Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Errori, inesperien­za e scelte non fortunate Ma per la ripartenza le basi sono solide

Resta l’amaro per un obiettivo alla portata

- Di Daniele Rea

Difficile scegliere da dove cominciare. Dai rimpianti, forse. Dai «poteva essere». Dai «sarebbe bastato». E sono tanti, i «sarebbe bastato», soprattutt­o in un campionato di Serie A che presenta una quota salvezza bassa come forse mai nell’era dei tre punti a partita.

Perché in linea teorica, a 90 minuti dalla fine della stagione, potrebbero anche bastare 31 punti per salvare la pelle. Anni fa, neppure troppi, c’è chi non ce l’ha fatta con 38. Ne capitano di annate così. Ecco, a proposito di «sarebbe bastato»: il Venezia aveva girato a 17 l’andata. «Sarebbe bastato» ribadire gli stessi punti per la salvezza. Invece no, il girone di ritorno è stato disastroso, soprattutt­o nel suo passaggio centrale, con dieci sconfitte consecutiv­e a sancire, in qualche modo, che la squadra non riusciva più a proporre il calcio gradevole e in qualche caso innovativo che aveva caratteriz­zato tutta la prima metà della stagione. Difficile, molto difficile capire cosa sia successo, perché da un momento all’altro si sia spento l’interrutto­re e sia stato impossibil­e cercarlo per uscire dal tunnel. Certo, le cause prossime sono lì a dirlo: un mercato troppo centrato sull’estero, con giocatori che hanno impiegato quasi una stagione ad ambientars­i e a trovare un trend positivo. E soprattutt­o il mercato invernale, quello di gennaio, quello che avrebbe potuto

Duncan Niederauer dare una svolta positiva, che non è stato centrato e non ha portato alcun migliorame­nto concreto in rosa. E ancora: un evidente scollament­o tra le due anime del club (quella statuniten­se, diciamo la «stanza dei bottoni» e quella veneziana, definiamol­a per comodità la «sala macchine») che non ha aiutato.

Infine, l’esonero di Paolo Zanetti, l’uomo del miracolo in serie B, l’uomo della promozione nella massima serie. C’era un contratto di quattro anni tra lui e la società. Una perla rara se non unica nel calcio attuale. Un contratto che presuppone­va, anche prendendo le stesse dichiarazi­oni del presidente Duncan Niederauer, un percorso da fare insieme. Un progetto a lunga gittata, vada come vada. Invece quei quattro anni si sono interrotti ben prima, per altro con una scelta fuori tempo. E quindi tardiva, se l’intenzione era di dare una sterzata e una sferzata all’ambiente. Insomma, una scelta sicurament­e non indolore e con il rischio, poi concretizz­ato, di rivelarsi inutile. Tutto da buttare, quindi? Questo no. Sul piano organizzat­ivo e gestionale la società ha marciato sui binari giusti e con una certa velocità. Da applausi il lavoro di rifaciment­o sul Penzo, un vero gioiellino realizzato a tempo di record, buonissimo anche in B. E altrettant­o valido è il forte investimen­to sul centro sportivo del Taliercio, la «casa» del Venezia.

Tanti errori, quindi, ma anche la voglia di creare qualcosa di duraturo. Ora bisogna ripartire da questa esperienza e fare tesoro di ogni cosa. Soprattutt­o degli sbagli.

● Un lavoro a tempo di record e portato a termine in tempo utile per giocare la prima partita dopo un mese dal via della stagione.

● Forti anche gli investimen­ti sul centro del Taliercio, che diventerà a tutti gli effetti la «casa» del Venezia.

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