Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
La San Marco Petroli non si sposta più Capannone, occupazione dei sindacati a oltranza
MESTRE Il trasferimento dello stabilimento della San Marco Petroli da Malcontenta esce dall’agenda: ieri la maggioranza fucsia-Lega-Fdi-Fi a Ca’ Farsetti ha approvato una variante al piano regolatore che lascia l’azienda dov’è per il venir meno della sostenibilità finanziaria.
«La destinazione a verde standard dell’accordo Moranzani del 2008 non permetteva di fare manutenzioni e interventi di messa in sicurezza », ha spiegato l’assessore all’Urbanistica Massimiliano De Martin. Inoltre, due anni fa ministero, Regione e Comune hanno riscritto l’accordo, concordando nello sposare la
"Mar Ho messo la faccia su un percorso partecipato con i sindacati
destinazione urbanistica prevista dal Porto: non verde ma zona industriale-portuale. «Servono 60 milioni per lo spostamento: ci saremmo stati dentro con i fondi del Pnrr. Ma si sono fatte altre scelte: il Bosco dello Sport. E ora si tradisce l’impegno con i cittadini di allontanare lo stabilimento che è a ridosso del centro abitato — accusano Gianfranco Bettin e Gianluca Trabucco (Venezia verde progressista). E’ nella normativa Seveso, il più vicino fra tutti al centro abitato e quindi il più pericoloso per la cittadinanza». Per De Martin è una scelta di stand-by, sorta di fermata tecnica in attesa di sviluppi.
Il futuro della zona industriale è tornato il tema controverso d’attualità. Prosegue infatti l’occupazione dei sindacati del capannone del Petrolchimico che il Comune ha deciso di acquistare da Eni. «È una libera espressione del pensiero, l’occupazione — dice l’assessore al Patrimonio Paola Mar — Ho messo la faccia sull’impegno ad un percorso partecipato con sindacati e mondo del lavoro sull’uso: è uno spazio che diventa del Comune e bisogna stabilirne le modalità d’uso». «Qui sono nate le lotte per i diritti che sono state estese a tutti i lavoratori: non è solo questione di compravendita tra Eni e Comune», risponde il segretario Fp Cgil Daniele Giordano. «Questa è casa nostra. E a casa si sta bene — spiega Davide Camuccio, segretario Filctem Cgil, annunciando l’occupazione ad oltranza — È il luogo dove 12mila lavoratori di Porto Marghera possono interloquire sulle trasformazioni in atto, le decisioni di Eni sulla chimica: è inaccettabile che venga chiuso ai lavoratori e destinato ad altri usi».
Il deputato del Partito democratico Nicola Pellicani ha annunciato che porterà la cosa nel dibattito alla Camera la prossima settimana. «Un patrimonio identitario che non è possibile liquidare con una semplice delibera di acquisto, senza un’idea precisa sul suo futuro — dice il segretario regionale Pd Andrea Martella — Deve rimanere un luogo pienamente utilizzabile dai sindacati e dai lavoratori e la sua destinazione va messa al più presto nero su bianco».