del Sud, s’incontrano a Padova, all’università. Condividono ideali e battaglie politiÈ che, s’innamorano, stanno insieme. La Stanga con ipermercati e la zona industriale che fa capolino, la Specola luogo magico per eccellenza, le piazze, le strade e i locali. È una Padova che l’autrice conosce bene, quella che si incontra tra le pagine del romanzo. Dora e Salvatore si rivedono a distanza di vent’anni, in una Padova cambiata, abbrutita dal miracolo del Nordest, dove i delusi si consolano giocando in borsa. Anche loro sono cambiati, ma la passione rinasce, diventa un’ossessione erotica.
La storia si intreccia nel romanzo con altre storie quella del berbero Idir, clandestino in Italia, i loro pensieri entrano in connessione con quelli di un astronauta sospeso e bloccato nello spazio, mentre sotto di lui il suo paese finisce di esistere. E con quelli di Cristoforo Colombo, che sfidando l’ignoto e seguendo la sua convinzione, ha cambiato il mondo. Sono le storie degli altri, nelle quali ognuno si specchia per trovare un senso alla propria.
«È un romanzo che mi è stato dettato dalle difficoltà degli anni che stiamo attraversando», dice l’autrice.
Il cuore della narrazione è l’empatia, il sentire quello che sentono gli altri, l’empatia come unico sentimento che dona libertà. Una fiaba contemporanea, che naviga su più piani, paralleli o intersecati, a seconda del momento. Un racconto corale che sorprende e fa riflettere. Dimostra senza possibilità di dubbio quanto ogni esistenza (e esperienza) sia collegata senza via di scampo a quella del mondo.