Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mose ancora su, l’insofferenza del porto
Dighe alzate con una marea di 117 centimetri. Le navi rimangono fuori per otto ore
VENEZIA Per la prima volta – al terzo sollevamento in condizioni di emergenza per difendere la città, il secondo in due giorni – le grandi dighe gialle del Mose si sono trovate davanti il primo «falso positivo»: ovvero un’acqua alta prevista fino a 125-130 centimetri, che invece si è fermata a 117. Tanto basta per le prime reazioni del mondo portuale che fa fatica a nascondere l’insofferenza per il blocco delle attività: «Dovevano fermarlo ora basta con i test».
VENEZIA Dopo il test con lo scirocco e la marea arrivata a 132 centimetri il 3 ottobre scorso e dopo quello dell’altro ieri con la bora che ha spinto l’acqua a 144 a Chioggia (139 a Malamocco e 135 al Lido), ieri per il Mose è stata una «passeggiata». Anche perché per la prima volta – al terzo sollevamento in condizioni di emergenza per difendere la città, il secondo in due giorni – le grandi dighe gialle si sono trovate davanti il primo «falso positivo»: ovvero un’acqua alta prevista fino a 125-130 centimetri dal Centro maree del Comune di Venezia, sfiorando quindi quella quota che in questa fase provvisoria, a Mose non ancora ultimato, fa scattare la chiusura, ma che alla fine si è rivelata più bassa, con un picco di 117 a Lido e Chioggia e 116 a Malamocco.
Un livello che comunque, senza Mose, avrebbe messo sott’acqua un quarto della città, mentre in piazza San Marco ci sarebbero stati una trentina di centimetri. In ogni caso in tutta la laguna la quota è rimasta per ore a 45-50 centimetri. Le operazioni erano iniziate alle 7.01 e in poco più di un’ora, alle 8.28, le dighe erano sollevate, lasciando la città all’asciutto. Alle 14.30 è stata avviata la procedura di abbattimento e prima delle 15 le bocche di porto sono nuovamente state riaperte al traffico navale. A decidere il sollevamento sono state il supercommissario del Mose Elisabetta Spitz e il provveditore Cinzia Zincone, preoccupate dalla bora, che giovedì aveva fatto toccare un picco elevato in mare, ma anche un notevole dislivello in laguna: mentre
Venezia era stata stabile intorno a mezzo metro, a Chioggia l’acqua è arrivata fino a 91. «Se non ci fosse stato il Mose a Chioggia l’acqua sarebbe potuta arrivare a 150-160», afferma il direttore del Centro Maree Alvise Papa.
Papa spiega poi come mai la marea è stata più bassa del previsto. «La concomitanza di due sistemi ciclonici ci aveva portato a prevedere condizioni molto violente sulla linea di convergenza e infatti giovedì c’è stata la tromba d’aria a Sottomarina, un fenomeno che di solito arriva a giugno, mai a metà ottobre - spiega - Si doveva poi innescare una sessa, con in più una marea astronomica più alta di giovedì: 84 rispetto a 81 centimetri. Ma poi è arrivata una tempesta in mare che ha smorzato l’onda di ritorno». Infatti alle 8.25 la marea era già a 107 al Lido, ma poi è calata fino a 100, risalendo dopo mezz’ora: e probabilmente senza questo fenomeno rapido si sarebbero toccate le quote previste. Ieri, peraltro, per la prima volta in città non sono state azionate le sirene che annunciano l'allarme e che ieri avrebbero dovuto suonare due volte, come si fa per le acque alte tra 120 e 130: il Mose è infatti stato alzato tre ore prima del picco di marea e il Comune ha ritenuto che non ci fosse alcuna emergenza da comunicare. Giovedì invece c’erano stati i tre suoni, che avevano creato un po’ di scompiglio tra i veneziani, indecisi se mettersi gli stivali o fidarsi delle dighe. Oggi dovranno farlo perché è prevista una marea di 105-110 e il Mose non ci sarà. L’alzata di ieri è stata importante anche perché ha consentito di testare due sollevamenti consecutivi: le squadre di tecnici (un centinaio alle bocche di porto e una quarantina all’Arsenale) hanno lavorato per la prima volta su un doppio turno, garantendo un presidio H24. «L’opera sta contribuendo fortemente alla salvaguardia della laguna - ha detto soddisfatto il ministro Federico D’Incà - ora si continuerà a lavorare per renderla efficace e completarla nella massima trasparenza».
Il «caso» sirene Giovedì hanno suonato e i veneziani non sapevano se mettere gli stivali. Ieri no