Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Il virus delle scimmie fa paura «Attenti ai casi sospetti» Lettera dell’Usl 3 ai medici
Il timore di contagi: «Fondamentale la diagnosi precoce»
VENEZIA Il timore è che anche nel Veneziano possano esserci casi di vaiolo delle scimmie e l’Usl 3 ha messo in allerta tutti i medici. Ieri, la direzione della Serenissima ha inviato una mail ai dottori di famiglia chiedendo di porre attenzione a particolari sintomi e di segnalare immediatamente eventuali casi sospetti. E’ necessario che l’ipotesi sia considerata nella diagnosi delle lesioni vescicolari e di pustole, dice in sostanza il direttore sanitario dell’Usl 3 Giovanni Carretta ricordando che il sospetto «è fondamentale per una diagnosi precoce». Per il momento, in Italia, sono quattro i casi accertati di vaiolo delle scimmie: tre pazienti sono seguiti dallo Spallanzani di Roma mentre uno è risultato positivo ad Arezzo. Ma il timore non è legato solo ai quattro casi italiani perché, in questi giorni, positività sono state trovate in diversi Paesi europei; Inghilterra in primis. Oltretutto per la prima volta parrebbero esservi casi non correlati a viaggi e quini rischi aggiuntivi. La preoccupazione è più elevata perché, rispetto ad alcune positività riscontrate nelle ultime settimane, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha specificato che le catene di trasmissioni sono state segnalate in soggetti che non erano stati in Africa occidentale o centrale; cosa che suggerisce che sta avvenendo una trasmissione in comunità. E visto che, come ha insegnato il Covid in questi due anni, i virus non conoscono confini, l’allerta è elevata. Ecco che l’Usl 3 riporta le comunicazioni inviate dal Ministero e dalla Regione che invitano i medici a segnalare subito i casi sospetti. Che se confermati andrebbero immediatamente isolati e farebbero scattare le attività di tracciamento dei contatti.
Il virus delle scimmie è infatti contagioso anche se, secondo diversi studi, molto meno del Covid. Può diffondersi attraverso i fluidi corporei, il contatto con la pelle o le goccioline respiratorie: i soggetti più a rischio infezione sono quindi operatori sanitari, membri della famiglia e partner sessuali. Per questo l’azienda sanitaria raccomanda a tutti i medici di utilizzare i dispositivi di protezione individuale di fronte a casi sospetti che sono individuabili alla luce di specifici sintomi: dolori muscolari, mal di testa, linfonodi ingrossati ed eruzioni cutanee. Secondo quanto riportato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, negli ultimi focolai «la maggior parte dei casi presentava lesioni sui genitali o sull’area perigenitale, indicando che la trasmissione probabilmente si verifica durante uno stretto contatto fisico durante le attività sessuali». L’Usl 3 ha quindi lanciato l’allerta, anche se al momento non è in corso alcuna emergenza. L’obiettivo, dopo due anni di pandemia, è però di farsi trovare preparati a qualsiasi evenienza e di attivare per tempo una macchina di monitoraggio in grado di individuare ed isolare nel minor tempo possibile eventuali casi di contagio.