Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Studio Crisanti contestato «Due pagine di errori» Lui: «Allarme inascoltato»
Spesi 98,5 milioni di euro per i tamponi molecolari: costano 18 euro l’uno, contro gli 8 degli antigenici. Finora eseguiti 9,4 milioni in totale Flor: non è una vera analisi sui test rapidi e non incide sulla clinica
"Antonia Ricci
Ci ha molto colpito che lo studio di Vo’ sia stato messo a disposizione della comunità scientifica con un anno di ritardo. Inaccettabile
VENEZIA Gioca il jolly Luciano Flor, direttore generale della Sanità veneta, che mostra alla quinta commissione del Consiglio regionale il «pre-print», una sorta di pre-pubblicazione, dello studio sui tamponi antigenici rapidi condotto dal professor Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia di Padova. Il quale commenta: «Finalmente l’ha letta». Il contenuto della ricerca, riportato alla ribalta da «Report» (Rai 3), è in sintesi: «Il 30% dei test rapidi non rileva i positivi al Covid-19». Circostanza collegata dall’autore al boom di contagi e vittime che ha flagellato il Veneto tra novembre e dicembre scorsi. «Sono due paginette che tuttora giacciono su una piattaforma in attesa di pubblicazione — spiega Flor —. Sulla prima c’è scritto: (questo lavoro) non dovrebbe essere usato come guida per la pratica clinica. Da sei mesi discutiamo di qualcosa che non può influenzare la pratica clinica».
Il manager, che in un fuorionda diffuso da «Report» dice di essere costretto a negare l’esistenza dello studio per evitare denunce da parte dell’azienda produttrice dei test rapidi, ha aggiunto: «L’autorizzazione a iniziarlo mi è stata chiesta lo scorso 18 novembre, dopo che ne avevo appurato l’inesistenza. Il 31 ottobre 2020, quando ero direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Padova, mi è arrivata una lettera in cui si diceva che da un’analisi effettuata i test rapidi non sono validi e hanno un deficit del 30%. Pochi giorni dopo la ditta che li produce mi ha domandato lo studio e io a mia volta l’ho chiesto all’autore. E’ tutto protocollato. Dopo le verifiche del caso, ho accertato che la ricerca non c’era e il 10 novembre l’ho comunicato all’azienda produttrice e a chi diceva di averla curata, dal quale ho ricevuto una seconda lettera». Seguono la scoperta del pre-print e della domanda di un parere inoltrata da Crisanti al Comitato etico, che si riunisce il 17 dicembre 2020 e concede il via libera il 13 gennaio 2021. E’ solo il primo atto della contraerea di tecnici schierata fino a tarda sera dal governatore Luca Zaia per rispondere al «malizioso accostamento tra i decessi e l’incuria». Il secondo è affidato alla dottoressa Antonia Ricci, dg dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, uno dei 161 centri italiani scelti dall’Istituto Superiore di Sanità per sequenziare il virus e le sue mutazioni. L’IZV, il 20 aprile 2020, depositò la prima seguenza del Covid-19 in un database internazionale, a disposizione della comunità scientifica.
«Siamo rimasti molto colpiti quando abbiamo visto che le sequenze dell’epidemia di Vo’, patrimonio fondamentale per la ricerca, sono state depositate il 24 febbraio scorso, un anno dopo il prelievo dei campioni — ha esordito Ricci —. E’ eticamente inaccettabile. Devo poi dire che l’analisi del lavoro di Crisanti ha evidenziato grossolane inesattezze e dati riportati in modo scorretto, oltre a una bibliografia anomala, nella quale si annoverano il Corriere del Veneto e la Uil pensionati». La contestazione sul contenuto si basa sull’errata correlazione tra la sensibilità dei tamponi molecolari, che arriva al 100%, e quella dei rapidi, nello studio cristallizzata al 68.9%. Il paragone viene infatti suffragato da campioni con carica virale molto bassa, e non più fonte di contagio, che solo i molecolari sono in grado di rilevare. Togliendoli dall’analisi, la sensibilità dei test antigenici sale al 79,2%. «E arriva al 90% nel riscontro dei positivi asintomatici — aggiunge Ricci — niente di nuovo, ma a testimonianza che funzionano bene. Il loro scopo è individuare i soggetti con alta carica virale, e quindi contagiosi, in tempi ristretti, in modo da impedire che vadano in giro a infettare altre persone. Se poi ripetiamo il test rapido con maggiore frequenza, può intercettare anche cariche virali inizialmente basse che stanno crescendo».
L’altro limite della ricerca è il numero limitato di campioni esaminati: 1441.
Ma Crisanti replica punto su punto: «Lo studio è sempre esistito, dal settembre 2020 è nel sistema informatico dell’Azienda ospedaliera, che l’ha dotato di codici di accesso per controllarne i risultati. Il discorso sulla pratica clinica è una nota di cautela perché dev’essere ancora pubblicato. Comprende 1441 campioni, il numero più alto per una ricerca di questo tipo: la ditta produttrice dei test rapidi per metterli in commercio li ha sperimentati su poco più di 200 persone. Coloro che mi accusano — avverte il microbiologo — non dicono tutto. Affermano che lo studio non esiste perché avrebbero dovuto comunicarne l’esito al ministero della Salute e fermare le gare d’acquisto dei tamponi rapidi (una del valore di 111 milioni di euro per il Nord Italia, in cui il Veneto pesa per 25, e un’altra da 30 milioni solo regionale, mentre i molecolari sono costati 98,5 milioni, ndr) e non lo hanno fatto. Nonostante un allarme lanciato da quella che all’epoca era la Microbiologia di riferimento regionale («E lo è ancora», precisa Zaia, ndr). Hanno sbagliato, se avevano dei dubbi potevano chiedermi un supplemento di indagine. E poi tutta quella gente per attaccare un assente». Le osservazioni di Ricci? «La sensibilità si misura dalla capacità di intercettare positivi e negativi, non sulla carica virale. Lo studio di Vo’? Dal 27 febbraio 2020 è sul sito di Azienda Zero e il 4 aprile 2020 l’ho depositato nel database internazionale».
A proposito di Azienda Zero, il dg Roberto Toniolo ha annunciato: «Non ho presentato nè denunce nè esposti contro Crisanti alla Procura di Venezia, ma solo una ricostruzione cronologica dei fatti». «Me ne rallegro», chiude il medico.
Roberto Toniolo Azienda Zero non ha mai presentato denunce nè esposti contro il direttore della Microbiologia di Padova. Solo una ricostruzione dei fatti