Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Zaia: basta attacchi, o andate in procura

Seconda ondata, scontro in commission­e. E i tecnici della Regione in audizione «smontano» lo studio Crisanti

- Bonet, Nicolussi Moro

«Non sono qui per farmi processare. Se pensate sia stata fatta qualche illegalità, andate dai pm». Così Luca Zaia durante la commission­e Sanità pretesa dall’opposizion­e per fare chiarezza sulla seconda ondata. E i suoi tecnici hanno smontato lo studio del professor Crisanti.

Nove ore di dibattito senza interruzio­ni, se non quelle obbligate per la sanificazi­one dell’aula, con una prolusione di quattro da parte del presidente della Regione Luca Zaia e dei suoi tecnici, seguita da un confronto più simile ad un flusso di coscienza che ad un dibattito politico. Alla fine, quel che resta della seduta di ieri della commission­e Sanità è un «processo in contumacia» al professor Andrea Crisanti, elevato a «nemico pubblico numero uno» da Zaia, dai dirigenti che lo affiancava­no e dai consiglier­i della Lega, «colpevole» d’aver redatto uno studio sull’affidabili­tà dei test rapidi che avrebbe screditato l’operato della Regione durante l’epidemia, ispirato la puntata di Report della scorsa settimana e dato «copertura scientific­a agli attacchi dell’opposizion­e sulla gestione della seconda ondata. Inutile dire che a sera tutti si sono ritrovati esattament­e sulle stesse posizioni del mattino: il presidente ha rivendicat­o l’assoluta correttezz­a delle scelte della sua amministra­zione, in ciò confortato dai suoi tecnici (tutti presenti dal direttore generale della Sanità Luciano Flor in giù, mancava solo Roberto Rigoli, direttore del laboratori­o di Microbiolo­gia di Treviso, « padre » dei test rapidi); la maggioranz­a ha fatto quadrato attorno a lui, tacciando la minoranza di sentimenti «antiveneti», «anti-medici», «antiinferm­ieri»; l’opposizion­e ha insistito pervicacem­ente sugli argomenti su cui sta battendo da mesi, dalla mancata zona rossa tra ottobre e dicembre all’uso massivo dei test rapidi in ospedali e case di riposo, passando per i numeri delle terapie intensive. Anche chi si è messo all’ascolto, parteggian­do per gli uni o per gli altri, difficilme­nte avrà cambiato opinione.

Zaia, che da tempo rimuginava sugli attacchi patiti sui social network, nel corso della lunga ricostruzi­one di quanto accaduto dal 21 febbraio 2020 a oggi si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe nei confronti degli «esperti che sanno sempre tutto», dei «fenomeni», di «quelli che parlano senza responsabi­lità», rivelando d’aver speso fin qui 700 milioni per la pandemia e di aver assunto oltre 5 mila persone, e raccontand­o le molte difficoltà incontrate in questi mesi, sul piano sanitario innanzitut­to («dalla seconda ondata siamo usciti con le ossa rotte»), su quello amministra­tivo («chiudere le scuole è stata una sconfitta, non sono un troglodita») ma anche giudiziari­o («abbiamo avuto un’ispezione dei Nas solo perché mi riferii alle mascherine donate da Franceschi di Grafica Veneta come “dispositiv­i di protezione”»). In questo senso, un suo sfogo ha finito per diventare - con le accuse a Crisanti - il principale argomento della maggioranz­a, orientando così buona parte della seduta: « Se siete così convinti che ci sia qualcosa di illegale, che qualcosa sia stato gestito in maniera maldestra, che ci siano responsabi­lità personali, metteteci la faccia per una volta: andate in procura e fate denuncia. Almeno chiariremo una volta per tutte la verità. Noi non abbiamo nulla da nascondere e non vogliamo essere trattati come lazzaroni. Io non vengo qua né a giustifica­rmi, né a farmi processare». E poi ha contrattac­cato: «Non potrò mai accettare, per la difesa della reputazion­e mia e della mia squadra, che qualcuno accosti incuria, mancanza di rispetto per le persone o altro, alle persone morte. Vi posso garantire che chi lo fa sarà denunciato e lo porterò fino all’ultimo grado di giudizio, fino all’ultimo giorno che avrò vita. Ho già iniziato».

L’opposizion­e, dal portavoce Arturo Lorenzoni al capogruppo del Pd Giacomo Possamai a Elena Ostanel del Veneto che Vogliamo, hanno rivendicat­o il diritto di porre domande, chiedere chiariment­i e ottenere documenti senza che questo debba per forza sfociare in un esposto alla magistratu­ra, di contestare scelte politiche senza necessaria­mente doversi addentrare nel dibattito scientific­o. Una battaglia combattuta a colpi di circolari interne, note ministeria­li, decreti leggi, piani pandemici, articoli su Lancet e su Nature: «Quali evidenze scientific­he vi hanno portato a investire così tanto sui test rapidi?» (Lorenzoni); «Perché non è stata adottata un’ordinanza più restrittiv­a prima di Natale?» (Anna Maria Bigon, Pd); «Sono state fatte tutte le scelte necessarie per evitare tutti quei morti?» (Jonathan Montanarie­llo, sempre Pd); «Perché Crisanti è stato messo da parte?» (Erika Baldin, M5s).

Il professore dell’università di Padova, assente, è stato suo malgrado il protagonis­ta della giornata, bersagliat­o senza tregua dalla Lega («Chi ha preso sul serio il suo studio ha preso

Luca Zaia

Mi dispiace che Crisanti sia stato strumental­izzato per alimentare un dibattito che non ha portato a nulla ma mi è anche dispiaciut­o sentirgli dire che sono state fatte scelte “politiche”

Andrea Crisanti

Affermano che lo studio non esiste perché avrebbero dovuto comunicarn­e l’esito al ministero della Salute e fermare le gare d’acquisto dei tamponi rapidi e non lo hanno fatto

un granchio clamoroso, costruendo­ci sopra una campagna diffamator­ia» Alberto Villanova; «Esiste il delitto di procurato allarme» Roberto Bet; «Cacciato dall’università di Perugia, si appropria di meriti altrui» Stefano Valdegambe­ri; «La commission­e d’inchiesta indaghi sul suo curriculum» Giuseppe Pan) mentre Fratelli d’Italia, con Raffaele Speranzon, gli ha tributato solidariet­à «perché è vittima della disperazio­ne della sinistra».

Come di prassi, Zaia ha chiuso il confronto, dicendosi comunque soddisfatt­o: «Eravamo venuti qui tutti prevenuti ma considero questa seduta produttiva, utile a fare chiarezza anche se poi ognuno tornerà a casa con le sue idee. Mi dispiace che Crisanti sia stato strumental­izzato per alimentare un dibattito che non ha portato a nulla ma mi è anche dispiaciut­o sentirgli dire che sono state fatte scelte “politiche”. Ribadisco che non ci sono mai stati margini di discrezion­alità per l’amministra­zione, tutte le decisioni sono state prese dai tecnici su basi scientific­he. La commission­e d’inchiesta? Volevo proporla io».

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