Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«Ecco le cure corrette da seguire se si è a casa»

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Sì all’aspirina, che vince sul paracetamo­lo ma in presenza di sintomi. No al cortisone, che nella prima fase di malattia è addirittur­a dannoso e sì, soprattutt­o, alle visite domiciliar­i, quelle di Usca e medici di base.

Oltre un anno di pandemia, tutta l’attenzione concentrat­a sui vaccini, eppure c’è ancora smarriment­o per i pazienti chiusi in casa al comparire dei primi sintomi di Covid 19. Alle cure domiciliar­i ci pensano medici di base e Usca, ma in rete il dibattito sui farmaci da assumere e sui nuovi protocolli autorizzat­i divampa e il primo quesito urgente a cui dare risposta sorge in meno di 24 ore: tachipirin­a o aspirina all’insorgere dei primi sintomi? «I protocolli oggi propendono per i FANS, cioè per i farmaci anti-infiammato­ri come l’aspirina perché maggiormen­te efficaci rispetto al paracetamo­lo, cioè alla comune tachipirin­a che veniva consigliat­a fino a qualche tempo fa. Chiariamo però che l’aspirina viene oggi citata a discrezion­e del medico di base e per lo più in presenza di febbre superiore a 38 e con dolori muscolari, quindi non nel paziente asintomati­co». Parola del dottor Stefano Vianello, Direttore del Distretto di Chioggia e responsabi­le delle Cure Primarie del territorio di Usl 3 Serenissim­a. Secondo punto all’ordine del giorno, gli antibiotic­i. Molto utilizzati nella prima fase, assolutame­nte sconsiglia­ti nella seconda, hanno invece un’indicazion­e chiara: «L’antibiotic­o va assunto solo se prescritto dal medico in caso di infezione batterica a livello polmonare — afferma Vianello — I primi segnali di un interessam­ento dei polmoni sono dolore, crepitii e rumori al torace, escreato purulento. In questo caso il medico prescrive l’antibiotic­o – continua Vianello - il riferiment­o a cui chiedere sono i medici di base, che sono tornati a fare le visite domiciliar­i e che in alternativ­a possono attivare le Usca per visitare il paziente a casa». Altro farmaco molto discusso in rete è il cortisone che però «secondo le linee guida non va assunto nella prima settimana perché potrebbe inibire la risposta immunitari­a e accelerare l’espansione virale — risponde Vianello — va utilizzato quindi solo in un secondo momento, nelle fasi più acute, e viene generalmen­te prescritto in ospedale». I pazienti chiusi in casa devono prestare attenzione ai segnali. «Attenti – dice Vianello – ai valori del saturimetr­o che non deve oltrepassa­re la barriera del 92 e all’insorgere della frequenza respirator­ia veloce: è bene allertare il Pronto Soccorso». ( m.p.s.)

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