Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Lo chef dell’Osteria Plip ora cucina a Singapore «Debiti? Come tutti»
Marchiori: «Buco di oltre un milione, vogliamo aprire»
MESTRE Ha portato il menu della mestrina Osteria Plip a Singapore: dalla fine di gennaio lo chef David Marchiori è supervisore e chef della Gourmet Italian Osteria del cosmopolita stato a sud della Malesia. Piatti tipici della tradizione italiana, dall’amatriciana alla cacio e pepe ai bigoli in salsa in versione gourmet col tocco Plip che attraversa tutta la carta: il burger dello chef con i pomodorini confit, la pizza fritta, il filetto di tonno al pepe verde.
Piatti che al momento si possono gustare solo della città-stato del Sud Est asiatico perché l’Osteria/Trattoria di via San Donà è ancora chiusa. «Abbiamo debiti per oltre un milione di euro e se mi si chiede se sono a Singapore perché sono scappato la riposta è: No. È un’opportunità professionale che mi è stata prospettata a metà 2020 e che avevo già deciso di accettare - racconta Marchiori - Sono ancora presidente della cooperativa che attende di riaprire e far fatturato per far fronte agli impegni appena sarà possibile nel rispetto delle regole e delle condizioni: appena farà più caldo, se resterà l’obbligo di servizio solo all’esterno o, meglio, se si potrà tornare ad adoperare l’interno del locale. Condizioni nelle quasi di potranno avere margini per ripagare gli investimenti».
Dopo il bando vinto nel 2018 con la nuova cooperativa Me.Sto.Lo. i quattro soci hanno fatto fronte a lavori di adeguamento per circa 600mila euro parte dei quali sono in attesa di rimborso dal Comune e nel 2020 il flusso di cassa per pagare banche, fornitori, imprese, dipendenti, si è arrestato. Il mercato di vendita diretta di prodotti di agricoltura sociale non è decollato, le forniture pregiate e i costosi vini in cantina non hanno dato riscontro a breve termine sugli incassi.
Ai solleciti di pagamento sono seguite le ingiunzioni e ora si va di transazioni, spiega il commercialista e amico Sandro Mazza: «Marchiori si è trovato un lavoro invece di prendersi la cassa integrazione » , riassume. « Abbiamo chiuso per tre volte per un totale di cinque mesi e abbiamo perso il 75% del fatturato che sfiorava il milione di euro: l’interrompersi del flusso di cassa ha messo in difficoltà noi come tutti gli altri ristoratori. Non me ne vergogno perché non è frutto di mala gestio ma di una contingenza che ha coinvolto tutto il settore. Ciascuno di noi sta facendo fronte con risorse personali: ho usato parte del primo stipendio del Gio Singapore per permettere la riapertura a gennaio», rivendica lo chef. Che racconta di essersene andato dall’altra parte del mondo per continuare a fare il proprio lavoro: «Faccio il cuoco, mi è stato impedito perché i ristoranti sono stati considerati luoghi di contagio e abbiamo chiuso tre volte». Il covid se lo è preso. Guarito, ha fatto il biglietto ed è partito. Con l’intenzione di tornare a Mestre per poi stabilirsi a sud della Malesia, dove la pandemia è stata arginata con misure draconiane e ora, con la mascherina, la vita è tornata alla normalità.