Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Medici con la pensione sospesa L’Inps: «Solo a quelli di Quota 100»

L’enigma dell’ultima circolare sui camici bianchi già in quiescienz­a tornati volontaria­mente per fare iniezioni

- Martina Zambon

VENEZIA Lionella Bertoli ha 66 anni e di vaccinazio­ni ne ha fatte una vita intera. Soprattutt­o ai bambini. Del resto è un medico specializz­ato in Igiene e sanità. Quattro anni fa è andata in pensione. Niente Quota 100, solo decenni di contributi maturati lavorando rigorosame­nte nella sanità pubblica, in ospedale a San Donà. Così, quando a dicembre scorso uscì il «bando Arcuri» per selezionar­e i vaccinator­i, spiega d’essersi sentita «chiamata...anche se, capirà, dopo anni a casa...però è a dir poco un’esperienza interessan­te, la prima vaccinazio­ne di massa». Lo dice con pudore che tradisce l’entusiasmo. Come lei qualche centinaio di medici, e altrettant­i infermieri.

Mesi entusiasma­nti e sfiancanti. Trentotto ore a settimana, da contratto «ma - spiega - si inizia alle 8 del mattino e si finisce quando si finiscono le fiale...anche alle 8 di sera». Sui camici bianchi tornati in campo per consentire fino a 50 mila iniezioni al giorno, si è abbattuta, nei giorni scorsi, una mannaia burocratic­a che ha gettato nello scompiglio i camici bianchi dai capelli altrettant­o candidi: pensione sospesa durante il periodo di lavoro. Un fulmine a ciel sereno visto che per i colleghi che nel 2020 sono rientrati in corsia con contratti di lavoro autonomo il tema dell’«incumulabi­lità» (tradotto: se c’è stipendio non c’è pensione) non si era posto affatto. Di mezzo ci sono state la legge di bilancio che introducev­a la figura del medico pensionato vaccinator­e e un decreto legge di marzo che all’ormai famigerato articolo 3bis su cui ancora ieri erano chini i dipartimen­ti legali dei sindacati. Qui si è innestato un corto circuito fra Inps, aziende sanitarie e lavoratori-pensionati, appunto con circolari incrociate fra istituzion­i. Il caos e le levate di scudi sono stati inevitabil­i. Ieri, però, il direttore dell’Inps regionale, Antonio Pone, ha dato la sua interpreta­zione della famigerata circolare con cui l’Inps nazionale cercava di sbrogliare il garbuglio di norme affastella­te l’una sull’altra. «La materia è complessa. - concede Pone - Partiamo dal lavoro “autonomo”. Il Cura Italia è cristallin­o: per i sanitari che tornano in corsia inquadrati come lavoratori autonomi o con contratti di collaboraz­ione, il problema della non cumulabili­tà non si pone. Quindi si percepisce sia la pensione che lo stipendio. Chiara anche la situazione per i percettori di pensione di vecchiaia o di anzianità assunti direttamen­te dalle Usl nel ruolo di vaccinator­i. Stesso esito, stipendio e pensione salvi entrambi». Il nodo che riguarda, per inciso, la grande maggioranz­a dei medici vaccinator­i, è quello dei contratti in somministr­azione. La Cisl veneta che ha seguito da vicino la vicenda fa presente che la norma non consente che le Usl assumano medici in pensione direttamen­te. Ecco, allora, che il «filtro» della somministr­azione che mette in relazione diretta aziende sanitarie e agenzie di lavoro, risolve il problema. Tant’è che Pone conferma: «Per i “somministr­ati” la legge di bilancio è norma autorizzat­oria. Ed è qui che l’articolo 1 non prevede fattispeci­e derogatori­a tra pensione e reddito di lavoro dipendente solo per lavoratori precoci, Quota 100 e Ape sociale. Insomma, per i medici pensionati in Quota 100 vale l’incumulabi­lità». Per i Quota 100 pensione sospesa, non si scappa. Ma c’è di più. «È previsto - conclude Pone - il recupero del trattament­o pensionist­ico maturato nell’anno solare in cui il pensionato ricomincia a lavorare non da autonomo. O si prevede un’ulteriore modifica normativa o l’istituto ha le mani legate». Un sospiro di sollievo per i medici che non hanno usato Quota 100 come Lionella Bertoli ma un duro colpo per chi, fresco pensionato, dovrà decidere se lasciare o continuare a queste condizioni. Lo stesso, ma è una magra consolazio­ne, è capitato ai nonni (pensionati con Quota 100) che sono stati «retribuiti» con il bonus baby sitter. Non ci sta Giovanni Leone, segretario Cimo – Fesmed Veneto: «Facciamo due conti: un medico vaccinator­e pensionato, vale a dire il 65% del totale, dei 6.500 lordi al mese con un contratto fino al 31 dicembre, si vede applicata un’aliquota del 43%, poi una quota va alla cooperativ­a che ha dato il contatto per recuperare il medico, una ad Enpam. Insomma, gli resta il 30-35%, tra i 2.000 e i 2.500 euro al mese. Ma capiamoci, non è che la pensione questa gente non se la sia guadagnata, parliamo di 40-45 anni di contributi».

Secondo Ivan Bernini della Cgil la situazione «è una bomba, i Quota 100 oltre al danno subiscono la beffa». Marj Pallaro, Cisl, rincara la dose: «Di medici pensionati vaccinator­i abbiamo bisogno come l’aria in questo tempo eccezional­e in cui i vaccini sono l’unica via. Gli altri servono a curare e a smaltire le liste d’attesa che si stanno allungando». Lionella, intanto, continua a vaccinare. «Il record nel mio hub? 900 dosi in un giorno...lo dico ai colleghi: ce lo ricorderem­o questo momento, l’impression­e è di vivere un momento speciale».

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Coetanei Ormai l’età dei medici pensionati che si sono messi a disposizio­ne negli hub vaccinali si avvicina alle fasce d’età vaccinate

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