Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Renzo Bergamo, l’astrattismo del «Veneto felice»
«Conosco pochi giovani ammirevoli come Renzo Bergamo, pure con tutto l’impeto della sua giovinezza egli non si lascia travolgere nel disordine, nella disperazione e nella follia come tanti giovani della sua generazione. Lo conosco e lo ammiro per la sua costanza, per la sua precisione, per il suo studio a compiere ogni cosa da un oggetto decorativo a un quadro...». Nella prefazione di un catalogo Giovanni Comisso scriveva così di Bergamo, nato a Portogruaro nel 1934 e riconosciuto come enfant prodige della pittura dal grande scrittore trevigiano, col quale s’instaura un rapporto duraturo. A Treviso frequenta Zanzotto, Pasolini, Soldati e altri intellettuali di quel «Veneto felice» in anni determinanti per la sua formazione. Fu sempre Comisso a lanciarlo nel mondo dell’arte a Milano. Qui dagli anni ‘60 Bergamo visse e lavorò a due passi da quel Bar Giamaica dove discuteva con Lucio Fontana e Piero Manzoni sulle forme del concettuale nell’Arte. La sua pittura si orienta verso un astrattismo cosmico che diventerà una sua costante. S’intitola «L’Arte della Fisica - Da Luigi Russolo a Renzo Bergamo» la mostra-omaggio che Portogruaro dedica al suo concittadino, curata da Roberta Semeraro, che sceglie di legare idealmente l’idea artistica di Bergamo all’eredità dell’inventore e compositore futurista. Due portogruaresi, due generazioni, due creatività a confronto. Se quella di Russolo è conosciuta, meno nota è quella di Bergamo. La rassegna è al Palazzo Vescovile, ma coinvolge anche la Sala delle Colonne del Municipio, il foyer del Teatro «Luigi Russolo» e lo «Space Mazzini» di Lugugnana. Presenta 90 opere di Bergamo, autore in parte dimenticato anche per una sua scelta di vita, quando dopo aver partecipato alla formazione del movimento Astrarte e anni di vivacità milanese, maturò l’idea che esporre fosse divenuta un’operazione puramente commerciale, ritirandosi dal circuito, pur continuando a creare e sperimentare fino alla morte nel 2004. Dalla mostra - organizzata dal Distretto Turistico Venezia Orientale emerge la grande padronanza del colore in un’arte della fisica, dello spazio, della materia. Bergamo riesce a descrivere l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, dai campi gravitazionali agli atomi, il caos del Cosmo e nuovi orizzonti, tracciando una sua personale grammatica dell’Universo. Alla fine del percorso al Palazzo Vescovile è stato allestito un cabinet con gli oggetti e le piccole opere dell’artista, tra le quali le copie del carteggio con Comisso. Info: lartedellafisica.it.
Cosmico «Lo conosco e lo ammiro per la sua costanza, per la sua precisione», scriveva Comisso