Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Autonomia entro il mandato «Regioni unite tocca ai partiti»
PADOVA La «base della Lega», creatura mitologica che serve a spiegare l’umore del movimento (e non sempre in linea con le posizioni dei leader), all’autonomia inizia a crederci poco. La vede sempre più col lumicino. Sembra che si avvicini, poi si allontana. E ancora giace nei cassetti romani, sotto forma di legge quadro propedeutica al trasferimento delle competenze alle Regioni. Chi ci crede di più, e anzi non molla, sono i vertici del partito: quelli che l’hanno promossa, leggi referendum e leggi Luca Zaia, e quelli che l’hanno portata sui tavoli del Ministero. «Ma se non l’abbiamo portata a casa nel 2019, quando eravamo al Governo con un ministro dell’Autonomia, come possiamo farcela ora?» chiede la mitologica creatura, distribuita fra i gazebo e avvolta nelle bandiere di San Marco. Quel ministro era Erika Stefani, che anche ora siede nell’esecutivo del premier Mario Draghi. «Spero che riusciremo a ottenere l’autonomia del Veneto entro la fine di questa legislatura, è un dovere del Governo dare a un popolo ciò che ha chiesto esprimendo una volontà ferma» spiega, netta. Stefani ci crede. Ma sarebbe cambiato qualcosa se fosse rimasta al ministero? «Avrei dovuto ancora cercare di trovare soluzioni all’interno di una maggioranza che non è fatta solo dalla Lega, quindi soluzioni condivise. Il governo Conte I ha dimostrato che c’era una forza di governo che non la voleva». E ringrazia la collega Mariastella Gelmini, attuale ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, per il lavoro, «perché continua a portare avanti il tema, con il pungolo della Lega, che vede questo provvedimento come caratterizzante della propria azione». In questi giorni, il ministro Stefani è in «missione» in Veneto. Giovedì al Bo, assieme al presidente Sergio Mattarella per gli ottocento anni dell’Università; ieri in visita ad associazioni di volontariato e assistenza dei disabili del Padovano, «che dimostrano l’importanza dei servizi alle persone e il ruolo fondamentale delle famiglie». Ma anche a Piombino Dese, dove ha tenuto a battesimo la candidata leghista, Ornella Bonutto, accompagnata dall’assessore regionale Roberto Marcato che lì è di casa. E di autonomia si parla ancora, quando i militanti e la base mettono a punto i programmi. Si vota l’anno prossimo per le politiche, per costruire la nuova maggioranza. Così Stefani lancia un appello all’attuale (composita) maggioranza. «La legge quadro - chiude il ministro - non è altro che la parte generale delle intese che avevo fatto io: individuato il percorso, il contenuto arriva. Ma lo schema delle intese che avevo predisposto è lo schema delle pre-intese di Gentiloni, che non è certo un esponente della Lega. Il Pd lo sa, ha firmato quel documento. Si accantonino le posizioni di sindacato, la retorica della “secessione dei ricchi” e “affamare il popolo del Sud”, Autonomia significa affrontare dei temi importanti. Veneto, Lombardia ed Emilia- Romagna hanno espresso una posizione unitaria, il documento conclusivo discusso in commissione bicamerale». Ci sono dieci mesi per segnare il punto più importante della Lega veneta.