Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
I volti e le storie dell’«esercito del bene»
Hanno portato a casa la spesa, aiutato i bambini in dad, lavorato negli hub per i tamponi. Storie e volti dei volontari: in un inserto in uscita domani con il Corriere del Veneto raccontiamo «l’esercito del bene».
Hanno portato a casa il cibo o la spesa, consegnato i buoni, telefonato alle persone sole, aiutato i bambini in dad, messo a disposizione computer per chi non li aveva per la scuola o per fare l’iscrizione per la vaccinazione, distribuito mascherine, guanti e pasti monodose agli invisibili, organizzato piccoli spettacoli nei centri vaccinali, fatto compagnia, dato da mangiare agli animali di chi era finito in ospedale o in quarantena, portato a spasso i cani, montato le tende vicino agli ospedali, fatto servizio d’ordine ai punti tampone e molto altro. Sono i volontari delle centinaia di associazioni sparse su tutto il territorio veneto, migliaia di uomini e di donne. Sono loro i protagonisti dello speciale che i lettori troveranno gratuitamente allegato al Corriere del Veneto domani in edicola.
Un «esercito» di giusti che non si è mai fermato, neanche quando la prima onda ha travolto tutta la nostra vita. I contagi, il primo lockdown, la paura, le restrizioni, niente li ha fermati. Si sono inventati le videochiamate, i pasti monodose, i numeri verdi, qualunque cosa per andare avanti. Ma soprattutto hanno messo da parte le bandiere e hanno fatto rete. «Si è creato un movimento silenzioso, sotterraneo – spiega Silvana Bortolani, attuale Presidente dell’Otc, l’Organismo territoriale del Veneto che coordina i Centri Servizi per il volontariato - tantissimi si sono resi conto che era necessario intervenire, per portare la spesa o i farmaci, per sostenere chi era solo in casa, fare una telefonata ad un’amica, al vicino di casa. Si è attivata una rete di prossimità di persone che si identificano con le associazioni di volontariato ma che si sono mobilitate anche come singoli».
C’è una Italia sui social perennemente urlante, arrabbiata, rancorosa, pronta a giudicare e a condannare, a sottolineare le debolezze degli altri. E c’è un’altra Italia silenziosa, generosa, pronta a donare il proprio tempo. La cosa più bella, ed è per questo che ci piace celebrarli, è che neanche il Covid li ha fermati. Anzi. Ora sono di più.