Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cremonini: «Torno con due tour in uno Rinnovato il concept»
Doveva essere la celebrazione dei vent’anni di carriera. Poi, nel 2020, la pandemia ha azzerato i live. Due anni in cui Cesare Cremonini è riuscito a centrare il racconto del presente con sensibilità e rara lucidità poetica ne «La ragazza del futuro». Le nuove canzoni e un repertorio costruito hit su hit si incontreranno con decine di migliaia di fan in un tour di sette stadi (più l’autodromo di Imola per il quale sono stati venduti 60mila biglietti) che arriverà il 18 giugno all’Euganeo di Padova (ore 21, info www.livenation.it).
Con il nuovo album in quale direzione si è spinta la sua musica?
«”La ragazza del futuro” non poteva che diventare un passo verso una direzione dalla quale difficilmente sarà possibile tornare indietro: l’idea di una canzone che abbia un tocco, un colore, di civile, più che di sociale. La collettività può specchiarsi nella mia visione della musica che non rinuncia alla modernità, al linguaggio contemporaneo e all’essere qui oggi».
Quale ruolo deve avere oggi un artista?
«Io, più che un cantante, mi considero una voce. Una voce molto personale che incontra persone che avvertono la mia sensibilità come parte della loro. Oltre a questo, un artista ha la possibilità di indicare un modo di sentire il più possibile universale e di guardare alla realtà dell’oggi».
Il live era stato concepito come un tour celebrativo, poi è arrivata nuova musica. Come si bilanceranno questi due poli?
«Il pubblico si troverà a vedere due tour in uno perché ho rinnovato il concept iniziale adattandolo al nuovo disco. Una tournée come la mia ha la responsabilità di accompagnare la ripartenza reale dell’incontro tra le persone e porta a unire il meglio della gioventù che ha voglia di esperienze positive, di scambio: ha voglia di libertà».
Come si sta preparando ai live?
«Sono un grande fan delle Dolomiti venete, è un po’ come se fossero la mia seconda casa. La preparazione sportiva per il tour come i momenti di tranquillità, scrittura e libertà, li vado a cercare tra Misurina, Auronzo e Cortina. Quando si va a camminare sulle Tre Cime di Lavaredo o ci si spinge sulle vette delle Dolomiti non è solo attività fisica. È qualcosa che ti cambia e ti trasforma, fa sentire la bellezza della natura e dell’anima. Negli ultimi cinque o sei anni, in particolare modo, le Dolomiti sono state la mia cura».
Cosa la lega poi al Veneto? «I veneti sono simpatici, allegri e sanno divertirsi. Da questo punto di vista penso di essere uno di loro. Il chitarrista della band Alessandro “Doc” De Crescenzo e la mia manager Ginevra Gulinelli sono padovani. In più per anni ho avuto una fidanzata di Bassano
del Grappa, per non parlare poi degli oltre trenta videoclip realizzati con il veronese Gaetano Morbioli. Non posso dimenticare il primo concerto del 2013 all’Arena, uno dei cardini della mia carriera: il pubblico veneto mi ha scelto, sostenuto e seguito dagli inizi. E l’affetto viaggia in entrambe le direzioni».
Ha girato l’Italia con un progetto di riqualificazione delle periferie con la street art. Come è nata l’idea?
«Mentre scrivevo il disco avevo individuato in una “ragazza del futuro” la generazione che oggi sta crescendo: una parte del Paese che andava raccontata, osservata e sostenuta. Ho sentito forte l’esigenza di far diventare tutto questo reale e concreto, qualcosa che andasse perfino sui muri delle case, che unisse ragazzi e ragazze intorno alle scuole».