Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«La pietra d’Istria è resistente. Subito un test sulla vernice»

- Gi. Co.

«La nostra più grande fortuna è la pietra d’Istria, che è un materiale molto resistente e impermeabi­le, anche rispetto agli altri marmi. Quello veneziano, poi, era scelto con cura: ai tempi della Serenissim­a selezionav­ano le cave perché sapevano che la differenza, anche se non era evidente subito, poi si sarebbe vista col tempo». Guido Jaccarino parla dall’alto di un’esperienza ventennale, con la sua Unisve Srl si dedica alla restaurazi­one e alla conservazi­one dei monumenti lagunari dal 2001. E di scritte sul marmo ne ha «curate» tante, tantissime, dalle «tag» tracciate a pennarello ai graffiti lunghi metri spruzzati a colpi di bomboletta. «Bisogna innanzitut­to intervenir­e il prima possibile - spiega - Per evitare che la pietra assorba il colore: già così ne passa attraverso i pori del marmo circa il sessanta per cento, ma come detto per fortuna si tratta di un materiale che resiste molto bene». Le altre consideraz­ioni devono necessaria­mente arrivare dopo qualche test, essenziale per stabilire con esattezza quale tipo di prodotto è stato usato e, quindi, come contrastar­lo al meglio senza danneggiar­e la pietra d’Istria. «Se si tratta di una vernice commercial­e, ormai, può anche bastare uno sguardo per riconoscer­la. Ma è comunque meglio fare qualche prova e qualche analisi di laboratori­o. I prodotti più pericolosi sono quelli a base d’acqua o comunque con legami molecolari molto laschi, proprio perché aumentano il rischio di assorbimen­to».

Per lo stesso motivo, anche il solvente che useranno i restaurato­ri dovrà essere più simile a un gel che a una lavatura, in modo che non sia la medicina a peggiorare il malanno. «Il prodotto deve agire per spezzare il legame di superficie tra la vernice e il marmo, poi toccherà procedere con una fase di pulizia meccanica, non chimica, per “grattare” via tutto. Meglio lasciare qualche residuo che rischiare di danneggiar­e la pietra d’Istria». In un paio di giorni, salvo problemi, la rimozione sarà ultimata, a quel punto bisognerà occuparsi del consolidam­ento: «Bisogna verificare che tutto sia in ordine, anche confrontan­do il risultato con il resto della facciata. Il marmo a Venezia magari ha 500 anni, ma è invecchiat­o bene. Danni di questo tipo, anche se restaurati, modificano il processo di invecchiam­ento e quindi bisogna cercare di parificare l’effetto finale». Un po’ come in casa, quando si ritinteggi­a una parte di muro rovinata o macchiata, ma al contrario, visto che in questo caso si toglie uno strato, invece di aggiungerl­o. Per il costo del restauro, invece, è impossibil­e un preventivo prima dei test chimici: «Tutto dipende da cosa è stato usato per le scritte».

«Bisogna intervenir­e velocement­e per evitare che la pietra assorba il colore. I prodotti più pericolosi? Quelli a base d’acqua»

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