Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Nuove misure, il Veneto vuole trattare
Zaia evita lo scontro ma chiede modifiche al Dpcm. Poi attacca i medici di base: «Non stanno collaborando»
Una giornata convulsa iniziata con segnali distensivi da parte di Zaia («Non andremo allo scontro con il governo») ma chiusa con richieste di modifica al Dpcm che torna a proporre misure draconiane per contenere il virus.
«Il Veneto non andrà allo scontro. Porteremo avanti le nostre ragioni senza fare i fenomeni, perché il Covid ha insegnato a tutti l’umiltà». Così preannunciava il presidente Luca Zaia ieri, durante la conferenza stampa di mezzodì, e così è stato nel pomeriggio, nella lunga riunione in cui l’esecutivo ha discusso con i territori le restrizioni contenute nel nuovo Dpcm.
Nonostante arrivassero pressioni da più parti, e finanche minacce dall’estrema destra («Zaia attento, se coprifuoco o lockdown coi veneti ti costa 10 volte più cara di De Luca» ha twittato il leader veronese di Forza Nuova Luca Castellini), e nonostante i dati epidemiologici si confermino meno preoccupanti rispetto al resto del Paese, il Veneto si è infine allineato, accettando il giro di vite e limitandosi ad alcune richieste di ritocco contenute in una lettera condivisa con le altre Regioni. C’è stata, invece, e una chiamata in causa, questa sì dai toni forti, nei confronti dei medici di base, accusati di «non collaborare».
Partiamo dai dati: ieri ci sono stati 1.619 positivi in più, per un totale di 16.061 contagiati, ma i nuovi ricoveri si sono fermati a 25 in più e le terapie intensive a 9 in più, per totali rispettivamente di 641 e di 76 ancora lontani dalle soglie di 900 e 150 previste per la «fase gialla» con l’attivazione dei covid hospital. La mortalità è allo 0,27% sottolinea la Regione, che con l’assessore alla
Protezione civile Gianpaolo Bottacin evidenzia come l’incidenza dei positivi sul totale dei tamponi sia passata dal 15% di marzo al 7% di oggi.
«Parlo per il Veneto - ha detto Zaia durante il vertice con i colleghi e il governo - i dati sono questi e io mi affido ai dati per elaborare una strategia. Non guardo più il numero dei contagiati perché la maggior parte sono asintomatici. Una situazione radicalmente diversa rispetto alla prima ondata. Qui il tema dell’appropriatezza dei ricoveri è fondamentale, ci sono Regioni che ospedalizzano per una febbre per rimandare il cittadino a casa dopo tre giorni. Questi pazienti potrebbero essere seguiti dalla medicina territoriale, invece non abbiamo ancora la collaborazione dei medici di base che ci aiuterebbe anche nel tracciamento; se tutti devono fare sacrifici perché la medicina territoriale non deve collaborare?». E ancora: «Va modificato il piano di sanità pubblica: i tamponi vanno fatti solo ai conviventi e ai sintomatici». Fermo restando che il Veneto è pronto a ricorrere ai tamponi rapidi in autosomministrazione - come i test di gravidanza o quelli per la glicemia -, si attende solo la validazione del ministero della Salute.
A questa presa di posizione si aggiunge quella, collettiva, contenuta nella lettera spedita a nome dei presidenti dall’emiliano Stefano Bonaccini, in cui si chiede l’estensione della didattica a distanza fino al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università (altra richiesta partita dal Veneto), l’allungamento dell’orario di chiusura per i ristoranti alle 23 per i ristoranti e alle 20 per i bar e l’eliminazione dell’obbligo di chiusura domenicale; il salvataggio dei comprensori sciistici; la chiusura dei centri commerciali nei fine settimana, con l’eccezione di alimentari e farmacie; la possibilità di valutare le chiusure relative a palestre, piscine, centri sportivi, cinema, teatri, «valutando i dati epidemiologici di riferimento». L’intento sarebbe quello di allentare le restrizioni nelle Regioni, come il Veneto, in cui i contagi appaiono tutto sommato sotto controllo.
La linea politica, comunque, è di collaborazione con Roma e i toni di Zaia sono ben diversi da quelli utilizzati dal leader della Lega Matteo Salvini: «Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra non morire di fame, e in tal senso vanno prese di pari passo misure di sostegno ai settori più colpiti, e non morire di covid, garantendo a tutti le cure necessarie. Anche se siamo convinti che qui non sia necessario il lockdown o il coprifuoco, ci adegueremo alle decisioni del governo nella consapevolezza che il virus non conosce confini e che se certe misure vengono stabilite è perché sono gli scienziati a consigliarle».
Vista la durezza del nuovo Dpcm Zaia verificherà l’opportunità di emanare l’annunciata ordinanza regionale che avrebbe dovuto contenere semplici «misure di alleggerimento» in tema di mascherine, assembramenti e scuola. Sempre nei prossimi giorni il governatore valuterà se abbia senso o meno firmare un’ordinanza «estensiva», come consentito se controfirmata dal ministro della Salute.
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