Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Coraggio, intuito, organizzazione Tre pilastri per cementare i sogni
Nella (breve) storia dell’Imoco nessun particolare lasciato al caso
Coraggio, intuito, programmazione. Sembra facile metterli insieme ma bisogna provarci. Sembra, appunto. E, a volte, nemmeno basta e deve intervenire anche un pizzico di fortuna, che nello sport, spesso, una sua valenza ce l’ha.
Coraggio, intuito, programmazione. Intanto il coraggio. Quello di Piero Garbellotto e Pietro Maschio che, nel 2012, si sono guardati attorno e si sono detti che sì, quel titolo sportivo lasciato a terra da Parma nella massima serie del volley femminile potevano prenderlo loro. E rimettere Conegliano, dopo la breve esperienza targata Spes- Zoppas, nell’Olimpo della pallavolo nazionale. Un azzardo? Quinti alla fine della stagione regolare e prontivia in finale scudetto, sconfitti da Piacenza. Un azzardo? Neanche tanto. Coraggio, si diceva. Quello che serve per andare a cercare, convincere e mettere sotto contratto giocatrici di primissimo livello. Maschio diventa l’uomo-mercato della società e non sbaglia un colpo. Mi piace, la voglio, la prendo. Non sempre, ché nessuno è infallibile, ma insomma molto spesso. E non solo: se parte una fuoriclasse ne arriva un’altra che mette una marcia in più in un motore già pieno di cavalli. Un caso per tutti, al palleggio: parte Skorupa, considerata il top a livello femminile in regia, arriva Wolosz. Polonia per Polonia ma senza perderci niente. Anzi, il contrario, almeno a giudicare dai risultati.
Intuito, poi. Quello che ti porta ad andare a bussare alla porta di una stella come Paola Egonu e farle capire che il piccolo mondo di Conegliano è l’ambiente ideale per crescere ancora, stare tranquilla, poter pensare a giocare a basta. Tanto più che in maglia Imoco vince tutto quello che non aveva ancora vinto e rivince quello che invece aveva già messo in carniere. E, qui, diventa l’epitome di cosa vuol dire essere non solo una campionessa ma l’emblema di uno sport. Non solo: l’emblema di chi sa difendere le proprie scelte. A cominciare dalla vita e dall’amore, abbattendo un muro e dichiarando ormai tre anni fa, con grande serenità, di essere fidanzata con una ragazza. E ancora, Paola potrebbe essere l’alfiere azzurro alle Olimpiadi in programma a Tokio, Covid permettendo. Forse nessuno più di lei, ora come ora, potrebbe avere il volto per rappresentarci e rappresentare una nazione per com’è e per come dovrebbe essere.
Infine l’organizzazione. L’Imoco è una macchina che viaggia veloce ma non a fari spenti. Il Village per ospitare al meglio le atlete, un nutrito gruppo di sponsor (circa 200) ad affiancare i patron Enrico Polo e Maurizio Maschio. Un settore giovanile che conta centinaia di bambine e ragazze. E poi la divisione dei compiti nel club, dove ciascuno fa quello che gli riesce meglio e che sta nelle sue corde: Piero Garbellotto ha la rappresentanza ufficiale e il ruolo negli organismi di Lega. Pietro Maschio è l’uomo mercato e faro tecnico. Elena Polo cura la parte amministrativa e gestionale. Semplice? Solo a parole, a meno che non si vinca quando conta.