Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mantovani arriva l’omologa al concordato

Il Tribunale omologa il concordato: ai creditori 45 milioni. La società riparte con attività per 70 milioni

- Di Federico Nicoletti

VENEZIA Nell’occhio del ciclone per lo scandalo Mose, la Mantovani ottiene ora l’omologa del concordato e tenta di uscire definitiva­mente dal lungo periodo di declino seguito allo scandalo Mose. Sul piatto ci sono 148 milioni vantati dai creditori. Su questo fronte, il piano approvato prevede di recuperarn­e 45, il trenta per cento. Mantovani esce così dalla lunga crisi. Il passo decisivo, ieri con l’omologa sul concordato preventivo.

Mantovani esce dalla lunga crisi. Il passo decisivo, che porta fuori dai guai l’ex colosso padovano delle costruzion­i, che fa capo alla Serenissim­a Holding della famiglia Chiarotto, è avvenuto ieri, con la comunicazi­one dell’avvenuta omologa al concordato preventivo in continuità. L’ordinanza della prima sezione civile del Tribunale di Padova (Giuseppe Amenduni presidente, con i giudici Manuela Elburgo e Micol Sabino) mette l’ultimo timbro sul piano che fa rientrare in bonis la società, dopo gli anni della vicenda Mose e il tentativo del salvataggi­o passato attraverso l’affitto, scattato nel 2018, e la cessione del ramo cantieri a Coge, finito su un binario morto di fronte ai fondi pakistani che l’avrebbero dovuta ricapitali­zzare, mai arrivati, e giunto fino al capolinea del fallimento nel settembre 2019.

Recuperato il ramo dalla casa-madre, che deteneva con i 20 dipendenti rimasti le attività di manutenzio­ni dell’ospedale All’Angelo di Mestre e del centro protonico di Trento, insieme alla gestione del terminal portuale di Fusina, e rifatti i piani per il concordato preventivo della Costruzion­i Mantovani, a dicembre di due anni fa era stato presentato il nuovo piano in continuità (consulenti lo studio Nevoni di Padova, con gli avvocati Roberto Nevoni e Andrea Olivieri per la parte legale, e lo studio Cortellazz­o&Soatto con il commercial­ista Gianfranco Peracin per la parte finanziari­a), che ha ora ottenuto il via libera dal tribunale di Padova, dopo che i creditori chirografa­ri l’avevano accolto con una maggioranz­a di oltre il 70% a valle dell’adunanza dello scorso 2 dicembre. E che conferma anche alla guida della società l’attuale management guidato dal presidente Giampaolo Chiarotto e dall’amministra­tore delegato Maurizio Boschiero.

In ballo ci sono oltre 148 milioni per la sola parte dei crediti chirografi, che il piano punta a restituire nei primi quattro anni di attività per il 30%, per una quota pari quindi a 45 milioni di euro, entro un piano che mobiliterà complessiv­amente (comprenden­do spese di funzioname­nto e procedura, debiti prededucib­ili e privilegia­ti pagati integralme­nte) 113 milioni.

Archiviata la vicenda Mose, Mantovani dunque riparte da un nucleo di attività di valore intorno ai 70 milioni di euro (50 per la parte della gestione delle controllat­e, 20 per quella dei cantieri), che prevede di proseguire i contratti di concession­e tramite le società veicolo Venice Ro-port, che gestisce il terminal di Fusina, Sifa e Tressetre, e la prosecuzio­ne delle attività per gli sviluppi delle operazioni di finanza di progetto nei diversi stadi in cui si trovano, ovvero la Superstrad­a Meolo-Jesolo, il Gra di Padova, l’autostrada RagusaCata­nia. Continuera­nno inoltre le manutenzio­ni dell’ospedale di Mestre e del centro di terapia Protonica di Tento. La Mantovani inoltre continuerà fino ad esauriment­o le commesse nel porto di Aqaba in Giordania e in Tanzania.

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 ??  ?? Snodo L’ingresso del Terminal di Fusina, una delle attività su cui ripartirà la Mantovani dopo l’ok al concordato
Snodo L’ingresso del Terminal di Fusina, una delle attività su cui ripartirà la Mantovani dopo l’ok al concordato

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