Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Di Pietro, show in aula e foto con i manifestan­ti

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Non ha gridato il suo famoso «che c’azzecca», ma ha difeso con passione il suo cliente in un processo per gestione illecita dei rifiuti. Talmente tanta che, sentendo le urla, i carabinier­i in servizio alla Cittadella della Giustizia sono andati nell’aula del piano terra a vedere che non stesse succedendo qualcosa. Ieri a Venezia, in veste di avvocato, c’era l’ex pm di Mani

Pulite e poi ministro Antonio Di Pietro, che difendeva un imputato vicentino accusato di aver venduto in Africa dei pannelli solari smaltiti. Dopo la focosa arringa, Di Pietro si è poi fermato in piazzale Roma a parlare con alcuni manifestan­ti dell’associazio­ne Governo del popolo, che presidiava la procura contro le troppe denunce ignorate. udienze: quella del 20 giugno per le arringhe di difese e parte civile e poi l’11 luglio per le repliche e la sentenza.

Un processo complesso e molto tecnico. La donna aveva fatto ricorso all’inseminazi­one artificial­e e proprio per questo aveva voluto effettuare tutti gli esami necessari per essere sicura del buon esito del parto. Tra questi anche una visita da una dottoressa milanese dell’ospedale Humanitas, che aveva effettivam­ente riscontrat­o un problema: un’inserzione filamentos­a che aveva raccomanda­to di tenere monitorata. La futura mamma era quindi ritornata dal suo ginecologo mestrino e sostiene di avergli consegnato sia il referto che il cd con le immagini dell’ecografia. Ma né lui, né l’altro collega che aveva eseguito un’ecografia dopo una ventina di settimane di gestazione, si erano accorti di nulla e dunque avevano mandato la gravidanza a normale conclusion­e. Secondo i consulenti della procura, i medici Andrea Verzeletti, Gaetano Bulfamante e Michele Costa, se avessero visto il problema, la donna avrebbe dovuto essere monitorata con attenzione e in caso sottoposta

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