Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bomba day, 7 ore di attesa: multe a chi sgarra
Al via alle 6 l’evacuazione di 600 persone. Bus navetta al posto dei treni per Venezia, modifiche Actv
MESTRE Chi lavora o studia in via Torino si era già abituato nei giorni scorsi alla vista dei mezzi dell’esercito, questa mattina tocca anche ai residenti del quartiere Aretusa, agli automobilisti e ai camionisti che normalmente corrono su via della Libertà, ai pendolari che si spostano tra laguna e terraferma in treno o in autobus.
Per la seconda volta dall’inizio dell’anno la città si sveglia nella consapevolezza che, a cavallo tra Venezia, Mestre e Marghera, una squadra di specialisti è impegnata a disinnescare una bomba aerea da 500 libbre, un carico di tritolo da 130 chili che, se esplodesse, causerebbe danni per circa un chilometro.
L’ordigno scoperto il mese scorso nel cantiere del campus di Ca’ Foscari
è identico a quello neutralizzato a febbraio in via Galileo Ferraris, ma se nove mesi fa si era deciso di liberare un’area di un chilometro e mezzo di raggio, questa volta ci si è limitati a «soli» cinquecento metri; merito del sistema di contenimento, una prima assoluta in Italia: l’Ottavo genio paracadutisti di Legnago ha deciso di costruire attorno alla bomba un bunker componibile così da poter ridurre la «zona rossa», l’area di sicurezza entro cui non può muoversi o restare nessuno.
Questa scelta, combinata al diverso posizionamento dell’ordigno, ha permesso di scongiurare l’isolamento del centro storico, che invece nove mesi fa era stato tagliato dalla terraferma per la mattinata, visto che il cerchio di rispetto finiva per includere anche il ponte della Libertà e il canale di San Secondo.
Oggi i mezzi pubblici continuano a muoversi, aggirano la zona vietata deviando il loro percorso (e lungo le deviazioni non è prevista fermata) ma arrivano a destinazione; anche Trenitalia, che pure ha i binari compresi nell’area interdetta, assicura il collegamento tra Venezia e Mestre con degli autobus sostitutivi tra le 7 e le 13. Certo, quando a metà mattinata la bomba si muoverà verso il mare tutti dovranno fermarsi, ma si tratterà di pochi minuti.
Dalle 6 c’è il via alle operazioni di evacuazione del quartiere Aretusa, l’unica zona residenziale compresa nell’area rossa: i circa 600 abitanti hanno dovuto lasciare le loro case, trovando riparo da amici e parenti (isolamenti da pandemia permettendo) o rifugiandosi nel primo punto di raccolta previsto dal Comune, il patronato della parrocchia San Giuseppe di viale San Marco, dove protezione civile e croce verde sono pronti con caffé, té e cornetti, oltre a fornire assistenza a chiunque sia in difficoltà (sempre rispettando le prescrizioni sanitarie per ridurre i rischi di contagio). Certo, qualcuno potrebbe decidere di abbassare le tapparelle e staccare il citofono, preferendo il rischio a una levataccia domenicale, ma potrebbe pagare un conto salato: chi venisse sorpreso entro la zona rossa sarebbe accusato di violazione dell’ordine dell’autorità e rischierebbe una multa che parte da 206 euro.
A febbraio una squadra di agenti della polizia locale passava per le strade con il naso rivolto ai balconi, questa volta, con un’area più piccola da battere, sono state addirittura predisposte delle specifiche pattuglie «anti-sciacallaggio».
Per le 13, comunque, tutto dovrebbe essere concluso: la bomba brillerà al largo, davanti al Lido, e tutti potranno rientrare a casa propria.
Brillamento
L’ordigno della seconda Guerra mondiale sarà fatto brillare in mare aperto portato là da Marghera