Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I locali, la pioggia e le prime multe
Alajmo (Appe): «Lo Stato dia regole chiare»
PADOVA Se scoppia un’acquazzone oppure «in caso di temporale o forte vento, che di fatto rendano impossibile continuare a somministrare all’aperto » , i clienti seduti ai tavolini di un ristorante possono ripararsi all’interno del locale e concludere la cena? L’ha chiesto l’Associazione provinciale pubblici esercizi (Appe) al prefetto di Padova, con una lettera del 23 aprile: «A nostro avviso, le “cause di forza maggiore” dovrebbero poter consentire di proseguire il servizio all’interno dei locali, anche per evitare di dare un disservizio ai consumatori», si legge nella missiva.
L’ipotesi non è poi così peregrina. È accaduto sabato alla trattoria La Molinara di Verona, quando la pioggia ha spinto l’oste a far accomodare ventidue avventori all’interno. Risultato: locale chiuso per cinque giorni e 400 euro di multa a ciascun cliente.
Il prefetto di Padova, Renato Franceschelli, ha replicato così ai dubbi dell’associazione di categoria: «Si precisa - si legge nel documento inviato all’Appe - che le cause di forza maggiore andranno valutate caso per caso dai singoli organi accertatori e non potranno essere predeterminate a priori in via generale e astratta».
Una spiegazione che non piace affatto agli esercenti. «Quella del prefetto è una nonrisposta - dice il presidente dell’associazione, Erminio Alajmo - che arriva in un momento in cui ristoratori e baristi sono allo stremo e hanno bisogno di regole chiare. Altrimenti andiamo nel panico. Se piove dovremmo limitarci a sperare di incappare in un controllore di buonsenso? Ci sono in ballo multe salate per i nostri clienti e il rischio di vederci chiudere il locale: lo Stato ci deve dire come comportarci quando le condizioni meteo peggiorano all’improvviso».
Le sanzioni a La Molinara di Verona non sono state le uniche, in questo fine settimana da fascia gialla. Sabato a Lozzo Atestino (Padova) i carabinieri hanno scoperto una festa allestita all’interno di una vecchia serra ormai in disuso, trasformata per l’occasione in discoteca. Tredici le persone denunciate per violazione delle prescrizioni anti-Covid e per invasione di terreni ed edifici.
A Vittorio Veneto, domenica carabinieri e polizia sono do dovuti intervenire in Piazza del Popolo dove, nonostante il divieto della questura, nel pomeriggio una quarantina di manifestanti si era data appuntamento per manifestare contro le restrizioni anti-Covid. L’area era stata transennata ma si sono registrati ugualmente attimi di tensione, dopo che alcuni no-mask si sono radunati in uno dei bar della piazza.
Devis Bonaldo, l’organizzatore dell’iniziativa, è andato su tutte le furie: «Nonostante i divieti, noi non arretriamo. Ci è stato negato il diritto a manifestare, tutelato dalla Costituzione. Lo consideriamo un precedente pericoloso e siamo già pronti a organizzare nuove manifestazioni nelle prossime settimane».
Vigilanza serrata anche su Vicenza. In tutta la scorsa settimana le forze dell’ordine hanno controllato 2.743 persone, multandone 63 per violazione delle norme anti-contagio. Tre invece gli esercizi pubblici finiti nei guai e segnalati alla prefettura per eventuali sanzioni o provvedimenti di chiusura temporanea.
A Venezia nel weekend la polizia locale ha comminato una decina di multe. Una di queste ha riguardato anche un noto locale di fondamenta Ormesini, per il quale ora potrebbe scattare la sospensione dell’attività.
Infine, a Jesolo un ristorante «reo» di aver servito i clienti in una sala aperta su due lati (la regola prevede che i tavolini si trovino in un’area arieggiata almeno su tre direzioni), è stato sanzionato con 400 euro di multa e l’ordine di tenere abbassate le serrande per i prossimi cinque giorni.
(ha collaborato R. Polese
e G.M. Collicelli)
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I no mask Nonostante i divieti già pensiamo a nuove manifestazioni