Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I porti adriatici e l’effetto cinese
Ma
la mossa cinese ha spiegazioni più articolate, perché più d’una sono le partite giocate da cinesi, tedeschi, danesi, americani etc. su più tavoli italiani - tali solo per espressione geografica. La soppressione della linea feeder adriatica è compatibile con la strategia monopolistica che il cartello dei grandi armatori globali sta applicando per difendere i propri profitti anche nel dopo Covid-19: ridurre l’offerta di stiva - meno servizi e navi più piccole - per aumentare i prezzi dei noli: alla faccia delle varie autorità di regolazione dei trasporti e di garanzia della concorrenza! Ma è anche mossa coerente con la partita globale Usa-Cina: dietro alla decisione triestina non è difficile intravvedere l’ombra del pressing americano e del cerchiobottismo della politica estera «cinese» dell’Italia: una politica che rischia di far prendere al nostro Paese sonori ceffoni da entrambi i vasi di ferro - Usa e Cina - tra i quali ci stiamo intromettendo come vaso di coccio. La terza partita rilevante è quella geoeconomica per il controllo dei profitti ottenibili sui diversi anelli delle catene logistiche globali: quello marittimo, quello portuale e quello logistico. I cinesi stufatisi di guadagnare solo (e poco) come «fabbrica del mondo» cercano da anni di impossessarsi anche di quote rilevanti del business del trasporto e della logistica, spesso più redditizio di quello manifatturiero. Sulla relazione Asia-Europa i cinesi hanno fatti passi da gigante sull’anello marittimo. I tedeschi dominano incontrastati la distribuzione terrestre in Europa. I porti europei sono l’ultimo oggetto di scontro. Anche quelli italiani: quelli meridionali, come Taranto, e quelli alto adriatici e alto tirrenici, concupiti per la loro posizione geografica privilegiata. Tutte partite nelle quali l’Italia è assente: senza una politica degna di questo nome e con operatori marittimi, portuali e logistici che, in mancanza di coordinamento strategico, perseguono il loro «particulare», che il mercato - tutt’altro che concorrenziale - non contribuisce a trasformare in interesse generale. I nostri bagnasciuga, quello alto Adriatico ancor più di quello alto tirrenico, sono oggi solo terreno di scontro tra potenze straniere. Assenza del governo italiano che nel caso dell’alto Adriatico non è sostituito da presenze delle regioni Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia che, quando si accorgono del problema, agiscono inevitabilmente da «polli di Renzo».