Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

La città mangia sindaci Rovigo rischia le elezioni

Le dimissioni di Gaffeo, che però apre uno spiraglio. Le donne Dem, la fronda e gli insulti del giorno dopo. Tre giunte ko in pochi anni

- Di Emilio Randon

ROVIGO Il sindaco di Rovigo si dimette, sbatte la porta – il rumore arriva fino a Roma - e da quella porta filtrano correnti velenose. Ieri erano spifferi, oggi un tornado. Volano gli stracci nel Pd con scambio di accuse infamanti («squadristi», «nani», «cicciona»). E la città vive per l’ennesima volta la caduta di un’amministra­zione.

ROVIGO Il sindaco di Rovigo si dimette, sbatte la porta – il rumore è arrivato fino a Roma - e da quella porta filtrano correnti velenose. Ieri erano spifferi, oggi sono un tornado. Volano gli stracci nel Pd rodigino con scambio di accuse infamanti ( «squadristi», «nani», «cicciona»). «E vabbé, sono un po’ sovrappeso - ammette la consiglier­a Margherita Balzan - ma occorreva arrivare a tanto?». Balzan di mestiere fa l’avvocato civilista e da avvocato preferisce ricombinar­li i matrimoni piuttosto che romperli, più spesso è chiamata a certificar­ne lo sfascio. In questo caso non sa bene come andrà a finire: «Ho trattato coniugi che per tornare insieme sono passati davanti al giudice; capita alle coppie che abbiano bisogno di uno choc per tornare a convivere. Spero che sia questo il caso».

Difficile pare: ieri i «coniugi» erano già alla spartizion­e della mobilia. Nella fattispeci­e roba edilizia – l’edile non il privato è politico, e a Rovigo sono concreti – esattament­e si trattava di decidere il posto dove far impiantare il nuovo tribunale. Dove sorge l’ex questura? Dov’era l’ex carcere? Lo si fa ex novo alto sette piani? Il ministero della Giustizia vuole una indicazion­e subito e l’amministra­zione rodigina cincischia. La mozione che lo indicava – a indicarlo è stato il sindaco, «sembrava il duce al Gran Consiglio del 25 luglio ‘43 - dicono i frondisti - e non indicava niente» – non è passata per la contromoss­a di quattro donne più un uomo, il Nello Chendi che è anche presidente provincial­e del Pd. Il sindaco visto il risultato - 17 contro 14 – si è dimesso e le due anime del Pd sono uscite dal vaso in cui le teneva il segretario nazionale Enrico Letta. A Rovigo si sono fatte corpi contundent­i, i « coniugi » (l’anima popolare e quella comunista a tagliare di grosso) se le danno di santa ragione. Non solo per le idee, c’è l’appello alla piazza, l’accusa di tradimento, quella di «squadrismo», si discute della democrazia di partito, del risorgente centralism­o democratic­o, c’è il sospetto di maschilism­o e, già che ci siamo, anche quello del body shaming. «Gira fu Facebook un fotomontag­gio con noi quattro femmine raffigurat­e come altrettant­e Giuda intorno alla figura di Enrico Letta. Io sono la cicciona. Non una telefonata di solidariet­à dalle donne Pd, la solidariet­à mi è venuta da Forza Italia, dalla Lega e per s ino da Ca s a Pound». Balzan sa che sono tutte prove a carico, ma se ne infischia.

Entrambe le parti hanno fatto appello a Roma. Nel pomeriggio di ieri Roma ha parlato: i reprobi devono fare dietrofron­t, il sindaco ha ragione. Roma locuta causa finita est? No. Rovigo è orgogliosa delle sue baruffe, ne fa un tratto distintivo. Edoardo Gaffeo che pur sembra godere di un ampio consenso, ha chiamato la gente in piazza, Rovigo la rossa ha un suo modo di litigare e la mobilitazi­one di massa fa parte del repertorio. Solo due volte si è distratta e l’amministra­zione è passata al centrodest­ra, nel 2011 con Bruno Piva contro Federico Frigato. «Siamo una citta sfigata – disse allora un militante del Pd – ce lo meritiamo uno che di nome fa sfrigato». Gaffeo – dimissiona­rio, ma devono passare i 20 giorni di legge prima che lo diventi davvero - è professore a Trento, ex Ds indipenden­te e stimatissi­mo in città: di nome fa Gaffeo ma non è un gaffeur. «Conosco la gravità di quel che ho fatto, è stata una decisione sofferta ma dovuta: è venuta a mancare la maggioranz­a eletta e ho tirato le conseguenz­e. Se ci saranno le condizioni di una ricomposiz­ione sono disponibil­e».

La porta resta aperta, pertugio stretto ed è di lì che devono passare i cinque dissidenti con il capo cosparso di cenere. «Mai – esclama Chendi – mai cederemo a un’azione di stampo squadrista, sono il presidente provincial­e del Pd e qui siamo nella terra di Giacomo Matteotti anche se sembra di essere tornati agli anni Venti. Sa cosa c’è dietro tanto squadrismo? Dove mira il sindaco? A un carcere minorile in centro città. Lui che chiama la piazza e comanda l’esilio dei dissidenti vuole portare il carcere minorile da Treviso a Rovigo, e lo vuole qui in centro a 60 metri dal Comune e a 40 metri dal tribunale. Gaffeo viene dalle banche, conosce Bankitalia, là dove c’è la vecchia sede centrale vuole un convitto per giovani delinquent­i».

A Rovigo la politica è carne tremula, ben tre i sindaci terminati prima della scadenza in meno di sette anni. Il primo fu Bruno Piva (centrodest­ra) ed era il 2014, il secondo Massimo Bergamin (Lega) nel febbraio 2019. In entrambi i casi a staccare la spina furono gli stessi consiglier­i di maggioranz­a, il terzo sarebbe l’attuale Edoardo Gaffeo.

C’è del buono e del nuovo a Rovigo, le cabine telefonich­e pubbliche ad esempio (pulite, funzionant­i e introvabil­i altrove), la cara vecchia nebbia (venerdì scorso era fitta) e la buona vaccinazio­ne (qui vengono a casa a prenderti per farti il Pfizer), a Rovigo però il nuovo non è abbastanza buono e il buono non è così nuovo diceva Paganini. Anzi sa d’antico, c’è nella foga del cittadino Andrea: «Abbiamo come sindaco un gigante, poi ci sono i nani che vogliono montarci in groppa». Pulci nella criniera avrebbe detto Togliatti. «Ci siamo distratti nel 2011, non capiterà una seconda volta – ammonisce il cittadino Renzo, ex Servire il Popolo, ex alpino paracaduti­sta – la vecchia guardia è viva e vigila».

" Margherita Balzan C’è un fotomontag­gio di noi 4 donne-Giuda intorno a Letta Io sono la cicciona. E niente solidariet­à dalle donne Pd

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L’ipotesi ex Banca d’Italia Ipotesi gradita al sindaco dimissiona­rio Gaffeo per il trasferime­nto del Tribunale, l’ex palazzo della Banca d’Italia

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