Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Sci, il Veneto vuole trattare
Zaia spinge per aprire con un protocollo a Natale. «Solo per chi pernotta in hotel? Non basta»
VENEZIA Stop allo sci a Natale, il governatore Zaia non molla e chiede a Roma l’apertura degli impianti con in protocollo sicurezza. Andando oltre la proposta di mediazioni delle Regioni. Oggi nuovo vertice.
Arno Kompatscher
È ormai evidente che per l’avvio della stagione sciistica attualmente mancano tutti i presupposti Dobbiamo lavorare per creare le condizioni per poter partire dopo Capodanno
Luca Zaia
Se il principio carine sarà il divieto di assembramento, sarà difficile spiegare i motivi per cui il teatro è chiuso e lo “struscio” è aperto, la pista da sci è chiusa e l’happy hour ha la piazza piena
VENEZIA Nonostante i timori per il possibile cambio di fascia, il presidente del Veneto Luca Zaia insiste nel chiedere al governo l’apertura degli impianti sciistici a Natale. Nessun passo indietro, nonostante dall’Alto Adige all’Austria si moltiplichino gli scettici sulla ripartenza della stagione invernale e lo stesso assessore regionale al Turismo, Federico Caner, sottoscriva una proposta che ridimensiona i propositi iniziali limitando l’accesso alle piste ai soli proprietari delle seconde case e agli ospiti degli hotel: «Questo è il minimo sindacale - taglia corto Zaia - non è la proposta delle Regioni e di certo non è quella che abbiamo messo sul tavolo della trattativa con Roma, che continua».
Il presidente, insomma, non molla, convinto com’è che fermare gli sport invernali significherebbe la morte certa per l’economia del Bellunese e un’ulteriore spinta allo spopolamento dell’area dolomitica (da cui se ne vanno mille persone ogni anno): «Lo ripeto per l’ennesima volta, la salute viene prima di tutto ma non possiamo fingere di non vedere che l’intera provincia di Belluno di questo vive, ci sono famiglie che con i proventi della stagione campa tutto l’anno » . Si va avanti, quindi, anche se i dati dell’epidemia non sono confortanti e ad ammetterlo è lo stesso Zaia: «Con tremila ricoveri tra area non critica e terapie intensive abbiamo abbonvo dantemente superato il picco di marzo, che fu di 2.400 letti occupati. La curva è in stallo, abbiamo raggiunto il plateau, ma a preoccuparci è l’indice di contagio, l’Rt: siamo a 1,20, tra i più alti a livello nazionale. Se ci mettiamo poco impegno nel distanziamento sociale, se non evitiamo gli assembramenti, rischiamo che si rialzi e potremmo finire in zona arancione. Chissà, magari allora torneremo ad apprezzare di più quella gialla, che è stata vissuta da qualcuno come una grande restrizione». Ieri Regioni e governo si sono confrontate a lungo sui contenuti del nuovo Dpcm (quello vecchio scade giovedì) ed un nuovo incontro è previsto per questa mattina. Sul tavolo ci sono le misure con cui saremo chiamati ad affrontare le vacanze di Natale, dai cenoni alle visite ai parenti, dallo shopping alla settimana bianca. «Vanno chiariti bene i principi base di un provvedimento fondamentale, visto che esplicherà i suoi effetti nel mezzo del covid, dell’arridell’influenza, dell’inizio della campagna vaccinale - commenta Zaia -. Se tra questi principi ci sarà il divieto di assembramento, allora non si potranno chiudere i teatri, i cinema e le piste da sci ma lasciare aperti i negozi. È difficile spiegare i motivi per cui il teatro è chiuso e lo “struscio” è aperto, la pista da sci è chiusa e l’happy hour ha la piazza piena».
Il presidente tiene a precisare che «questa è la posizione della Conferenza delle Regioni» ma con il passare delle ore si moltiplicano i distinguo. Secondo il governatore altoatesino Arno Kompatscher, ad esempio, «è ormai evidente che per l’avvio della stagione sciistica attualmente mancano tutti i presupposti. Dobbiamo lavorare per creare le condizioni per poter partire dopo Capodanno». E anche oltreconfine, dove guardano con timore le Regioni paventando un rischio dumping, invocando misure uguali in tutta l’Ue e arrivando a considerare la chiusura delle frontiere alpine, le convinzioni sembrano meno granitiche: «L’inverno è lungo. Siamo solo all’inizio. Anche se partissimo solo a gennaio, avremmo ancora parecchio da fare - ha detto il presidente del Consorzio dei comuni tirolesi e sindaco del centro sciistico Soelden, Ernst Schoepf -. Per il momento né in Austria né in Germania i numeri consentono una riapertura».
Di qui, e alla luce della posizione assunta dall’Oms («Il rischio non è lo sci in sé ma gli aeroporti, i bus, i resort, i rifugi dove le persone si riuniscono in grandi numeri» ha precisato il capo delle emergenze Mike Ryan), la proposta di mediazione firmata dagli assessori al Turismo di Veneto, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia Bolzano e Trento, che «per evitare un completo tracollo del settore turistico invernale», prevede la possibilità di aprire gli impianti di risalita solo per gli ospiti degli alberghi e delle seconde case. Un’ipotesi benedetta dal presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli: «La riteniamo seria e praticabile, dà garanzie sotto il profilo sanitario consentendo contemporaneamente la sopravvivenza delle imprese».
Ma Zaia, come detto, non è convinto: «Non è questa la base della trattativa».