Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ultimatum al dr. Szumski e un’infermiera sotto inchiesta: «Non vaccina»
TREVISO Una presunta falsa vaccinazione anti-Covid da parte di un’infermiera ha fatto scattare un’indagine dei Nas e messo in agitazione l’Usl 2 di Treviso. Al di là del singolo episodio infatti il tema è di stretta attualità. Ci sono centinaia di operatori sanitari più o meno dichiaratamente NoVax e c’è un medico di famiglia
"
Il post di Szumski Lanciamo la carica per difenderci dalla
dittatura con motivi sanitari, per la nostra e la vostra libertà
trevigiano, forte di un consenso notevole fra gli antivaccinisti veneti, che porta avanti con convinzione una battaglia per la libertà di scelta, rifiutandosi di ricevere il siero contro il Covid. Così, quando sul centro vaccinale di Casale sul Sile è piovuto il sospetto di un sanitario che non somministra le dosi ai pazienti, è scattato l’allarme.
I fatti sono del 2 maggio: l’uomo, carabiniere nella stazione di Roncade, ha sentito pungere il braccio destro ma si è reso conto che la siringa, gettata nel contenitore apposito, era ancora piena, il vaccino non gli era stato inoculato e ne ha chiesto conto all’infermiera. La donna, di circa sessant’anni, con trent’anni di esperienza, ha cercato di minimizzare ma lui non ha voluto sentire ragioni e ha denunciato l’accaduto. Sono quindi intervenuti i carabinieri del nucleo Nas che hanno posto sotto sequestro tutte le siringhe utilizzate da quella operatrice: secondo una prima analisi, una sola avrebbe ancora del siero all’interno.
La Procura di Treviso ha aperto un’indagine nei confronti dell’infermiera che nel frattempo è stata sospesa dal servizio: le ipotesi di reato sono omissione in atti d’ufficio e falso. Gli inquirenti non escludono che si sia trattato di un errore dovuto forse alla stanchezza per il lavoro, particolarmente intenso, di questi ultimi giorni.
L’Usl 2 ha già sentito la propria collaboratrice per ricostruire l’accaduto. «Potrebbe anche essere stata una svista - ha commentato il dg Francesco Benazzi -. Mettiamo a disposizione della magistratura e dei Nas tutte le informazioni in nostro possesso, interessa anche a noi avere certezza che nostri collaboratori lavorino con correttezza e precisione. La signora ci ha dichiarato di non essere una No Vax, ha fatto i vaccini antinfluenzale, per l’epatite e il Covid». Il rischio era che si potesse aprire un altro «caso Petrillo», l’operatrice socio sanitaria che fingeva di vaccinare i bambini e invece buttava via i sieri, licenziata e denunciata dall’Usl 2 nel 2017. Benazzi, non ravvisa la stessa gravità ed esclude altri casi: « Un modo sicuro per fare chiarezza c’è. Fra 14 giorni faremo il prelievo del sangue del paziente per verificare se ci sia la risposta anticorpale».
E poi c’è il caso del dottor Riccardo Szumski, medico di base e sindaco nella sua Santa Lucia di Piave. Indipendentista convinto, sostenitore delle cure domiciliari nella lotta al Covid. Dopo aver partecipato a una manifestazione No Vax (Szumski afferma di non essere contro i vaccini e di non riconoscersi nella selva dei negazionisti, pur avendo fra loro un notevole seguito) è stato convocato per due volte dall’Usl 2, che gli chiedeva chiarimenti sulla sua mancata vaccinazione. Lui per due volte ha disdetto l’appuntamento adducendo motivazioni personali e lunedì il dipartimento sanitario ha inviato la lettera, come da decreto Draghi: entro 5 giorni Szumski può vaccinarsi, presentare un certificato medico che lo esclude dal ciclo vaccinale per motivi di salute, oppure dichiarare di non voler ricevere il siero. In tal caso il medico rischia che la sua convenzione con l’Usl venga sospesa. Martedì il sindaco-medico ha scritto questo sulla sua seguitissima pagina di Facebook, ricevendo sostegno e adesioni per un’eventuale mobilitazione: «Lanciamo la carica per difenderci dalla dittatura con motivi sanitari, per la nostra e la vostra libertà».