Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il grido degli operatori: fateci lavorare

La protesta a Venezia con valigie e mutande. Il vicesindac­o: «I vip li aiutino»

- Camilla Gargioni

VENEZIA Trolley vuoti fatti risuonare sui masegni e abbigliame­nto intimo sventolato all’aria perché «siamo rimasti in mutande». È la protesta dei portuali, senza lavoro da ormai oltre un anno. «Vogliamo solo lavorare», hanno detto ieri in campo Santo Stefano, e per farlo, «servono le crociere» e «garanzie da Roma». A portare loro la solidariet­à dell’amministra­zione il vicesindac­o leghista Andrea Tomaello: «I vip aiutino i lavoratori, non i comitati No Nav».

"Tommasini Siamo oltre 4 mila, chiediamo di lavorare: in qualsiasi terminal

VENEZIA Biancheria intima lanciata in aria al grido «siamo rimasti in mutande». Trolley vuoti fatti «rimbalzare» sui masegni, una valigia con la scritta: « Vivo dove lavoro, senza il porto devo far le valigie e lasciare Venezia». Erano più di trecento ieri mattina in campo Santo Stefano i lavoratori di tutta la filiera che ruota attorno al terminal crociere della Marittima, dai portabagag­li a steward e accompagna­tori turistici compresi, riuniti nel comitato Venezia lavora. La prima nave (la Msc Orchestra) arriverà il 5 giugno, ma i lavoratori invocano risposte e progettual­ità in tempi brevi. «Siamo 1700 lavoratori diretti, 4255 indiretti — sot tol inea Vladimi ro «Igor» Tommasini, presidente del comitato —. Chiediamo di lavorare: da nove anni dal decreto Clini-Passera, il governo risponde con un concorso di idee. Servono soluzioni, che si analizzino quelle che ci sono. E si ascoltino le persone: dove le navi le mettono, noi lavoriamo. Il comitato è nato per convogliar­e la disperazio­ne, dopo 18 mesi è difficile tenere: c’è anche chi mangia una volta sola al giorno». Tommasini si riferisce al decreto che prevede un concorso di idee per trovare un nuovo porto per le grandi navi da crociera e i container fuori dalla laguna. «Gli armatori si stanno già spostando al Pireo, a Ravenna, perché Venezia è da nove anni che non dà risposte», aggiunge Luca Pitteri della cooperativ­a di portabagag­li Venezia 1937. Francesca Antonini della Vta (Venice Tourist Assistance, che fornisce addetti ai terminal) regge tra le mani una valigia di cartone, legata dallo spago: «Si vive dove si lavora: non voglio emigrare» dice. Dietro di lei sventola una bandiera del comitato Mamadou Diaw, quasi trentenne: vive a Mestre, è arrivato nel 2010 dal Senegal. «Sono portabagag­li a chiamata, ho lavorato per sei stagioni — spiega —. Dopo la disoccupaz­ione, non ero nella categoria che aveva diritto ai ristori: mi sono trovato senza niente all’improvviso». La manifestaz­ione si sposta in campo San Maurizio, mentre una delegazion­e sale in Prefettura.

«Siamo simbolicam­ente al funerale del porto — dicono — non siamo solo lavoratori della crocierist­ica, siamo persone vivono a Venezia e la fanno vivere». Tra i cori «vogliamo lavoro, il porto è vita», prende il megafono il vicesindac­o Andrea Tomaello: «Alle navi dico di venire: il 5 giugno dovremo accoglierl­a, non buttarci in acqua per fermarla. E ai vip che sostengono le collette del comitati, che le facciano per i veneziani rimasti senza lavoro». Tra i vip c’è Emma Thompson, l’attrice britannica e cittadina veneziana che ha sostenuto la raccolta fondi del comitato No Nav per pagare alcune multe ingiunte agli attivisti. «L’unica soluzione a breve è il canale nord lato nord a Porto marghera: prima il governo lo capisce, prima farà un piacere alla città — sottolinea Simone Venturini, assessore al Turismo —. Invito ad abbassare i toni, che non ci sia una guerra civile in città quando arriverann­o le navi alla Marittima: i responsabi­li dell’inerzia sono a Roma, non i lavoratori del porto». La prefettura si farà portatore delle istanze dei lavoratori a Roma. Intanto, i portuali si preparano a creare un comitato di benvenuto per l’arrivo della prima nave.

"Venturini L’unica soluzione a breve è il canale nord. No alla guerra civile

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La protesta Degli operatori del porto (Foto Vision)

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