Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Commissione sanità lo scontro non si placa
«Molti
dubbi non sono stati chiariti, a maggior ragione serve la commissione d’inchiesta». Le opposizioni non mollano la presa e ripropongono le questioni sollevate durante la commissione Sanità di martedì. Zaia si chiama fuori («Per me capitolo chiuso») mentre la Lega contrattacca: «Fanno solo sceneggiate».
VENEZIA «Per me la questione è chiusa, di questa vicenda non parlo più». Così il presidente della Regione Luca Zaia ieri, durante la quotidiana conferenza stampa, si è fermamente rifiutato di rispondere a qualunque domanda riferita alla seduta della commissione Sanità di martedì, dove insieme ai suoi tecnici e alla maggioranza si è scontrato con l’opposizione sulle ricerche del professor Andrea Crisanti e sulla gestione della seconda ondata in Veneto.
«Le risposte che dovevo dare le ho date in commissione, ripetendo cose già dette in passato almeno 3-4 mila volte. Ora basta, credo che le scelte fatte dalla mia amministrazione in questi mesi siano state abbondantemente chiarite. Ho chiesto anche che i verbali della seduta siano spediti alla procura di Venezia». Ma se per Zaia il caso è chiuso, così non è per le opposizioni, che ieri sono tornate alla carica sostenendo che molti dubbi non sono in realtà stati chiariti e proprio per questo è urgente la creazione della commissione d’inchiesta su cui Zaia ha già dato il via libera: «Resta una grande domanda irrisolta:
"Lorenzoni Vergognoso accusarci di infangare la sanità, chiediamo proprio che medici e infermieri siano più tutelati
cos’è successo in Veneto nella seconda ondata? - dicono i consiglieri di minoranza capitanati dal portavoce Arturo Lorenzoni -. Saremmo degli irresponsabili se non volessimo verificare se la scelta di utilizzare i tamponi rapidi negli ospedali è stata opportuna, se le terapie intensive siano gestibili con l’attuale numero di anestesisti, se non volessimo approfondire i temi sollevati negli scorsi mesi. In altre parole, se non ci interessasse conoscere i motivi per cui tra ottobre e marzo sono quadruplicati i morti rispetto alla prima ondata, 8.282 vittime anziché 2.199, pur con una migliore organizzazione ospedaliera e in presenza dei dispositivi di protezione individuale. Una maggioranza sulla difensiva, quando non ne avrebbe motivo visti i numeri in aula, ha trasformato il dovuto approfondimento in commissione in un processo a Crisanti e a Report, due cose a cui non eravamo né siamo interessati. E non ha senso invocare la procura come ha fatto Zaia: ciascuno fa il proprio mestiere e il nostro è quello di discutere in consiglio. È invece vergognoso - conclude la nota congiunta - accusarci di infangare la sanità veneta: ribadire il loro diritto di verificare se hanno o meno il Covid con i test migliori è proprio contrario, significa volersene prendere cura».
In difesa dell’amministrazione interviene il capogruppo della Lista Zaia, Alberto Villanova: «Nove ore tra spiegazioni dei tecnici, illustrazioni dei dati fase per fase, discussione in aula e ancora non sono contenti: vogliono proprio coprirsi di ridicolo - attacca -. Sapevamo che nemmeno nove ore di pareri tecnici e confronti sarebbero bastati alle loro insinuazioni perché fin dall’inizio non erano le risposte e i contenuti ad interessarli, ma solo la visibilità mediatica con le sceneggiate». Rincara Sonia Brescacin, presidente della commissione Sanità: «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: le opposizioni non si danno pace, sollevano polveroni per creare confusione su Zaia, nascondendo gli errori compiuti dal governo Pd-M5s nei mesi più difficili della pandemia. Come diceva Michelangelo “meno idee si hanno e meno si è disposti a cambiarle”».
A infiammare lo scontro è anche la notizia della querela presentata da Zaia contro l’attore Natalino Balasso, che segue l’esposto presentato da Azienda Zero (e dunque dalla Regione) contro Crisanti: «Nel Veneto il dissenso sembra vietato: non c’è spazio né per il diritto di critica né per la satira. Prima di Balasso era finito nel mirino di Zaia ‘il Pojana’ Andrea Pennacchi, senza arrivare alla denuncia; speriamo che ora non tocchi a Crozza - commenta il dem Andrea Zanoni -. Dal 20 ottobre a oggi sono state approvate 29 delibere per un totale di 173 cause. Nei provvedimenti però manca il nome e il reato ipotizzato, quindi ho chiesto di sapere chi sono i bersagli del presidente». Le delibere sono infatti generiche, recano la medesima intestazione per tutti i tipi di contenziosi, penali, civili, amministrativi o tributari, che investono l’ente e i suoi organi.
"Villanova Nove ore di spiegazioni tecniche non sono bastate, perché a loro interessa solo il polverone mediatico