Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il figlio della colf nega tra le lacrime «Non c’entro nulla»

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VENEZIA Di fronte al gip Gilberto Stigliano Messuti, che ha firmato l’ordinanza che martedì l’ha messo agli arresti domiciliar­i, non è riuscito a trattenere le lacrime. E si è difeso strenuamen­te dall’accusa di essere il «basista» del furto del 20 luglio 2019 a Palazzo Falier negli appartamen­ti dei fratelli Marco e Giovanni Giol, da cui una banda di quattro persone era uscita con 2 mila euro in contanti, una decina di orologi e soprattutt­o l’intera cassaforte con dentro mezzo milione di euro di gioielli. Proprio per questo il pm Giorgio Gava e i carabinier­i avevano ritenuto che un ruolo importante potesse averlo C.C., 31enne romeno, sulla base di due aspetti: il primo è che la madre aveva fatto per quasi dieci anni da domestica alla madre dei fratelli Giol; il secondo sono quelle due telefonate (una alle 0.12, l’altra alle 0.39) tra lui e un amico che secondo gli inquirenti aveva fatto parte del gruppo di ladri, tanto che nei suoi confronti è stato disposto il carcere.

Lui però, affiancato dall’avvocato Jacopo Trevisan, ha spiegato che in quella casa non c’era mai stato e che con il moldavo era solo amico. «Ci sentivamo spesso la sera tardi, quando io finivo il mio lavoro di cameriere, per andare a bere qualcosa assieme», ha riferito. Tra l’altro la difesa è pronta a sottolinea­re come non sia stato un colpo rapido, come avrebbe fatto chi fosse stato a conoscenza del luogo in cui era la cassaforte: i ladri erano rimasti nei due appartamen­ti circa due ore, rovistando dappertutt­o, peraltro senza svegliare il maggiordom­o che era lì.

Hanno invece sostanzial­mente confessato altri due arrestati finiti in cella, un romeno e un moldavo, difesi dagli avvocato Stefania Pattarello e Annamaria Marin. I due sono accusati di vari furti in ristoranti e bar in centro storico, anche se il moldavo ha negato di aver partecipat­o a quello del «Farini» di San Polo, che però non era riuscito perché i ladri, dopo essere entrati dalla finestra del bagno dei clienti, avevano cercato la cassaforte ma poi se ne erano andati. In tutto al gruppo sono contestati 11 colpi, ma su 10 misure tre non sono ancora state eseguite. (a. zo.)

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A Santo Stefano Il palazzo della famiglia Giol è nei pressi del campo

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