Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Furto della cassaforte, presa la banda
Otto arresti, tra i vari colpi quello in casa Giol con mezzo milione di gioielli
VENEZIA Il furto era stato clamoroso: una cassaforte piena di gioielli (per un valore stimato di circa mezzo milione di euro) letteralmente «sradicata» dal muro e portata via nel cuore della notte da palazzo Falier, vicino a campo Santo Stefano, abitazione dei fratelli Giol, figli di uno dei fondatori del gruppo Pam. Partendo da quel colpo di due anni fa i carabinieri veneziani, coordinati dal pm Giorgio Gava, hanno smantellato una banda romeno-moldava: 8 misure cautelari.
VENEZIA Il furto era stato clamoroso: una cassaforte piena di gioielli (per un valore stimato di circa mezzo milione di euro) letteralmente «sradicata» dal muro e portata via nel cuore della notte da palazzo Falier, vicino a campo Santo Stefano, abitazione dei fratelli Marco e Giovanni Giol, figli di uno dei fondatori del gruppo Pam. Sono passati quasi due anni da quel 20 luglio 2019, ma ora i carabinieri veneziani, coordinati dal pm Giorgio Gava, hanno chiuso il cerchio e scoperto almeno una parte dei cinque ladri protagonisti di quel maxi-colpo. E non solo: proprio partendo dalle intercettazioni telefoniche, sono stati ricostruiti altri dieci furti avvenuti in centri commerciali (uno alla Nave de Vero, l’altro all’ex Auchan),
ristoranti del centro storico di Venezia e infine uno alla stazione e un paio in altrettanti negozi a Mogliano Veneto. Ieri mattina i carabinieri hanno così eseguito otto misure cautelari firmate dal gip Gilberto Stigliano Messuti nei confronti di altrettante persone di nazionalità moldava e rumena, accusate di furto: una parte di loro, quelli con il maggior numero di episodi contestati, sono finiti in carcere, altri agli arresti domiciliari, altri infine hanno ricevuto la notifica di un obbligo di presentazione.
L’inchiesta è partita proprio dal furto in casa Giol. I ladri avevano forzato la porta di casa ed erano andati a colpo sicuro sulla cassaforte, oltre a portar via un paio di orologi Rolex, 2 mila euro in contanti e una decina di paia di occhiali. Proprio questa dinamica aveva portato gli inquirenti a sospettare che ci fosse un «basista», ovvero qualcuno che conoscesse la casa e il luogo in cui era nascosta la cassaforte. Ipotesi poi confermata dal fatto che uno dei ladri, quella notte, prima del colpo, aveva telefonato più volte al figlio della domestica di casa Giol. Quanto ai quattro ladri «operativi», gli inquirenti ne hanno riconosciuti un paio: uno era entrato in casa, l’altro era rimasto per oltre due ore (dalle 2 a poco dopo le 4 del mattino) in campo Santo Stefano, apparentemente senza fare nulla, in realtà in attesa dei complici. Poi il gruppo si era disperso, salvo uno che aveva attraversato la città con un carrello portapacchi su cui si vedeva un oggetto rettangolare coperto da borse bianche e blu, ovvero la cassaforte. Tutti gli spostamenti erano stati anche ripresi dalle telecamere comunali e, nonostante gli uomini fossero tutti travisati, un paio di loro sono stati identificati (uno grazie anche a un tatuaggio), con poi anche la confermazione delle celle telefoniche.
Da lì poi, ascoltando le telefonate, sono stati scoperti anche altri furti commessi dai vari indagati, tutti risalenti alla seconda metà del 2019. Tra i più rilevanti, quello al ristorante «Due colonne» a San Polo, dove erano stati rubati il fondo cassa e le mance, ma anche alcuni tiramisù e bibite; quello alla gelateria Grom con un bottino di 250 euro; il furto di 3500 euro di stecche di sigarette e tabacco alla stazione di Mogliano Veneto; quello di 3800 euro dalla slot machine del bar Aurora e infine di circa mille euro di merce in un negozio, sempre della cittadina trevigiana.