Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

RadioFiera, il ritorno con il nuovo album Rock e dialetto

La band trevigiana pubblica «De chi situ ti?» con l’aiuto dei fan «Il dialetto, un mezzo di espression­e che si sposa benissimo con il rock»

- Francesco Verni

Ci sono voluti dieci anni ai Radiofiera per riscoprire l’urgenza di un nuovo album. Il gruppo simbolo del rock veneto, grazie al supporto de i f an a t t r a ve r so il crowdfundi­ng, pubblicher­à il primo giugno «De chi situ ti?», sesto disco di inediti che segue «Atinpùri» del 2011. Un album che parla di futuro e migranti, di affetti, utilizzand­o la lingua madre del dialetto trevigiano e cogliendo il sound del grande rock d’autore. Ce lo ha raccontato il frontman Ricky Bizzarro.

Che cosa significa la domanda che titola il disco?

«Significa di chi sei, da doterrogat­ivo ve vieni, a chi appartieni?. Per noi è un manifesto. È quella domanda-passaporto che abbiamo scoperto essere usata, nelle varie lingue, in tutto il mondo. Mostra il bisogno di inquadrare sempre il proprio interlocut­ore: è la primo inche si pone a qualcuno che non si conosce. Un modo per essere rassicurat­i».

Il principale tema indagato è quello dell’identità?

«Sì. L’identità è la mia, slegata dal concetto di territorio. Ad esempio, due canzoni parlano di migranti ma non hanno alcuno scopo politico o antagonist­a. Sono brani che, in quanto artista, descrivono le mie emozioni e non implicano l’apertura a un confronto. Avverto sempre più la responsabi­lità di quello che scrivo: parlo di quello che accade, filtrandol­o attraverso la mia identità d’artista».

Il legame con il territorio si limita alla lingua?

«Il dialetto è un mezzo di espression­e che si sposa perfettame­nte con il rock ed è più internazio­nale dell’italiano. Se in questo sound si inserisce una lingua non immediatam­ente identifica­bile, è più

facile venire seguiti all’estero. Le nostre canzoni sono ascoltate in Corea del Sud, Nuova Zelanda e perfino in Alaska».

Avreste pubblicato «De chi situ ti?» anche senza il contributi del pubblico?

«Realizzare un disco in piena pandemia è da matti. Abbiamo chiesto al pubblico di dimostrarc­i l’interesse per un nuovo disco domandando 5mila euro per realizzarl­o. Ne sono arrivati più di 7mila. È stato come se i fan ci dicessero di volere quel disco».

In «Drio el Sil» e «In mezzo al pra dea Fiera» si parte dal local per raccontare valori universali.

«La mia camminata sull’argine del Sile è la stessa di un ragazzo della Virginia lungo il Potomac: le emozioni che si provano sono quelle».

Nel brano «In mezzo al pra dea Fiera» racconta, con tanto di nomi, cognomi e soprannomi, alcuni personaggi del quartiere di Treviso dove è cresciuto. Come mai questa scelta?

«È la mia personale Antologia di Spoon River. Sono tutti personaggi reali collocati nello stesso spazio, Fiera, ma in decenni diversi. Il prato della Fiera diventa un vortice immaginari­o che richiama tutti quelli che vi sono nati. Le radici e l’identità non si possono dimenticar­e. Per muoversi nel mondo bisogna conoscere chi si è e da dove si viene».

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I RadioFiera, rock band trevigiana che canta in dialetto il frontman Ricky Bizzarro:
«Se in questo sound si inserisce una lingua non immediatam­ente identifica­bile, è più facile venire seguiti all’estero»
Dopo 10 anni I RadioFiera, rock band trevigiana che canta in dialetto il frontman Ricky Bizzarro: «Se in questo sound si inserisce una lingua non immediatam­ente identifica­bile, è più facile venire seguiti all’estero»

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