Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Mini infermieri, «sì» in commissione I sindacati presentano ricorso al Tar
Sono Oss con 56 ore di formazione, ma non sono previsti dal contratto
VENEZIA Dopo il via libera del consiglio regionale agli specializzandi del primo anno in Pronto Soccorso e dei medici di base in formazione in ambulatorio con un massimale fino a 1200 pazienti, ieri la commissione Sanità ha espresso parere favorevole, sempre con i voti della maggioranza, alla delibera con cui la giunta Zaia introduce nelle case di riposo e nei centri per anziani i «mini infermieri». Ovvero operatori sociosanitari che grazie ad una formazione intensiva di 56 ore curata dalla Scuola di Sanità pubblica della Regione a Montecchio Precalcino, assumono funzioni finora assegnate agli infermieri.
I quali avevano fortemente osteggiato la delibera a tema approvata a Palazzo Balbi il 16 marzo 2021 e poi ritirata per riproporre, lo scorso aprile, la nuova versione votata ieri in commissione. E stavolta gradita agli infermieri, perché proprio a loro assegna il compito di istruire gli Oss. «L’atto del 2021 creava i presupposti per una nuova figura professionale, con un’inedita relazione assistenziale diretta e profili di autonomia non previsti dalla norma — hanno spiegato i presidenti degli Ordini degli Infermieri di Belluno, Treviso, Venezia, Rovigo e Vicenza — portando all’ipotesi di sostituzione impropria, che poteva mettere a rischio la professionalità infermieristica e la salute degli assistiti. Delibera stoppata prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato. Ora invece nulla cambia: è l’infermiere, sulla base delle valutazioni professionali che gli competono, a decidere se, e a chi, attribuire l’attività prevista per il raggiungimento degli obiettivi assistenziali. E quindi gli Oss continuano a svolgere attività di supporto, come sempre».
In realtà oggi gli Oss si limitano a spingere le barelle e i carrelli con i farmaci, ad aiutare i pazienti a lavarsi o a mangiare, mentre dopo il corso di formazione potranno partecipare all’attività sanitaria. Decisione che preoccupa la Migep, Federazione nazionale delle professioni sanitarie e sociosanitarie, che proprio ieri ha presentato ricorso al Tar del Veneto perché teme lo «sfruttamento a basso costo» e chiede alla Fnopi, sigla degli infermieri, «di non avallare le richieste della Regione». «Un disastro, gli infermieri hanno ottenuto l’esclusiva sulla docenza dell’Oss — ha denunciato il presidente Angelo Minghetti — ma la responsabilità delle azioni ricade sullo stesso operatore sociosanitario, con disagio e pericolo legale e con retribuzioni al ribasso. La nuova figura infatti non è riconosciuta dal contratto. Un percorso pericoloso, perché prevede somministrazione di farmaci sottocute e intramuscolare, terapia orale e altre mansioni senza nozioni di farmacologia, senza tutela nè riconoscimento giuridico».
Non è d’accordo Sonia Brescacin (Lega), presidente della commissione Sanità: «Con il nostro voto rendiamo realtà il percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Oss. Non si sostituiranno agli infermieri, che continueranno a lavorare nelle case di riposo e nei centri servizi per anziani, ma saranno formati per garantire una migliore assistenza, affiancando gli infermieri. Già oggi la legge permette a personale non infermieristico, ma opportunamente preparato, di svolgere assistenza sanitaria — aggiunge Brescacin — come la somministrazione di farmaci a scuola da parte del personale, oppure la gestione della nutrizione enterale domiciliare da parte di caregivers e badanti». «Sono casi limite — ribattono Anna Maria Bigon e Francesca Zottis del Pd, che con il M5S si è astenuto dal voto — non ci sono gli elementi giuridici per una valutazione completa. Inoltre il contratto collettivo non prevede la figura degli Oss e questi nodi se non chiariti lasciano lo spazio a impugnazioni».