Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Zaia: basta attacchi, o andate in procura
Seconda ondata, scontro in commissione. E i tecnici della Regione in audizione «smontano» lo studio Crisanti
«Non sono qui per farmi processare. Se pensate sia stata fatta qualche illegalità, andate dai pm». Così Luca Zaia durante la commissione Sanità pretesa dall’opposizione per fare chiarezza sulla seconda ondata. E i suoi tecnici hanno smontato lo studio del professor Crisanti.
Nove ore di dibattito senza interruzioni, se non quelle obbligate per la sanificazione dell’aula, con una prolusione di quattro da parte del presidente della Regione Luca Zaia e dei suoi tecnici, seguita da un confronto più simile ad un flusso di coscienza che ad un dibattito politico. Alla fine, quel che resta della seduta di ieri della commissione Sanità è un «processo in contumacia» al professor Andrea Crisanti, elevato a «nemico pubblico numero uno» da Zaia, dai dirigenti che lo affiancavano e dai consiglieri della Lega, «colpevole» d’aver redatto uno studio sull’affidabilità dei test rapidi che avrebbe screditato l’operato della Regione durante l’epidemia, ispirato la puntata di Report della scorsa settimana e dato «copertura scientifica agli attacchi dell’opposizione sulla gestione della seconda ondata. Inutile dire che a sera tutti si sono ritrovati esattamente sulle stesse posizioni del mattino: il presidente ha rivendicato l’assoluta correttezza delle scelte della sua amministrazione, in ciò confortato dai suoi tecnici (tutti presenti dal direttore generale della Sanità Luciano Flor in giù, mancava solo Roberto Rigoli, direttore del laboratorio di Microbiologia di Treviso, « padre » dei test rapidi); la maggioranza ha fatto quadrato attorno a lui, tacciando la minoranza di sentimenti «antiveneti», «anti-medici», «antiinfermieri»; l’opposizione ha insistito pervicacemente sugli argomenti su cui sta battendo da mesi, dalla mancata zona rossa tra ottobre e dicembre all’uso massivo dei test rapidi in ospedali e case di riposo, passando per i numeri delle terapie intensive. Anche chi si è messo all’ascolto, parteggiando per gli uni o per gli altri, difficilmente avrà cambiato opinione.
Zaia, che da tempo rimuginava sugli attacchi patiti sui social network, nel corso della lunga ricostruzione di quanto accaduto dal 21 febbraio 2020 a oggi si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe nei confronti degli «esperti che sanno sempre tutto», dei «fenomeni», di «quelli che parlano senza responsabilità», rivelando d’aver speso fin qui 700 milioni per la pandemia e di aver assunto oltre 5 mila persone, e raccontando le molte difficoltà incontrate in questi mesi, sul piano sanitario innanzitutto («dalla seconda ondata siamo usciti con le ossa rotte»), su quello amministrativo («chiudere le scuole è stata una sconfitta, non sono un troglodita») ma anche giudiziario («abbiamo avuto un’ispezione dei Nas solo perché mi riferii alle mascherine donate da Franceschi di Grafica Veneta come “dispositivi di protezione”»). In questo senso, un suo sfogo ha finito per diventare - con le accuse a Crisanti - il principale argomento della maggioranza, orientando così buona parte della seduta: « Se siete così convinti che ci sia qualcosa di illegale, che qualcosa sia stato gestito in maniera maldestra, che ci siano responsabilità personali, metteteci la faccia per una volta: andate in procura e fate denuncia. Almeno chiariremo una volta per tutte la verità. Noi non abbiamo nulla da nascondere e non vogliamo essere trattati come lazzaroni. Io non vengo qua né a giustificarmi, né a farmi processare». E poi ha contrattaccato: «Non potrò mai accettare, per la difesa della reputazione mia e della mia squadra, che qualcuno accosti incuria, mancanza di rispetto per le persone o altro, alle persone morte. Vi posso garantire che chi lo fa sarà denunciato e lo porterò fino all’ultimo grado di giudizio, fino all’ultimo giorno che avrò vita. Ho già iniziato».
L’opposizione, dal portavoce Arturo Lorenzoni al capogruppo del Pd Giacomo Possamai a Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo, hanno rivendicato il diritto di porre domande, chiedere chiarimenti e ottenere documenti senza che questo debba per forza sfociare in un esposto alla magistratura, di contestare scelte politiche senza necessariamente doversi addentrare nel dibattito scientifico. Una battaglia combattuta a colpi di circolari interne, note ministeriali, decreti leggi, piani pandemici, articoli su Lancet e su Nature: «Quali evidenze scientifiche vi hanno portato a investire così tanto sui test rapidi?» (Lorenzoni); «Perché non è stata adottata un’ordinanza più restrittiva prima di Natale?» (Anna Maria Bigon, Pd); «Sono state fatte tutte le scelte necessarie per evitare tutti quei morti?» (Jonathan Montanariello, sempre Pd); «Perché Crisanti è stato messo da parte?» (Erika Baldin, M5s).
Il professore dell’università di Padova, assente, è stato suo malgrado il protagonista della giornata, bersagliato senza tregua dalla Lega («Chi ha preso sul serio il suo studio ha preso
Luca Zaia
Mi dispiace che Crisanti sia stato strumentalizzato per alimentare un dibattito che non ha portato a nulla ma mi è anche dispiaciuto sentirgli dire che sono state fatte scelte “politiche”
Andrea Crisanti
Affermano che lo studio non esiste perché avrebbero dovuto comunicarne l’esito al ministero della Salute e fermare le gare d’acquisto dei tamponi rapidi e non lo hanno fatto
un granchio clamoroso, costruendoci sopra una campagna diffamatoria» Alberto Villanova; «Esiste il delitto di procurato allarme» Roberto Bet; «Cacciato dall’università di Perugia, si appropria di meriti altrui» Stefano Valdegamberi; «La commissione d’inchiesta indaghi sul suo curriculum» Giuseppe Pan) mentre Fratelli d’Italia, con Raffaele Speranzon, gli ha tributato solidarietà «perché è vittima della disperazione della sinistra».
Come di prassi, Zaia ha chiuso il confronto, dicendosi comunque soddisfatto: «Eravamo venuti qui tutti prevenuti ma considero questa seduta produttiva, utile a fare chiarezza anche se poi ognuno tornerà a casa con le sue idee. Mi dispiace che Crisanti sia stato strumentalizzato per alimentare un dibattito che non ha portato a nulla ma mi è anche dispiaciuto sentirgli dire che sono state fatte scelte “politiche”. Ribadisco che non ci sono mai stati margini di discrezionalità per l’amministrazione, tutte le decisioni sono state prese dai tecnici su basi scientifiche. La commissione d’inchiesta? Volevo proporla io».