Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Villa Barbaro, tre geni e i segreti negli affreschi
«Villa
Barbaro di Maser è il simbolo dell’Europa. Uno scrigno dove intenzionalmente è stata racchiusa tutta la più alta conoscenza del Rinascimento: dal teatro alla musica, dall’architettura alla pittura. La villa è l’opera di tre geni: Daniele Barbaro, Andrea Palladio e Paolo Veronese. Ed è proprio da qui, complici le note di Monteverdi, che prendono vita le opere venete di Shakespeare». Nella sua dimora trevigiana che affaccia su un morbido paesaggio di colline verdi, circondato da pianoforti e spartiti, da libri antichi e dai suoi dipinti, che sono esplosioni di colore e vitalità, Martino Zanetti, presidente del Gruppo Hausbrandt, sale sulla macchina del tempo e, incurante della discrasia storica, orienta la sua personale cartografia umanistica verso l’ideale «Copula Mundi». Zanetti, imprenditore di fama, dirige i suoi studi verso la bellezza della scoperta. Partendo dal teatro: «La passione deriva da mio padre Virginio che fu attore e mercante». L’amore per il teatro, la conoscenza dei testi teatrali ma anche dei trattati a esso dedicati, conducono Zanetti a
Villa Barbaro di Maser dove viene colpito dagli affreschi del Veronese: «Ho scoperto – spiega – che gli affreschi raffigurano esattamente alcune scene shakespeariane, in particolare Il Mercante di Venezia ». Per Zanetti la villa di Maser rappresenta il concetto stesso di «scena teatrale». Non a caso, Daniele Barbaro, costruttore della Villa, fu anche traduttore di Vitruvio, autore nel quale troviamo l’analisi del movimento scenico. «La cosa straordinaria - prosegue Zanetti- è come la circonferenza teatrale prodotta da Vitruvio riproduca esattamente le misure dei Madrigali di Monteverdi, che ritroviamo anche nei versi delle commedie shakespeariane». «Villa Barbaro – aggiunge ancora – si basa sulla stella cabalistica dell’Imago Mundi: quattro triangoli equilateri dove quello centrale raccoglie il massimo delle informazioni musicali e visive». Per l’imprenditore, fu durante un viaggio in Italia che la poetessa inglese Mary Sidney, traduttrice di Petrarca, visitò prima Venezia poi Villa Barbaro. E qui vide gli affreschi. Per Zanetti, guardandoli è facile riconoscere ora Porzia, ora Nerissa, ora i tanti personaggi e scene che animano le opere di Shakespeare. In effetti, più di qualcuno indica oggi Mary Sidney come una tra le possibili autrici delle opere di Shakespeare. Anche Zanetti, secondo il quale la Sidney riportò i dipinti del Veronese al consesso di attori che le gravitavano attorno. Ecco allora compiersi quel prodigio al quale viene dato il nome di Shakespeare e, conseguentemente, le sue opere venete. «Solo con lo spettatore – conclude l’imprenditore – può dirsi compiuta qualsiasi opera d’arte. È la persona intelligente e semplice, non certo malata di cultura, a esserne commossa fin nel profondo, perché senza schemi che si sovrappongono alla percezione».